martedì 22 settembre 2009

Leggi la scheda analitica di Persépolis

Regia: Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud
Soggetto: dai romanzo a fumetti di M. Satrapi
Sceneggiatura: M. Satrapi, V. Paronnaud
Musiche: Olivier Bernet
Montaggio: Stéphane Roche
Scenografia: Marisa Musy
Produzione: 2.4.7. Films
Origine: Francia
Anno di edizione: 2008
Durata: 95’
Analisi del film

L’infanzia e l’adolescenza

Crescere tra una madre femminista ed una nonna tradizionalmente indipendente non è certo un gioco da bambini, semmai da bambine. È per quelle bambine che le favole non le assorbono in silenzio, ma le raccontano con un entusiasmo travolgente in prima persona. Ci vuole carattere per reggere il confronto, e Marjane non si fa certo pregare per mettere in gioco questo suo “genetico” spirito di ribellione. Nelle scorribande infantili Marjane scende in campo con la grinta di Bruce Lee e quella meravigliosa faccia tosta che la fa resistere al mondo degli adulti con una beata spensieratezza. L’entusiasmo la guida a trasformare la curiosità in esperienza, con una cocciutaggine che a volte la farà piangere, ma mai senza risultati. Mentre le storie degli adulti che la circondano si complicano e si offuscano la giovane Marjane si lascia trascinare dalla musica rock e del sottile piacere delle prime innocenti ribellioni. La scena in cui balzella per la camera in preda al fracasso del rock degli Iron Maiden strimpellando una racchetta da tennis è come l’ultima pirotecnica esplosione di colore della sua infanzia. Lentamente la sfacciataggine delle critiche che Marjane rivolge ai “grandi” diventa sottile e ricercata, perde l’inconsapevolezza della bambina e scivola verso l’inquietudine dell’adolescenza. Finisce il tempo in cui sognava di diventare l’ultimo profeta della galassia, è ora per lei di lasciare l’Iran e di affrontare la sua prima prova di indipendenza.
Marjane si appresta ad abbordare l’Europa, dove dovrà rimettere in discussione se stessa e fare i conti con l’amore.

L’animazione
Persépolis è un film d’animazione a carattere tradizionale, disegnato in due dimensioni, e quasi interamente in bianco e nero. All’uscita nelle sale Persépolis si è scontrato con i film realizzati in 3D (per es. Ratatouille), quindi, il pubblico si è trovato di fronte due modi differenti di pensare il film d’animazione: uno che fa delle mirabilie tecnologiche il proprio asso nella manica, l’altro che tenta di arrivare al cuore della gente attraverso la potenza contenutistica dell’immagine, indipendentemente dalla sua complessità tecnologica. Oltretutto è fuorviante e fin troppo semplicistico giungere all’equazione “film d’animazione non in 3D = semplicità di realizzazione”, ed è proprio Marc Jousset, uno dei supervisori all’animazione di Persépolis, a chiarire ciò. “Usare la tecnica del bianco e nero richiede grande disciplina. Da un punto di vista tecnico non puoi permetterti alcun errore. Appena un occhio non è nella giusta posizione sul volto, o una pupilla non è perfettamente tratteggiata, tutto rimbalza alla vista sul grande schermo…. Lo sviluppo dell’animazione ci ha impegnato molto in termini di tempo, a causa dell’alto numero dei personaggi. Pensate che, soltanto per Marjane, abbiamo dovuto curare 5 differenti figure: neonata, bambina, adolescente, giovane donna e adulta. Inoltre, dal momento che il film è ambientato nell’Iran di fine anni ‘70, abbiamo dovuto studiare il modo in cui le persone vivevano e vestivano in quell’epoca.  Ci sono scene contestualizzate in discoteca, in aeroporto, in un concerto punk, quindi è naturale comprendere come fosse impossibile disegnare soltanto uno o due personaggi.  A tutto ciò si aggiungono 80,000 disegni, 130.000 immagini, 1.200 inquadrature per ogni scena, 20 animatori professionisti sul progetto“. Sono questi i numeri grafici di Persépolis, film d’animazione fiero di essere tradizionale.

L’Europa
L’Europa, quindi, diventa presto il suo nuovo contesto di vita, una vita del tutto diversa e neanche troppo pienamente positiva rispetto a quella appena passata in Iran. Tutto ciò è racchiuso in Persépolis, attraverso una narrazione intelligente e dinamica che ha il merito di riuscire ad evitare di cadere nella tentazione di concentrarsi in fasi eccessivamente pesanti ed introspettive, sdrammatizzandone i tratti con scene ironiche e battute divertenti. Il contrasto continuo tra situazioni antitetiche viene descritto dalla stessa Satrapi: “Questo è ciò che succede nella vita reale. Quando ti fermi e ti lamenti, è perché le cose di cui ti lamenti sono riparabili, ma quando le cose di cui ti lamenti non sono più riparabili, allora hai due soluzioni: o ridi o muori. Lo humor è una questione d’intelligenza; io credo che le persone che non hanno humor siano semplicemente limitate. Quando piangi, oltretutto, vuol dire che sei da solo, mentre se ridi vuol dire che sei in compagnia di qualcun altro: il pianto lo isoli, la risata la condividi“. Persépolis è stata una vera e propria sfida per Marjane, che è riuscita nell’impresa di rendere immortale nientemeno che se stessa, ottenendo un clamoroso successo, oltre che in termini di pubblico, anche nelle valutazioni della critica cinematografica, che si è dichiarata subito entusiasta della pellicola. E se domandiamo a Marjane se è rimasta sorpresa dei risultati del film, l’autrice non fatica a dichiarare che:     “E’ sempre sorprendente quando porti a termine, senza compromessi, un lavoro prettamente personale, e ci sono molte persone che rispondono in un modo così positivo. E’ una benedizione. E’ il miglior regalo che un artista possa ricevere“.

L’animazione

Oltre alla protagonista, tanti sono i personaggi disegnati e per quanto assolutamente fugace sia il loro passaggio, tutti sanno perfettamente tenere la loro piccola goccia di scena. Questo è vero per gli amici con cui Marjane scorazza per le strade di Teheran quanto per quelli con cui si ritrova nei parchi di Vienna, la cugina e i compagni di università, la polizia e il dottore, il falsario e il venditore di fave. Nessuno è uno sfondo per le azioni dei protagonisti principali, nessuno di loro è un semplice corpo per riempire una prospettiva. Sono tanti piccoli cristalli che cadono sulle esperienze di Marjane, che le danno un altro riflesso sulle cose, seppur piccolo, forse non sempre positivo. La mano dei disegnatori dell’animazione di Persépolis ha saputo dare a tutte queste “comparse” una profondità che amplifica e arricchisce le scene e la storia. Sono come cammei che, realizzati con cura, impreziosiscono un’opera già unica e di per sé ricercata nel dettaglio.
La loro presenza è il modo più naturale per dare il senso della profondità delle vicende, o meglio del gran numero di persone che vengono coinvolte nei casi della vita. Fermandosi a pensare ci si accorge che molti di questi personaggi sono da qualche parte, ora, in questo momento. Sono persone che stanno ancora agendo sul mondo e sulle cose. Quell’attimo della loro vita ritagliato in Persépolis non è altro che una scheggia. Chissà che fine hanno fatto la pazza affittacamere e il suo cane, il figlio della signora delle pulizie, il guardone con il giornale, le suore e le compagne del convitto…

Il nucelo tematico
L’iraniana Marjane Satrapi e il francese Vincent Paronnaud hanno fuso insieme le proprie attitudini professionali e il proprio bagaglio socioculturale per dirigere da registi e sceneggiatori Persépolis, il film d’animazione che ha vinto un importante premio al Festival di Cannes 2008.
E’ il cambiamento il nucleo tematico intorno a cui si sviluppa l’intera storia: il cambiamento fisico e caratteriale di Marjane nel passaggio dall’adolescenza alla maturità, il cambiamento storico dell’Iran avvenuto sul finire degli anni ‘70, il cambiamento geografico della protagonista alla scoperta dell’Europa e di una nuova realtà. L’evolversi delle vicende scorre lineare durante la visione delle sequenze, disegnate quasi esclusivamente in bianco e nero. E la scelta di non ricorrere ai colori non toglie affatto energia ed espressività al contenuto narrato, ma paradossalmente risulta un buon escamotage per non far distrarre lo spettatore in pompose artificiosità tecniche. Persépolis è il viaggio di Marjane alla scoperta di sé e di un futuro apparentemente imposto dal destino. È il viaggio di una ragazza che attraverso Dio, la nonna, e anche Rocky, riesce a trovare il proprio spazio nel mondo.

La colonna sonora
Da segnalare, infine, la strepitosa colonna sonora, realizzata da Olivier Bennert, che accompagna Marjane, come un’amica fedele, in ogni suo spostamento. Se si volesse conoscere l’anima di Marjane, basterebbe ascoltare la colonna sonora di Persépolis. La colonna sonora riveste un’importanza cruciale nella buona realizzazione di un film; sotto certi aspetti potrebbe essere considerata addirittura come la vera e propria anima del film, la parte spirituale ed emotiva che arriva allo spettatore quasi di nascosto, ma non senza efficacia. Dal punto di vista tecnico, il soundtrack di Olivier Bernet gode di una buona varietà sonora ed è arduo tentare di inquadrarlo in un’unico genere musicale. Piuttosto, ci si ritrova dinnanzi a sonorità jazz, disco-music mediorientale, ballate apolidi e canzoni d’autore francesi.

L’animazione
Normalmente sono le costumiste che, seguendo scrupolosamente il copione, vestono gli attori. In Persépolis invece sono stati gli illustratori ad impegnarsi nella ricerca dei costumi giusti. Il film inizia negli anni ‘70 e percorre tutti gli ‘80 tra Europa ed Iran. Si snoda tra università, concerti feste e classi sociali. È facile immaginare come vestire tutti nel modo giusto sia stata un’impresa non troppo facile. I pantaloni a zampa della madre di Marjane lasciano presto il posto al velo e alla monotonia della nuova divisa scolastica delle classi solo femminili. Sconvolgimento di look che inchioda sullo schermo il primo reale cambiamento di vita a cui la giovane Marjane non sembra, fin da subito, volersi abituare e che a modo suo combatterà con piccoli particolari come le scarpe da basket ed il giubbotto punk. È solo l’assaggio di una parte di quegli anni ‘80 che esploderanno a Vienna con creste, concerti rock ed anfibi. E non mancheranno certo uno strascico hippy-style e qualche maglioncino a collo alto da artista-esistenzialista. Basta però scendere all’aeroporto per tornare a casa, a Teheran, perchè Marjane metta da parte vestiti scollati e minigonne per riprendere di nuovo il velo. Ma è qui che, in contrasto con la semplicità della tenuta delle ragazze, si fa straordinariamente evidente l’abbigliamento maschile, libero di seguire la moda senza nessun problema. Tutto questo almeno nei luoghi pubblici e per strada. A casa, nelle feste private, Marjane e le sue amiche ritornano a sfoggiare tacchi alti e gonne. Si mettono il rossetto e sciolgono i capelli. In Persépolis, a ben vedere, ogni cambio di costume è qualcosa di più. Mettersi o no il rossetto può essere il segno sottile di una piccola rivoluzione.

Biografie degli  autori

Marjane Satrapi è nata in Iran nel 1969 in una famiglia borghese di intellettuali perseguitati dal regime dello Scià. Quando nel ’79 l’ayatollah Kohmeini torna dall’esilio e prende il potere la famiglia Satrapi è soddisfatta per la cacciata dello Scià ma subito preoccupata per il fanatismo del nuovo stato. Per sottrarre Marjane al clima di crescente intolleranza, specialmente nei confronti delle donne, a 14 anni la mandano a studiare in Austria. Marjane torna poi a Teheran e frequenta l’Accademia di Belle Arti. Infine emigra definitivamente in Francia per studiare grafica. E’ a questo punto che si avvicina al fumetto e comincia a raccontare la propria vita in una graphic novel a puntate, il primo fumetto iraniano a essere mai stato pubblicato.

Vincent Paronnaud è nato a La Rochelle nel 1970, ed è considerato uno dei maggiori fumettisti della cultura underground transalpina. Noto nel suo ambiente con lo pseudonimo di Winshluss, ha inventato, assieme al collega Cizo, il personaggio di Monsieur Ferraille, figura emblematica del fumetto Ferraille Illustré. Molto apprezzato dalla critica del settore, Paronnaud ha guadagnato riconoscimenti pubblici con le nomination per Smart Monkey nel 2004, e Wizz and Buzz nel 2007, all’Angouleme Comic Book Festival. La sua collaborazione con Marjane Satrapi è iniziata sei anni fa, limitandosi ad una fase di scambio professionale tra il suo lavoro e quello della fumettista iraniana. Il punto di svolta è avvenuto quando la Satrapi gli ha chiesto di portare in pellicola il fumetto Persépolis: “Non potevo rifiutare - afferma Paronnaud - mi piaceva il libro e mi trovavo bene a lavorare con Marjane. Era una splendida opportunità per me fare qualcosa che non avevo mai fatto prima, e cioè lavorare ad un progetto così altamente artistico“. Ecco come ha preso il via, dunque, la collaborazione tra due professionisti del settore fumettistico, alle prese con un grande film d’animazione, di cui hanno dovuto anche riscriverne una sceneggiatura adatta al prodotto che avevano intenzione di creare. “Ci siamo incontrati 4 ore al giorno per tre mesi di fila. Nessuno di noi due sapeva battere a macchina decentemente, così abbiamo deciso di utilizzare la classica matita, anche perché in tal modo avevamo la possibilità di cancellare… Ci siamo trovati a dover cogliere il giusto equilibrio tra gli eventi cruciali raccontati nel fumetto, che prende ben 20 anni di vita vissuta, e i dettagli insignificanti della quotidianità. Dopo breve, ad ogni modo, ci siamo dimenticati del libro, concentrandoci esclusivamente su quella che era la nostra idea del progetto“. “Non sono un tipo che si emoziona facilmente. Per me niente è mai abbastanza giusto e corretto. E’ un mio difetto, che mi faceva spesso notare anche Marjane. Tuttavia, devo ammettere che il risultato del nostro lavoro mi ha completamente preso a livello emozionale. Vedere la piccola Marjane muoversi sullo schermo, che poi era anche la mia collega, è stata davvero un’esperienza unica“.

Leggi la critica di Paolo Mereghetti

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