martedì 24 agosto 2010

Oscar Cosulich, L'Espresso


Un astronauta disperso su un pianeta ostile. Cacciato come un alieno. E salvato da un bambino. In un "E. T." al contrario prodotto in Spagna.C'è un mondo dove al cinema spopola un film di fantascienza il cui poster mostra una creatura viscida e verde che guarda con orrore qualcosa che sta lacerandogli l'addome per uscire dal suo corpo: la carne di questo essere è disgustosamente rosa, la sua testa deforme non ha nemmeno 1e antenne, è un minaccioso e sbavante cucciolo d'uomo! Benvenuti su Planet 51, il mondo alla rovescia dove l'"Alien" siamo noi, "E. T." è un essere umano, gli edifici sembrano dischi volanti e la struttura urbana richiama i misteriosi cerchi nel grano. "Planet 51" di Jorge Blanco, Javier Abad e Marcos Martinez è il kolossal animato in computer grafica 31) che, con un sontuoso budget di 70 milioni di dollari, celebra il debutto degli Ilion Animation Studios di Madrid, nuova potenza europea nel campo del cartooning. Dopo sette anni di lavoro di uno staff comprendente 360 tra artisti, programmatori, ingegneri e designer provenienti da oltre 20 nazioni, il film è pronto a invadere le sale di tutto il mondo il prossimo novembre (in Italia sarà distribuito dalla Moviemax).Un assaggio di 25 minuti sarà proiettato in luglio al Giffoni Film Festival. Gli Ilion Animation Studios sono stati fondati nel 2002 dalla famiglia Perez, già proprietaria della società di videogame Pyro Studios e della Zed Worldwide. La solidità di queste strutture industriali è stata una delle scintille che hanno permesso la nascita della Ilion. L'altra è stata la voglia di abbandonare il mondo dei videogame di Bianco, Abad e Martinez, già responsabili di successi come la saga videoludica "Commandos", che ha venduto più di cinque milioni di copie nel mondo. I tre registi hanno avuto la garanzia di poter usufruire di un budget stratosferico, impensabile per la normale cinematografia spagnola, dove i costi oscillano abitualmente tra i quattro e i sei milioni di euro a film. Per saperne di più "L'espresso" ha visionato in anteprima alcune sequenze completate di "Planet 51" e altre ancora in lavorazione, visitato gli studi madrileni e incontrato il regista Abad e diversi collaboratori del cartoon. Dopo i successi inglesi della Aardman, che anima in plastilina la strana coppia formata da Wallace & Gromit, e il debutto della grande computer grafica in Francia, grazie a Luc Besson e al suo "Arthur e il popolo dei Minimei", con questo film ora la Spagna si inserisce nel novero delle "grandi potenze" europee dell'animazione: una task force di sette persone alla Ilion sta già lavorando ai progetti top secret di altri due lungometraggi animati che vedranno la luce, rispettivamente, alla fine dei 2011 e tra il 2014 e il 2015. "Planet S1", dice ironicamente Javier Abad, ricordando la mitica base top secret dell'esercito Usa, è « un'Area 51 con gli steroidi». Immaginate un intero pianeta abitato da pacifici esseri verdi che vivono ossessionati dal timore paranoico di un'invasione aliena. La placida routine delle loro vite è molto simile a quella americana degli anni '50, se solo non si tiene conto del loro aspetto, o del fatto che lì i cuccioli da compagnia sono quadrupedi che ricordano Alien e la cui urina fonde i lampioni. Quando il Capitano Charles "Chuck " Baker atterra sul pianeta che la Nasa credeva disabitato, si scatena la caccia all'invasore alieno, cioè al terrificante e disgustoso umano. Tra mille peripezie Chuck riesce a stringere amicizia con un giovane abitante del pianeta e con la sua famiglia, cercando il modo di non essere catturato e tornare sulla Terra, in una perfetta rivisitazione a rovescio della fiaba spielberghiana "E.T ". «Abbiamo scelto gli alieni perché volevamo uscire dal cliché degli animali, da sempre protagonisti dell'animazione», racconta Abad: «Li abbiamo posti in un'ambientazione che ricorda l'America degli anni'50 perché all'epoca la gente era più ingenua ed innocente: l'intero mondo era preoccupato da tutto ciò che veniva da fuori, e negli Stati Uniti c'era la paranoia delle spie comuniste. In questo modo abbiamo potuto permeare il film delle atmosfere di tutto il cinema che amiamo, grazie soprattutto al lavoro degli sceneggiatori»'. È proprio sull'elaborazione della sceneggiatura che alla Ilion hanno deciso di lanciare la sfida ai kolossal hollywoodiani, assicurandosi la firma di un autore nominato all'Oscar come Joe Stilman ("Shrek" e "Shrek 2") e la collaborazione di Etan Cohen ("Tropic Thunder" e "Madagascar 2"). Rispettando i canoni del doppiaggio animato americano, le voci originali sono tutte di star: dall'ex wrestler "TheRock" (DwayneJohnson)perChuck, agli alieni doppiati da Jessica Biel, Gary Oldman, John Cleese. I riferimenti cinematografici più evidenti, oltre ai già citati "E. T." ed "Alien", passano da "Independence Day" a "Star Wars" e "Ritorno al Futuro", tutte icone della fantascienza cinematografica mondiale prodotte negli Usa. Un coup de théâtre musicale è nella sequenza in cui Chuck è in cella ed echeggiano le note della mitica "Space Oddity" di David Bowie: che, dopo aver dato la sua voce al perfido Maltazard di "Arthur e il popolo dei Minimei", si conferma appassionato d'animazione, avendo concesso agli spagnoli i diritti del primo hit della sua carriera. Tecnicamente il film, che sfrutta i due software El Mask Creator e Cyclops, è all'altezza delle aspettative: e si trattava di gestire un cast di ben 440 personaggi, per la gioia di chi, come il supervisore dell'animazione Marco Regina, uno degli 11 italiani che hanno lavorato al film, ha potuto passare agevolmente dall'animazione "tradizionale" in 21) alla computer grafica 31) negli studi della Ilion, che ambisce a diventare la risposta europea alla Pixar. E si dimostra all'altezza della sfida: solo l'indiavolato flamenco a cui Chuck si lascia andare in una scena ci ricorda che questo kolossal non è nato a Hollywood.
Oscar Cosulich, L’Espresso, 2 luglio 2009

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