giovedì 24 settembre 2009

ARRIVEDERCI RAGAZZI

Un film di Louis Malle
Soggetto e sceneggiatura: L. Malle
Fotografia: Renato Berta
Montaggio: Emmanuelle Castro
Musica: Schubert, Saint-Saëns, Flammer
Interpreti: Gaspard Manesse (Julien Quentin), Raphel Fejto (Jean Bonnet), Francine Racette (Signora Quentin), Philippe Morier-Genoud (padre Jean), Francois Negret (Joseph), Irene Jacob (Signorina Davenne), Stanilas Carré de Malberg (François Quentin).
Produzione: Marin Karmitz-MK2 Production
Origine: Francia
Anno di edizione: 1987
Durata: 103'

Sinossi
In un collegio cattolico di Fontainebleau, nel 1944, il dodicenne Julien Quentin stringe amicizia con il coetaneo Jean Bonnet. La vita nel convitto scorre relativamente tranquilla - con gli scherzi tra coetanei, lo studio, la ricreazione - mentre gli echi della guerra arrivano ovattati. La situazione precipita quando, in seguito alla denuncia di un inserviente, la Gestapo irrompe nel collegio e deporta, tra gli altri, il piccolo Bonnet, sotto gli occhi disperati di Quentin.

ANALISI DEL FILM
1) Julien Quentin saluta la madre
Il film si apre con la scena del saluto di Julien alla stazione. Arrivederci ragazzi narra una vicenda realmente accaduta al regista Louis Malle. Il film ha vinto il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia nel 1987.

2) Il viaggio in treno mentre scorrono i titoli di testa
Inizia il viaggio di Julien. Il bambino, ripreso in primo piano, rimane a lungo in silenzio accanto al finestrino del treno, fissando la campagna piatta e spoglia che scorre al di là del vetro. Questo incipit narrativo racchiude una precisa scelta del regista: tutto il racconto sarà retto dallo sguardo di Julien, tutto sarà osservato e narrato attraverso i suoi occhi. “La linea drammatica del film è la curiosità di Julien”, ha detto lo stesso Malle.

3) I ragazzi in fila si avviano verso il collegio
Per raccontare un freddo inverno di guerra Malle ha chiesto al direttore della fotografia, lo svizzero Renato Berta, un colore monocromatico, freddo, quasi sottoesposto, sui blu, neri, grigi. Uno stile visivo che viene mantenuto in tutte le diverse situazioni del film, dentro il collegio e negli esterni, in questo inverno senza sole. C'è sempre nell'immagine una freddezza o addirittura un’ostilità, decisamente eloquente, cui si adeguano oggetti, vestiti, atteggiamenti. Alla costumista il regista ha vietato il colore rosso, quello è stato riservato solo alle labbra della madre, unica nota di colore acceso del film. In questa scena compare anche una dedica a Cuotemoc, Justine e Chloé, alla fine comprenderemo drammaticamente chi sono.

4) Arriva Jean Bonnet
Entra in scena il secondo protagonista della vicenda, Jean Bonnet. Il ragazzo fa il suo ingresso nel dormitorio accompagnato da padre Jean e subito viene apostrofato con arroganza da Julien.

5) La notte Julien legge di nascosto un libro

6) La mattina in bagno non c’è acqua calda

7) Durante la messa un ragazzo sviene

Il rigido inverno di guerra comporta dei sacrifici anche per dei ragazzi ricchi come quelli ospitati nel collegio: manca l’acqua calda, fa freddo e il cibo scarseggia.

8) La lezione con la lettura di una poesia. Julien si ferisce ad una mano. Arriva un soldato tedesco che vuole confessarsi
La passione di Julien per la letteratura, lo abbiamo già visto leggere di notte, continua ora con la lettura di una poesia. Un’interpetazione così ispirata che viene commentata  ironicamente dal professore con un laconico “Quentin, siete pronto per la Comedie Française!”.

9) Il gioco in cortile
Il regista tiene la macchina da presa all’altezza dello sguardo infantile, racconta sempre dal punto di vista del ragazzo, portato a trasfigurare la realtà con la fantasia. Nel film i segni concreti della guerra sono evidenti  ma più efficace risulta la trasposizione metonimicadell’evento: la Guerra ‘giocata’, le accanite battaglie sui trampoli, in cui il conflitto barbarie nazista/civiltà è reso nella forma della chanson de geste (“Io sono il cavaliere senza macchia e senza paura!”, “in guardia, vil fellone!”, gridano i giovani guerrieri mentre vanno all’attacco). Durante il gioco Julien viene ferito.

10) Joseph si dedica al mercato nero
Julien viene medicato in cucina e qui scopriamo che i ragazzi si dedicano al mercato nero con la complicità dell’inserviente Joseph. Sarà l’evoluzione di questa vicenda che al momento scorre clandestina nella vita del collegio, a determinare le tragiche conseguenze del finale. Julien è ancora un bambino e non capisce le allusioni sessuali di Joseph.

11) Il pranzo nel refettorio. Le esortazioni di padre Jean a dividere le provviste non vengono accoltedai ragazzi
Malle racconta in maniera quasi documentaristica, a volte, la vita di un collegio. È un susseguirsi di momenti insignificanti, all'apparenza: il dormitorio, la chiesa, il refettorio, l'aula, i giochi in cortile, ed il freddo (gli insegnanti in aula col pastrano), l'insufficienza di cibo (il ragazzo grasso che sviene in chiesa), la paura (i bombardamenti), la lontananza dei genitori. Tutto attraverso informazioni rapide e puntuali.

12) Jean scambia la marmellata con i francobolli

13) La lezione di matematica e l’allarme
Bonnet risolve con facilità un problema di geometria ma la lezione viene interrotta dal suono dell’allarme. Gli echi della guerra arrivano anche all’interno del collegio e suscitano paura e al tempo stesso incoscienza: qualcuno è contento per l’interruzione della lezione.

14) La lezione continua nel rifugio
Nella galleria sotterranea la lezione continua ma Julien riesce ad isolarsi e legge di nascosto un libro. Continua anche il suo atteggiamento altalenante nei confronti di Bonnet: ora non vuole illuminare con la torcia il suo libro. La scena si chiude con i ragazzi che recitano l’Ave Maria.

15) La preghiera continua nel dormitorio. Altro scherzo a Bonnet
Lo stile della regia di Malle è dimesso, pulito, severo. Montaggio e movimenti di macchina sono pressoché inavvertibili, secondo i sani concetti del cinema classico. In generale domina il piano medio e il campo totale, come in questa scena del dormitorio. Viene così inquadrata la grande stanza con tutti i ragazzi e al tempo stesso lo spettatore viene informato sullo scherzo fatto a Bonnet che non riesce ad entrare nel letto. Raramente il regista abbandona questo stile e quando lo fa intende sottolineare alcuni importanti momenti narrativi.

16) Di notte Julien si sveglia perché ha bagnato il letto. Un altro ragazzo urla nel sonno

17) La lezione di ginnastica. Arriva la giovane e bella insegnante di musica

18) La lezione di musica di Julien e di Jean

Louis Malle usa con parsimonia i primi piani e li utilizza solo quando occorre mettere in evidenza un particolare importante. Come in questa scena della lezione di pianoforte, quando Julien guarda dalla vetrata della porta-finestra, con invidia e con ammirazione, Bonnet che si muove con disinvoltura fra le note del “Momento musicale n. 2” di Schubert.

19) A Jean Bonnet cade una lettera
La difficile condizione di Jean, essere un ebreo nella Francia occupata del 1944, è messa lucidamente a confronto con chi, ancora ragazzo, non sa o non sa bene cosa questo significhi. La progressione narrativa, anzi drammaturgica, è abilissima, nel costruire attraverso tocchi leggeri ma illuminanti, la precaria condizione di Jean. Ecco Bonnet che, a tavola, non mangia la carne di maiale; ecco la lettera in cui la madre confida a Jean di non uscire di casa per prudenza. La lettera sottratta al ragazzo dai compagni non viene compresa: “Ha la coscienza poco tranquilla, tua madre!” gli dice schernendolo Julien.

20) Julien va a confessarsi da padre Jean

Julien da grande vorrebbe fare il prete, indubbiamente su di lui ha avuto una forte influenza la figura di padre Jean. Il religioso sa entrare in sintonia con il groviglio di passioni, dubbi e speranze che agitano l’animo del ragazzino. Quella del rettore è una paternità spirituale, più importante di quella naturale, infatti per tutto il film il signor Quentin (il vero padre) è una figura assente più interessato alla sua fabbrica che alla vita dei figli.

21) I ragazzi vanno a lavarsi al bagno pubblico
Il rapporto che lentamente si va instaurando tra Jean e Julien nasce da interessi condivisi: la musica, la letteratura e appare subito diverso da quello che unisce gli altri ragazzi. All’ingresso del bagno pubblico, un cartello avverte che agli ebrei non è consentito l’accesso.

22) Il bagno
Nel bagno trovano dei soldati tedeschi e, ironia della sorte, uno di loro fa una carezza proprio a Bonnet. All’uscita i ragazzi guardano un uomo con la stella gialla in evidenza sul cappotto, il fatto suscita in loro parole di stupore e ammirazione. La difficile situazione degli ebrei è raccontata, al momento, attraverso questi brevi dialoghi, queste scoperte furtive, che nella loro semplicità sono in sintonia con il tono generale del racconto. Come è già stato sottolineato la storia è raccontata attraverso gli occhi di un undicenne.

23) Di notte Julien si sveglia e vede Jean pregare, sul comodino ha acceso due candele

24) L’arrivo della milizia

Ancora un episodio che fa incuriosire Julien: all’arrivo della milizia Jean e il bidello vanno a nascondersi. Ignaro di quello che realmente accade fuori dalle mura del collegio, Julien chiede a Joseph notizie sui renitenti alla leva.

25) Bonnet torna in classe

Bonnet ha scritto un ottimo tema e ottiene una votazione migliore rispetto a quella di Julien.

26) Julien va a ritirare la posta

27) La lettera della madre e la scoperta del vero nome di Jean

Fin dalla scena iniziale abbiamo intuito il rapporto che lega Julien alla madre e ora con un piccolo gesto (lui che annusa la lettera) viene raccontata la mancanza di questo affetto. La figura materna è lontana, assente e al ragazzo non resta altro che l’olfatto per avvicinarsi a lei. Ma la curiosità suscitata da Jean incombe e ora che si trova solo nel dormitorio, Julien può finalmente dar libero sfogo alla sua voglia di conoscere. Con espedienti tipici del cinema noir, Julien trasformato in un detective,  Malle fa arrivare il ragazzo all’armadietto. Lo apre, fruga tra gli oggetti, trova una foto e poi quando prende un libro, legge - riflesso nello specchio - il vero nome di Bonnet: Kippelstein. Finalmente la scoperta, con quel cognome Jean non può che essere ebreo.

28) La lezione di greco
Alla fine della lezione Bonnet racconta tristemente che il padre è prigioniero e che da mesi non ha notizie della madre.

29) L’incontro con il fratello
Durante l’intervallo viene fatto fumare dal fratello, che poi gli chiede di portare una lettera all’insegnante di musica. Abbiamo già accennato alla figura maschile del padre sempre assente, anche quella del fratello non appare certo positiva: fin dalla prima scena lo abbiamo visto trattare Julien con sufficienza e superiorità.

30) La caccia al tesoro nel bosco

E’ questa una sequenza che rimanda a precisi significati grazie all'uso allusivo, anzi chiaramente metaforico, delle immagini. Non a caso la situazione è descritta con una particolare insistenza, che appare quasi strana, nell'economia di un racconto fatto di accenni rapidi. La fuga veloce di Julien e Bonnet fra gli alberi, seguiti in rapido carrello, quando sono scoperti e inseguiti dai ragazzi della squadra avversaria; la solitudine dei due, quando cala la sera e il pericolo li avvolge; la loro marcia nel buio incipiente tra i rovi; la presenza sulla strada della camionetta tedesca. Luce, suoni, paesaggio, modi di inquadrare (dall'alto, per schiacciare i ragazzi negli anfratti tra le rocce, per es.) contribuiscono a fare di questa sequenza angosciosa, (l'unica, direi, dove la mano dei regista “si sente”) una trasposizione simbolica della drammatica situazione centrale del racconto. Anche lo scrigno si trasforma nella metafora del ‘tesoro’ tanto cercato e alla fine trovato: l’amicizia.

31) I due ragazzi vengono riportati al collegio dai militari tedeschi

32) L’infermeria

I due ragazzi vengono curati e ricevono le visite degli amici, ricevono dei regali (il fratello dona a Julien Le mille e una notte) e loro ne approfittano per dilatare nel loro racconto l’avventura e diventare così agli occhi degli altri compagni due eroi. Ma Julien deve ancora raccontare a Bonnet che ha scoperto il suo vero nome e questo è il momento ideale per farlo. L’insistente offerta del paté suona come una provocazione a cui Bonnet risponde con le maniere forti. Tra i due scoppia una rissa.

33) Arrivano i genitori. Bonnet è ancora arrabbiato

34) L’omelia di padre Jean

Padre Jean con parole accorate predica, in questo collegio per ragazzi benestanti, contro la ricchezza e l’egoismo. Alcuni genitori irritati dalle sue affermazioni abbandonano la chiesa. Questa scena rimanda anche alle polemiche suscitate in Francia dalla sua figura: c’è chi accusa quel sacerdote, morto a Mauthausen, di aver commesso gravi imprudenze per la sua “vocazione al martirio”.

35) La rissa tra Jean e Julien

Dopo la messa Julien litiga con Bonnet, la signora Quentin li divide ma questa volta non c’è rabbia tra i due e la scena si chiude sulle loro facce sorridenti.

36) Il pranzo al ristorante
Fuori dal collegio la realtà appare subito drammatica: al ristorante entrano i miliziani a controllare i documenti e pretendono l’allontamento di un avventore ebreo. Il fratello di Julien ed altri protestano, altri ancora sono favorevoli. La calma viene riportata da un militare tedesco, e anche questa non è una scelta casuale: all’epoca i miliziani spesso erano più spietati degli stessi nazisti.

37) La passegiata dopo il pranzo
All’uscita del ristorante il fratello confessa di volersi unire ai partigiani. Julien vorrebbe tornare a Parigi con la madre.

38) La proiezione del film
La proiezione di Charlot emigrante può essere letta come metafora esistenziale e collettiva, tante sono le analogie con il microcosmo del collegio: la lontananza da casa, l’ansia di libertà, certi personaggi, etc. (“Sembra madame Perrin!”, commentano divertiti i ragazzi a proposito della donna grassa che rotola sul pavimento della nave e che assomiglia alla cuoca del convitto); ma può essere letta come una drammatica prefigurazione dei campi di concentramento. All'inquadratura di Charlot e degli altri emigranti brutalmente sospinti e racchiusi dietro un canapo, molti ridono, Julien ha un mezzo sorriso, Bonnet rimane serio. E’ certo che nel racconto segna un momento di sospensione, un attimo fuggente di gioia nella difficile situazione quotidiana. Il film è accompagnato dalle note del “Rondò capriccioso” per violino e piano di Saint-Saéns. Va ricordato che, per ammissione dello stesso Louis Malle, la proiezione di Charlot Emigrante è un’ovvia licenza poetica, in quanto all’epoca i film di Chaplin erano proibiti. Dopo aver realizzato Il grande dittatore (1940), una feroce satira di Hitler, i lavori del regista inglese non venivano proiettati nei territori occupati dai nazisti.

39) Julien si sveglia ha di nuovo bagnato il letto
Gli altri ragazzi prendono in giro Julien per l’accaduto.

40) Julien si confida con Bonnet
Mentre con gli altri ragazzi Julien ha un atteggiamento sprezzante, con Bonnet il tono cambia: in lui sta scoprendo un amico vero, quello a cui fare le confidenze più intime.

41) La scoperta del mercato nero
Mentre Julien insegna a Jean ad utilizzare i trampoli, la cuoca accusa Josef di aver rubato.

42) I ragazzi vengono convocati da padre Jean

Infuriato padre Jean rivolge parole severe agli allievi che si sono resi corresponsabili dell’illecito traffico di Joseph. I ragazzi verranno puniti e Joseph sarà licenziato.

43) Le prove del coro in chiesa

44) L’allarme e il jazz

Nel corso del film i due ragazzi non dichiarano mai in modo esplicito i loro sentimenti, eppure lo spettatore intuisce, attraverso i tocchi leggeri usati da Malle, la trasforamazione del loro rapporto. Il passaggio dall'iniziale diffidenza e ostilità alla completa armonia e reciprocità, è ben simboleggiata da questa sonata a quattro mani sul pianoforte che in precedenza era stato uno dei simboli della divisione tra i due.

45) Le mille e una notte
Julien e Bonnet leggono di nascosto Le mille e una notte. In questa scena Malle abbandona lo stile severo della sua regia e utilizza un carrello circolare per inquadrare i due ragazzi. I movimenti avvolgenti della macchina da presa sono utilizzati per sottolineare il momento di magica sintonia e di comunanza che si è instaurato tra i due. Un altro oggetto simbolico è la torcia, una sorta di “terzo occhio” che Julien ha sempre utilizzato da solo per indagare nel buio della camerata o del rifugio e che ora condivide con un vero amico.

46) Arriva la Gestapo
Arriva la Gestapo alla ricerca di Jean Kippelstein e il silenzio cala nella classe. L’ufficiale si aggira tra i banchi poi un movimento del volto di Julien porta l’ufficiale verso Bonnet. Un delatore ha denunciato la presenza di ebrei nel collegio: Padre Jean è stato arrestato, il collegio verrà chiuso.

46) Nel dormitorio
Nel dormitorio i ragazzi preparano i bagagli. Arriva il fratello di Julien e racconta che il bidello e Negus sono riusciti a fuggire. Scortato da un soldato arriva anche Bonnet. Tra le raffinatezze dell'apparente semplicità della regia ci sono simmetrie come quella costituita dai due atteggiamenti diversi rispetto all'arresto di Bonnet. Nel dormitorio, quando Bonnet mette insieme le sue cose per andarsene col tedesco che l'aspetta sulla soglia, Julien (che con il suo sguardo l'aveva indicato all'uomo della Gestapo) è consolato dalla stessa vittima: “Non prendertela, mi avrebbe scoperto lo stesso”. (vedi poi scena 48)

47) L’infermeria
Negus viene arrestato, il bidello riesce a fuggire.

48) L’incontro con Joseph
Julien lo guarda sbalordito, in fondo lui è affezionato all’inserviente e non capisce il motivo della sua scelta e certamente non lo aiutano le sue parole: “Non prendertela, sono solo ebrei! ”, una risposta diametralmente e tragicamente diversa da quella avuta da Bonnet.

49) L’addio
Le alte e spesse mura del collegio non hanno salvato i ragazzi dalla tragedia. Sulla scena della cronaca (la loro vita quotidiana) entra ora la Storia. Una storia vera, nell’edizione originale è la voce dello stesso Malle a commentare fuori campo: “Più di quarant’anni sono passati, ma fino alla morte ricorderò ogni secondo di quel mattino di gennaio...”.
Padre Jean e i ragazzi ebrei vengono portati via. Julien guarda Bonnet, Bonnet guarda Julien, che lo saluta con un gesto della mano. Malle racchiude la vicenda tra due commiati: quello alla madre alla stazione che ha aperto il fim e quello all’amico che chiude la pellicola. Crescere per Julien Quentin, non vuol dire solo smettere di bagnare il letto di notte o vedersi spuntare sotto il naso la peluria dei primi baffi; quando Julien riconoscerà in Bonnet il fratello vero, il vero padre in père Jean, li avrà ormai perduti.
Due viaggi scandiscono la sorte di questi due ragazzi: quello di Julien, quando nella scena 2 viaggia verso il collegio, e quello di Bonnet verso il campo di concentramento. Un viaggio che da spettatori non vediamo, ma che possiamo intuire ed elaborare nella nostra mente in tutta la sua drammaticità.


SPUNTI DI RIFLESSIONE


I miei compagni di classe.

Essere un bambino ‘diverso’.

Le mie letture.

Educare vuol dire...

La solidarietà.

Avere un segreto.

La vocazione religiosa.

La guerra, la pace.

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