giovedì 24 settembre 2009

IL POSTO DELLE FRAGOLE


Un film di Ingmar Bergman
Soggetto e sceneggiatura: I. Bergman
Fotografia: Gunnar Fischer
Musiche: Gote Loven, Erik Nordgren
Montaggio: Oscar Rosander
Interpreti: Victor Sjöström, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Bjorn Bjelfvenstam, Gunnar Björnstrand, Gunnar Björnstrand, Max von Sydow.
Produzione: Svensk Filmindustri
Anno di edizione: 1958
Durata: 91’

Sinossi
Un noto medico e professore, giunto alla tarda vecchiaia, pur avendo ottenuto, nella sua attività professionale, i più ambiti riconoscimenti, si rende conto, a poco a poco, che il suo egoismo lo ha portato alla più gelida solitudine. Un sogno angoscioso lo induce a riconsiderare l'atteggiamento di larvata ostilità, da lui tenuto, durante la sua lunga vita, nei confronti del prossimo, e lo porta all'implicito riconoscimento del suo errore.

ANALISI DEL FILM

1) Isak Borg scrive e si confessa

“I nostri rapporti con il prossimo si limitano per la maggior parte al pettegolezzo e a una sterile critica del suo comportamento. Questa constatazione mi ha lentamente portato a isolarmi dalla cosiddetta vita sociale e mondanta. Le mie giornate trascorrono in solitudine e senza troppe emozioni, ho dedicato la mia esistenza al lavoro e di ciò non mi rammarico affatto, incominciai per guadagnarmi il pane quotidiano e finii con una deferente passione per la scienza. Ho un figlio anche lui medico che vive a Lund, è sposato da anni ma non ha avuto bambini. Mia madre vive ancora ed è molto attiva, molto vivace malgrado la sua tarda età. Mia moglie Karim è morta da diversi anni. Ho la fortuna di avere una buona governante. Dovrei aggiungere che sono un vecchio cocciuto e pedante, questo fatto rende sovente la vita difficile sia a me che alle persone che mi stanno vicine, mi chiamo Isak Borg e ho 78 anni. Domani a Lund si celebrerà il mio giubileo professionale”.
L’incipit di un racconto costituisce non tanto – o non necessariamente – l’avvio di un’azione, quanto l’ingresso in un mondo di cui lo spettatore non sa ancora nulla; è la soglia varcando la quale questi dà inizio alla propria conoscenza di quel mondo, di volta in volta con un impatto brutale, un invito alla contemplazione, una lancinante emozione … e via dicendo; può essere un’apertura descrittiva, un attacco in medias res, un movimento che conduce  progressivamente al nucleo del racconto, una semplice cornice dell’azione stessa, oltre che ovviamente una soluzione mista, in cui diverse di queste caratteristiche si sovrappongono e sfumano le une nelle altre.
Anziano ma ancora lucido, Isak Borg si lascia andare ai suoi pensieri più intimi nella solitudine del suo studio. Il ricordo dei parenti è relegato alle foto che fanno bella mostra nella stanza, tra queste brilla per assenza quella del padre. Per tutto il film il genitore sarà  un uomo senza volto, come quello che vedremo nella successiva sequenza dell’incubo. In un angolo della stanza c’è una scacchiera, Borg si ferma un attimo a guardarla, simbolicamente inizia un'altra partita non direttamente con la morte, ma con il proprio passato. L'altra similitudine con Il settimo sigillo è nella struttura del film: anche Il posto delle fragole è un viaggio. Ad interpretare l’anziano professore è Viktor Sjostrom, grande regista svedese, molto attivo fin dai tempi del muto, e autore di quel Carretto fantasma, che lo stesso Bergman considera uno dei film più importanti per la sua formazione di spettatore cinematografico.

Schermo al nero

2) Titoli di testa

3) L’incubo di Isak Borg

 “Vagavo per una zona sconosciuta della citta’ fra strade deserte e case in rovina... “
La voce del professore guida gli spettatori attraverso il sogno/incubo. Per una volta i simboli Bergmaniani sono chiari e comprensibili; nel sogno compare un orologio privo di lancette (la fine del tempo), e nella bara che il professore apre vi è egli stesso (la morte). "I sogni erano autentici - dice il regista - la carrozza che si ribalta e la bara che esce aprendosi, un esame fallito a scuola, la moglie che lo tradisce in pubblico. Penso quindi che dietro a Il posto delle fragole ci sia un tentativo di giustificare me stesso nei confronti di genitori che mi avevano voltato le spalle."

4) Isak Borg decide di partire in macchina

Forse spaventato da questo presagio di morte (solo in seguito si accorgerà che la morte simboleggiata è quella interiore, la morte dell'anima), Isak Borg decide di non viaggiare in aereo, ma di spostarsi in macchina. Ne segue un’accesa discussione con la governante, che poi diligentemente prepara la valigia del professore.

Dissolvenza

5) Lo accompagna la giovane nuora Marianne, che e’ stata sua ospite per due mesi e ora torna dal marito Evald.

Dissolvenza


6) La macchina del professore percorre le strade deserte di una città
Questo road-movie non poteva che essere stato ispirato da un viaggio: "Una mattina presto mi dovetti recare a Dalarna. Così presi la macchina e partii da Stoccolma. Doveva essere l'autunno del 1956. E poi, la primavera successiva, iniziai a scrivere la storia. (...) Ricordo solo che scrissi la sceneggiatura al Karolinska Hospital, dove mi ero recato per alcuni controlli generali. La mia stanza era piccola, il tavolo per scrivere ci stava appena. Da quel giorno passai quasi due mesi in ospedale.." Ma dietro ai difficili rapporti sociali descritti nel film (lo scontro tra Marianne e Isak, la discussione tra la coppia di automobilisti, le difficoltà tra Marianne ed il marito) vi è ancora una volta l'esperienza personale del regista: "La separazione dalla mia terza moglie era ancora una fonte di grande dolore. Era strano sentire di amare qualcuno col quale non riuscivo assolutamente a vivere. Anche la mia vita con Bibi Andersson, una vita piena di gentilezza e creatività, stava iniziando a crollare; il perchè, non lo ricordo. Mi trovavo in lotta con i miei genitori. Non riuscivo a parlare a mio padre, e neppure ne avevo l'intenzione. Io e mia madre cercammo di riconciliaci almeno temporaneamente, ma c'erano troppi scheletri nei nostri armadi, troppe incomprensioni piene di veleno. Credo che i motivi più forti stanno alla base de Il posto delle fragole si possano trovare in quelle situazioni. Cercavo di mettermi nei panni di mio padre, e cercavo spiegazioni per le amare discussioni con mia madre... Nel film cerco di supplicare i miei genitori; guardatemi, capitemi e, se possibile, perdonatemi." Eppure, riguardo alla componente 'autobiografica del film e dei personaggi (Isak Borg ha le stesse iniziali - I.B - di Ingmar Bergman), il regista ci tiene a sottolineare come "solo molto tempo dopo aver terminato di scrivere la sceneggiatura mi accorsi dell'innocente coincidenza in un dettaglio; il nome, Isak Borg, aveva le mie stesse iniziali. Certamente non è stato un fatto consapevole...”
Questo lo spunto autobiografico, alimentato dallo stesso regista, però attenzione a considerare l'esperienza personale come l'unica fonte da cui attingere informazioni per analizzare il film. Lo stesso Bergman ha detto che l’idea del Il posto delle fragole è nata dopo una visita alla casa della nonna, salvo poi rimangiarsi questa affermazione.
Per esempio un elemento da prendere in considerazione è la passione di Bergman per Strinberg e ne La grande strada, lo scrittore racconta di un uomo che durante un viaggio ripercorre tutte le tappe più significative della sua esistenza. Ancora, prima di realizzare Il posto delle fragole Bergman ha portato in teatro il Peer Gynt di Ibsen, storia di un anziano che nell’imminenza della morte si interroga, attraverso una serie di viaggi e di incontri, sul senso del proprio passato. Per cui unendo tutta questa serie di suggestioni nasce Il posto delle fragole.

Dissolvenza

7) Durante il viaggio la nuora lo accusa di essere egoista e avaro

L'intero film si basa sulla doppia immagine del professore; un modello da imitare, una persona rispettabile agli occhi di chi lo conosce superficialmente (il gestore di un distributore dice "ecco qui il miglior dottore del mondo!", l'ammirazione dei tre giovani autostoppisti), un essere incredibilmente freddo, egoista ed insensibile per chi lo conosce intimamente (la governante, Marianne, il suo stesso subconscio).

8) Il professore vuole raccontare il sogno alla nuora, ma lei si rifiuta di ascoltarlo

9) Il professore alla guida dell’auto cambia strada e si inoltra nel bosco

Dissolvenza

10) I due camminano nel bosco

Dissolvenza

11) Isak si avvvicina alla vecchia casa

Durante il viaggio Isak sente l'impulso di fare una piccola deviazione per fermarsi presso la vecchia casa immersa in una foresta di betulle e affacciata sulla baia, nella quale aveva villeggiato assieme ai genitori, ai nove fratelli e alla cugina Sara, ogni estate fino all'età dei venti anni. Là va a ricercare “il vecchio posto delle fragole selvatiche”. E lì, mentre assapora le fragole, ha una visione di grande intensità che lo riporta alla sua giovinezza: gli compare la cugina Sara, l'amore della sua vita, con cui era segretamente fidanzato, ma che si fa sedurre dal fratello Sigfrid, molto più audace e intraprendente di Isak.
Nella tradizione svedese, lo smultronstallet, è una piccola porzione di terreno che viene data in dono dalla famiglia ad ogni bambino perché lo coltivi. La traduzione italiana del titolo omette l’aggettivo selvatiche. Questa mancanza non è innocua perché le fragole selvatiche sono quelle più difficili da cogliere, proprio come i momenti che stanno a cuore al tempo perduto.
E’ importante notare come il carattere progressivo e articolato della sequenza per la funzione introduttiva della musica e della voce over, per il fatto che Isak indicando il luogo pronunci il titolo del film, tenda a riprodurre in maniera suggestiva la struttura dell’inizio e più in generale il meccanismo di ingresso dello spettatore nella finzione cinematografica. La casa inerte si anima di colore e di vita come uno schermo cinematografico, Isak riconosce Sara ma non ne viene riconosciuto (sulla violazione di questo interdetto Allen costruirà La rosa purpurea del Cairo), e al gioco dei controcampi e delle dissolvenze sostituisce un perentorio piano fisso in soggettiva dal quale la figura del guardante è esclusa.
Anche la colazione in onore dello zio Aron, si solge sullo stesso registro: Isak resta un vecchio e rimane sempre sulla soglia, riflettendo la finitezza dell’esistenza dello spettatore, mentre i personaggi che vede e incontra, come gli attori sullo schermo, vivono all’interno di un mondo sottratto al tempo e fissato nel suo momento di massimo splendore.
Lo stile visivo del film sembra influenzato da due pittori scandinavi, attivi all’epoca della giovinezza del protagonista del film: lo svedese Larsson e il norvegese Munch. Entrambi amici di Strinberg, entrambi autori di un ritratto del grande narratore. Larsson è conosciuto per le sue rappresentazioni incantate della felicità familiare nelle grandi dimore borghesi, dove l’illuminazione omogenea annulla tutte le ombre; al contrario la pittura di Munch, negli anni di fine Ottocento, è caratterizzata da toni, cupi, morbosi, funesti.  Nella sequenza della colazione in onore dello zio Aron, la posizione di Isak in primo piano sulla destra dello schermo dando la schiena agli altri personaggi, rimanda alla struttura di alcuni quadri di Munch (Gelosia, 1895): il protagonista esprime una situazione di solitudine e di angoscia nei confronti della vita delle persone sullo sfondo che, nell’inquadratura di Bergman, si svolge in un’atmosfera edenica caratterizzata proprio dalla luminosità tipica di Larsson, dal bianco delle vesti all’arredamento.

Dissolvenza

12) A questo punto compare nella realtà una giovane donna, in tutto somigliante alla cugina Sara della visione, che in procinto di partire per una vacanza in Italia, decide di chiedere un passaggio al vecchio professore Isak

Dissolvenza

13) La giovane autostoppista viaggia in compagnia di due ragazzi: Anders e Victor

Dissolvenza


14) In macchina Sara ride e racconta di essere innamorata di Anders. Anche il professore confessa che il suo primo amore è stata Sara, che poi ha sposato Sigfrid
I due giovani rappresentano una sorta di riedizione del giovane e serio Isak e dello scanzonato fratello

15) L’incidente

16) Tutti i viaggiatori escono incolumi dall’incidente ma la macchina dei coniugi Alman è guasta

Dissolvenza

17) I coniugi Alman vengono fatti scendere dalla macchina del professor Borg

La coppia che litiga è una rappresentazione dell'incomunicabilità coniugale: il comportamento offensivo e crudele del marito rispecchia quello di Isak nei confronti della moglie ormai morta e, in generale, rievoca il fallimento del suo matrimonio. Evald definisce la sua vita con i genitori che si odiavano come un inferno, e ne è talmente disgustato da non voler ripetere l'esperienza avendo figli suoi. Il cognome dei coniugi che litigano è Alman, in svedese richiama per assonanza l’espressione “uomo qualunque”. Al di là di questo all'epoca la scena viene letta come un'implicita critica alla società svedese, che raggiunta la tranquillità economica si allontana sempre più dalla religione e vive i rapporti con gli altri come una specie di incubo kafkiano. Bergman cerca di rompere questa visione negativa e inserisce nel film, il trio dei giovani autostoppisti.

18) La vettura attraversa  dei luoghi cari al professore

19) La sosta alla pompa di benzina

Il rifornimento di benzina viene fatto presso una stazione in una località in cui Isak aveva iniziato la sua carriera professionale come medico. I gestori sono persone semplici, autentiche e sorridenti, che lo riconoscono e che rifiutano decisamente di essere pagati per esprimergli la loro antica gratitudine “mi avete visto nascere, avete aiutato a venire al mondo tutti i miei fratelli. E ci ricucivate quandi ci facevamo qualche ferita, ci curavate quando eravamo ammalati; avete curato tutti quanti qui attorno quando facevate il dottore qui… Noi non dimentichiamo. Chiedete a chiunque in città o nelle campagne qui attorno. Tutti si ricordano del dottore e di ciò che ha fatto per loro”. Promettono che chiameranno Isak il figlio che aspettano. Ancora due personaggi semplici che riescono ad essere felici, contrapposti alla coppia dei borghesi che litigano.

Dissolvenza

20) Il pranzo

A pranzo, su una terrazza dalla quale si gode una splendida vista sul lago, tutti sono commossi dai ricordi pieni di umanità che scaturiscono dalla memoria di Isak in quella atmosfera di bellezza e pienezza. I discorsi dei due giovani amici di Sara si incentrano sul senso della vita per l'uomo moderno. Per il futuro medico, razionalista, l'uomo moderno vede solo l'insignificanza della propria vita e il terrore della morte biologica. Per il teologo l'uomo non può rassegnarsi a ciò e deve cercare la fonte eterna di ogni emanazione. La discussione teorica si spegne lentamente e in maggior sintonia con l'atmosfera di tranquillità del momento Isak, Marianne e Anders il futuro teologo, recitano alternandosi i versi del poeta svedese Wallin. “Dov'è l'amico che ovunque vo cercando? L'alba è l'ora più intensa della nostalgia. Quando il giorno si invola ancora io non trovo Lui anche se il cuore è ardente, vedo la Sua traccia dappertutto ove una forza si disvela. In una spiga di grano, nel profumo di un fiore. In ogni segno, in ogni spiro d'aria c'è l'amor Suo C'è il Suo sussurro nella brezza estiva ”. Le quartine di Wallin esprimono un inno appassionato alla bellezza e alla sensualità della natura quale creazione di Dio. Terminato il pranzo il professore va a far visita alla madre

Dissolvenza

21) La casa della madre

Il rumore dei tuoni segna l’ingresso del professore nella casa della madre. L’attimo di serenità è passato e il cambiamento meteorologico introduce il gelido incontro con l’anziana donna.

Dissolvenza

22) L’incontro con la madre

La madre, a 96 anni, è ancora lucida e ricorda tutti i suoi figli, di cui l'unico sopravvissuto è Isak. Ma i suoi ricordi sono gelidi come l'atmosfera che la circonda, tutto è ordinato, asettico: la sua memoria assomiglia alla scatola in cui conserva alcuni oggetti del passato, simili a relitti di un naufragio, tra cui un orologio senza lancette, in cui Isak riconosce l'orologio dell'incubo mattutino. Marianne, a cui Bergman affida il ruolo di una umanità che vuole affermare la vita, si sente rabbrividire da questa donna fredda come il ghiaccio, più spaventosa della morte stessa, circondata dalla solitudine.

Dissolvenza

23) I due giovani autostoppisti litigano

La contesa sentimentale tra i due ragazzi ricorda quella tra Isak e Sigfrid mentre le loro dispute sull’esistenza di Dio riflettono le due dimensioni dell’esistenza del protagonista: la consuetudine al rigore scientifico e l’emergere dell’interrogatorio sulla metafisica. A questo probabile ritorno di avvenimenti del passato, questo eterno ritorno dell’identico fa pensare a Nietzsche, coniugato con Freud.

24) Marianne li divide e i due tornano in macchina. Scoppia il temporale

Dissolvenza

25) Il professore si addormenta

Schermo al nero

26) Di nuovo il sogno si trasforma in incubo

Si riprende il viaggio e Isak fa un nuovo sogno/incubo. La cugina Sara lo fa guardare allo specchio ed egli vede un vecchio brutto professore emerito che celebra il suo giubileo e nonostante tutta la sua scienza non sa nulla dell’allegria della vita e del gioco dell'amore. Isak nel sogno, attraverso i vetri della finestra chiusa, assiste alla vita felice che Sara e Sigfrid conducono insieme nella casa. Nessuno si accorge di lui che disperatamente bussa a quella finestra. Eppure Isak sente che questi sogni lo stanno conducendo a qualcosa:“Non posso negare che in questi sogni ci fosse una sorte di premonizione che influenzò la mia coscienza e vi si insinuò con una forza implacabile….Mi immergevo attraverso un caleidoscopio di immagini strane verso un centro al quale tendevo benché inerte e quasi incosciente.”
Il giudizio e la pena nel sogno continua con il signor Alman, proprio il personaggio impietoso e sarcastico dell'incidente d'auto che lo chiama quasi ad una prova d'esame professionale. L'esame va male: Isak non riesce a vedere nulla nel microscopio, non sa leggere strane lettere che indicano quello che dovrebbe essere il primo dovere di un medico (chiedere perdono). Crede morta una paziente che invece scoppia in una risata isterica e si rivela essere l'infelice moglie di Alman. Sul libretto dell'esame viene scritto il giudizio: incompetente; a ciò si aggiungono le accuse di indifferenza, egoismo, mancanza di riguardo formulate dalla moglie. Alman conduce Isak nella foresta ove assiste ad una scena in cui la propria moglie (morta anni prima) dopo essersi fatta sedurre da un corteggiatore occasionale, rimprovera della sua situazione la indifferente gelida superiorità con cui suo marito Isak l'ha sempre trattata.
La pena che Alman decreta per Isak è la solitudine. Nel sogno ritorna la cuginetta Sara, a cui il vecchio Isak esprime nostalgia e rimpianto: “Non è sempre stato così, se tu fossi rimasta con me. Se solo tu avessi avuto un po' di pazienza.” Sara si avvia camminando svelta fino a scomparire senza che il vecchio Isak riesca a raggiungerla.
Il film è iniziato con l’assenza del padre (tra le foto mostrate mancava quella del genitore). Isak sarà a sua volta un genitore incosistente. All’assenza del padre, riverbero dell’assenza di Dio, si aggiunge l’inadeguatezza delle possibili figure maschili sostitutive. Ci troviamo allora di fronte a una sorta di telemachia o, in termini più tecnici e riduttivi, a un problema di identificazione: “un voler essere (come)” rivolto al padre che si contrappone al “voler avere” rivolto alla madre.
Il luogo originario dell'identificazione, nella teoria freudiana, è la cosiddetta scena primaria(o edipica), nella quale il soggetto assiste, in una frustante esclusione, alla scoperta dell'amore fra i genitori. E proprio su questo modello sono costruite alcune cruciali visioni di Isak: nel posto delle fragole egli assiste al corteggiamento di Sigfrid e al suo bacio con Sara, così come durante l'incubo dell'esame è costretto a spiare dalla finestra la loro intimità famigliare, vede accudire da Sara il neonato figlio della sorella e infine viene condotto in una radura a osservare la propria moglie concedersi al suo amante.
Qualcuno ha scritto che il film ricalca il modello della Divina Commedia: il primo incubo rappresenta l'inferno, questo il purgatorio e il sogno finale il paradiso.

Dissolvenza

27) Il professore si sveglia

Isak si sveglia, vede Marianne seduta nella macchina accanto a lui e le racconta di aver fatto uno strano sogno. Isak sente che questi sogni lo stanno conducendo a qualcosa:“Non posso negare che in questi sogni ci fosse una sorte di premonizione che influenzò la mia coscienza e vi si insinuò con una forza implacabile…. Mi immergevo attraverso un caleidoscopio di immagini strane verso un centro al quale tendevo benché inerte e quasi incosciente.”… “E’ come se cercassi di dire qualcosa a me stesso, qualcosa che non voglio udire quando sono sveglio…che sono morto pur essendo vivo”.

28) Evald e Marianne sono in macchina
Marianne ha un trasalimento e per la prima volta riesce a parlare a Isak del suo problema con il marito Evald, che lei definisce simile al padre.
L’arrivo di un bambino turba Evald che non accetta la patenità. All'ultimatum del marito: o il bambino o me, Marianne ha risposto andandosene di casa.

29) Si torna alla stessa inquadratura della scena 27

Isak è sinceramente addolorato e comprende come la reazione di Evald nasca dalla sua esperienza di bambino vissuto in un'atmosfera di paura, infedeltà, sentimenti di colpa, insomma “una graziosa riproduzione dell'inferno”, proprio l'atmosfera creata dai due coniugi che avevano provocato l'incidente.

Dissolvenza

30) L’arrivo a Lund

31) Isak va nella stanza degli ospiti

32) Il figlio e la nuora andranno insieme al banchetto in onore del professore

Il viaggio è arrivato al termine. L'auto si ferma presso la casa di Evald dove nel frattempo la governante di Isak era sopraggiunta sistemando ogni cosa. Non ci sono grandi manifestazioni di affetto. I sentimenti e le emozioni, come sempre, sono contenuti, ma si ha l'impressione che tutto scivoli con più armonia, anche tra Marianne ed Evald.

Dissolvenza

33) Il giubileo

All’interno di questa lunga sequenza è presente un elemento che fa pensare che il film sia costruito interamente in unico flashback. Infatti durante il giubileo, nel momento della premiazione, Isak commenta in voce over: “non so come mi sorpresi, proprio nel mezzo della cerimonia, a riandare con il pensiero agli avvenimenti di quella giornata”. Allora Isak sta ancora scrivendo, come gli abbiamo visto fare nell’immagine che precede i titoli di testa.

Dissolvenza

34) La sera nella casa del figlio

Dopo la cerimonia del giubileo Isak torna finalmente a casa del figlio per riposare. C'è un’atmosfera di insolita cortesia e di trattenuta tenerezza tra il professore e la premurosa governante. Sentendo canti e suoni provenienti dal giardino Isak si affaccia alla finestra. La giovane Sara con i suoi due compagni prima di riprendere il viaggio verso l'Italia gli dà uno speciale saluto: “Ciao, papà Isak, lo sapete, siete voi il mio vero amore, oggi, domani e sempre” grida allegramente e sparisce nella notte estiva.
Isak tenta anche di parlare con il figlio, si interessa discretamente delle sue decisioni rispetto a Marianne e sente che il figlio, pur nella sua incertezza, ha deciso di rimanere con Marianne. Vorrebbe anche dirgli che rinuncia alla restituzione del prestito, ma il loro discorso è interrotto da Marianne che entra in camera per salutare Isak il quale riesce ad esprimerle il suo affetto che viene ricambiato.

35) Un nuovo sogno

La giornata è veramente finita e Isak cerca di prendere sonno ritornando ai ricordi dell'infanzia. Ritorna con la memoria al posto delle fragole selvatiche e a tutto quello che aveva sognato o rievocato o provato durante quella giornata.
Ecco un'ultima visione: si affaccia la cugina Sara e gli ricorda che non ci sono più fragole, è ora di andare a cercare suo padre e sua madre e lei lo aiuterà. “Mi prese per mano e d'un tratto ci trovammo in uno stretto braccio di mare dall'acqua cupa e profonda. La riva opposta che si elevava in un dolce pendio erboso, era illumminata dal sole.” Dall'altra parte del fiordo scorge il padre che pesca tranquillamente e la madre che legge un libro. Nonostante egli pur volendo chiamarli non riesce ad emettere suoni essi lo scorgono e lo salutano. C'è anche il vecchio panfilo con la vela rossa che naviga liscio alla brezza leggera, e lo zio Aron e i fratelli, le sorelle, la zia, Sara che solleva in alto il bammbino. La voce di Isak, portata via dalla brezza estiva, non giunge a destinazione, ma “non mi dispiaceva, anzi mi sentivo piuttosto allegro”.
La scena primaria a cui abbiamo accennato prima torna nel finale, dove viene ricostruita e al tempo stesso rovesciata e trasfigurata al di là di ogni speculazione freudiana. Per qualche istante Borg si è riconciliato con i suoi genitori, con la nascita (quella del figlio del benzinaio che si chiamerà come lui, del figlio di Marianne), e con la morte per cui lo zio Aron come Caronte guida l'imbarcazione che solca il lago portando con sé i fratelli e le sorelle. Un'unica immagine, alle soglie della vita, riunisce i simboli della fine, dell'amore e dell'origine.

Dissolvenza

36) Il professore si addormenta

Isak capisce che il vero senso della vita è nell'amore e nella disponibilità verso gli altri. Un finale ottimista per alcuni, mentre per altri il sonno simboleggia l’anticamera o la metafora della morte.




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