mercoledì 23 settembre 2009

Leggi l'intervista alla regista Sylvie Verheyde

Da dove viene l'idea di Stella?
La storia di Stella è ispirata ai miei ricordi d'infanzia ed in particolar modo al mio primo anno alle scuole medie, nel 1977. Era da tempo che volevo fare un film che parlasse di questo, ma ho iniziato a scrivere il soggetto solo 4 anni fa, quando mio figlio iniziava le scuole medie. Era un momento di grande fermento e discussioni: sull'autorità, sul velo, sulla scuola come strumento di crescita sociale etc. Mi sono trovata a riflettere sulla mia propria visione della scuola, di quella media in particolare. Scuola alla quale io mi sono aggrappata, nonostante i numerosi spostamenti dei miei genitori. E' stata il mio unico punto di riferimento, la mia ancora durante l'adolescenza. Volevo parlare dell'opportunità che mi era stata data.
Stella quindi è un film autobiografico?
Si. Come Stella io sono cresciuta in un caffé frequentato dalla classe operaia, un ambiente difficile, violento, molto lontano dal mondo dell'infanzia.. Come lei sono stata catapultata in una famosa scuola parigina. E come lei ci sono arrivata da sola, con solo il mio pallone da calcio sotto braccio. Come lei ho sputato ad un ragazzino sul campo da gioco e mi sono ritrovata un occhio nero il primo giorno di scuola!
La voce fuori campo che accompagna Stella è la sua?
Sì. All'inizio era la voce di un adulto che parlava al passato: la mia voce. E' stato di grande aiuto per scrivere la sceneggiatura. E' stato un modo, per me, di mantenere le distanze e vedere le cose con maggiore humor... Ha dato struttura al racconto, così da non doversi attenere ad una stretta cronologia. Ha aiutato gli eventi a, semplicemente, succedersi in modo caotico così come ci si aspetta che un bambino li viva. Ha aiutato anche ad andare dritti al cuore della vicenda. Alla fine poi ho usato il presente ed è diventata la voce di Stella.
In fondo Stella si sente fuori posto a scuola così come nel caffé...
Sì. Quello che è certo è che lei non possiede i codici per accedere al mondo della scuola. Per molto tempo ho cercato di capire come mostrare la sua mancanza di cultura. Mi sembra che la riflessione sui campi di sterminio dica tutto ciò che serve. Il caffé, per quanto sia casa sua, non è esattamente il posto adatto ad una ragazzina.
Il suo sguardo sul mondo degli adulti è duro e tenero al tempo stesso...
Se la vita è dura, non lo è solo per Stella. In questo senso tutti gli adulti del film hanno le loro scuse e sono motivati a fare meglio, anche se la maggior parte di loro semplicemente non ci riesce. I genitori di Stella, per esempio, non sono dei mostri. Hanno dei cedimenti, delle mancanze, delle fragilità, ma lottano con la vita. Il film racconta soprattutto il punto di vista di una ragazzina piena di speranza. Così tutti i personaggi, ad eccezione di Bubu, sono ancora vivi e vitali.

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