sabato 16 gennaio 2010

LEGGI LA SCHEDA ANALITICA DI SOPRAVVIVERE COI LUPI

Regia: Véra Belmont
Soggetto: dal romanzo omonimo di Misha Defonseca
Sceneggiatura: V. Belmont, in collaborazione con Gérard Mordillat
Fotografia: Pierre Cottereau
Musiche: Émilie Simon
Montaggio: Martine Giordano
Scenografia: Anette Reuther
Interpreti: Mathilde Goffart (Misha), Yael Abecassis (Gerusha, la madre), Benno Fürmann (Reuven, il padre), Guy Bedos (Ernest), Michele Bernier (Marthe), Anne-Marie Philipe (Sig.ra Valle), Franck de la Personne (Sig. Valle), Paul Emile Petre (Leopold), Marie Kremer (Janine).
Produzione: Stéphan Films, Saga Film
Origine: Francia
Anno di edizione: 2008
Durata: 90’

Analisi della struttura narrativa del film


1) Dalla finestra di una cantina un uomo e una donna spiano il rastrellamento dei tedeschi
Non si può parlare di Sopravvivere coi lupi senza accennare al romanzo omonimo di Misha Defonseca: uscito nel 1997, è stato un caso prima letterario poi mediatico, quando la scrittrice - che lo aveva presentato come una veritiera autobiografia - è stata smascherata e costretta ad ammettere di essersi inventata tutto. Come dimostrato dalla tenacia di due esperti dell’Olocausto, Serge Aroles e Maxime Steinberg. E come, infine, ammesso dalla diretta interessata. “È vero, ho raccontato un’altra vita, ma questo libro, questa storia era la mia. Non era la realtà vera ma la mia realtà, il mio modo di sopravvivere”. Si sgonfia così quello che non soltanto era stato considerato un caso editoriale ma anche una testimonianza durissima di uno dei momenti più tragici della storia contemporanea. La nuova ricostruzione dei fatti porta, così ad un’altra verità. Se sulla deportazione e sull’assassinio dei genitori della scrittrice nessuno ha nulla da eccepire, la scoperta clamorosa è che Misha Defonseca, il cui vero nome è Monique De Wael, non era affatto ebrea. E che il famoso viaggio con i lupi, che dà poi il titolo al romanzo, è stato inventato di sana pianta, a dispetto invece di quanto dichiarato nel libro. Quando lo scorso febbraio la scrittrice ha confessato il suo (im)perdonabile segreto, la regista Véra Belmont si è sentita tradita ma oggi afferma che in fondo un film, anche quando trae spunto dalla realtà, è sempre un intreccio tra vero e finzione.


2) Di notte a bordo di un camion, Misha e i suoi genitori attraversano una città deserta

3) La famiglia arriva in una soffitta, al centro della stanza un cavallo a dondolo

4) Misha e la madre nella soffitta

Con una scelta visiva che ricorda la vicenda di Anna Frank (la vita nascosta in una soffitta), Véra Belmont apre il film con un’inquadratura di Misha, che come tutte le bambine di otto anni gioca sul cavallo a dondolo. La mamma la invita ad essere prudente a non parlare a voce alta perché il nascondiglio non è sicuro. Lei abbassa il tono, poi con fare civettuolo imita la camminata di un’attrice e si avvicina alla donna. Con questa breve scena gli spettatori vengono portati al centro del dramma: la persecuzione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Una tragedia osservata da un’ottica molto particolare, quella di una bambina. Misha sarà, infatti, per tutto il film la protagonista e i suoi gesti, le sue parole e le sue scelte guideranno gli spettatori per tutto il racconto. In questa scena le sue parole su Hitler (vuole che l’olio di merluzzo la rende forte per poi uccidere il dittatore tedesco), la sua voglia di andare al cinema, di giocare, fanno subito pensare ad un presente oscuro e difficile che non permette ad una ragazzina di vivere una vita normale. La scena si chiude con Misha che chiede alla madre di sorridere.

5) Misha gioca e poi viene sgridata dal padre

Non è facile portare sullo schermo il dramma di una bambina vittima della guerra e della persecuzione razziale. Forse è per questo che la regista francese Véra Belmont ha preferito concentrarsi maggiormente sulla descrizione del carattere della piccola protagonista piuttosto che sulla tragedia storica in se stessa. Per questo a Misha viene concesso di raccontare, giocando con i pupazzi, la sua vicenda personale: figlia di due ebrei, il padre è di origine tedesca, la madre è russa, è ora costretta a cambiare continuamente nascondiglio. La piccola però non si arrende facilmente alla sua condizione di solitudine: vorrebbe uccidere i tedeschi (che lei apostrofa con il dispregiativo di crucchi), poi sfoga la rabbia affacciandosi alla finestra e sputando sui bambini che giocano in strada. Per questo viene sgridata dal padre che con fare deciso la invita alla prudenza. La scelta fotografica della regista, la luce che illumina di taglio i volti dei protagonisti, e lascia in ombra il resto dell’ambiente, sottolinea la difficile situazione che attraversano i personaggi. In questa scena emerge anche la passione di Misha per gli animali, gioca infatti con dei pupazzi a forma di tigre e di tartaruga, ma questo elemento verrà sviluppato in seguito.


6) Il padre accompagna Misha a scuola

7) Sulle scale della scuola Misha aspetta il padre

Nell’attesa del padre Misha conta, finalmente l’uomo arriva. Ancora un segno dell’inquietudine che pervade la vita della bambina: l’attesa del genitore si trasforma in un gioco che mescola la fatalità all’angoscia. La soggettiva dello sguardo di Misha verso le scale e l’abbraccio liberatorio all’arrivo del papà sciolgono la tensione.


8) Il padre di Misha esce con un amico
Tornano ancora i desideri di Misha: uscire, giocare nel parco, andare al cinema, nutrirsi in modo adeguato. Ma la realtà incombe. L’arrivo del padre con un amico e la notizia dell’arresto di alcuni conoscenti, rendono la casa insicura, per cui occorre trovare una nuova sistemazione. La scena è realizzata in campo controcampo in modo da seguire tutti i personaggi per poi arrivare con i primi piani a descrivere le loro emozioni, in tal senso è significativo lo sguardo della madre che sembra presagire la tragedia.

9) Misha fa il bagno

La madre lava la piccola Misha e intanto le ricorda che chiunque vada a prenderla a scuola al posto del padre e l’avvicina sussurrando “Amore ad amore”, lei deve seguirlo.


10) Durante la lezione Misha e altre allieve vengono allontanate all’arrivo dei tedeschi e nascoste in cantina
E’ questa una scena che ricorda tanti altri film dedicati alla Shoah in cui sono protagonisti i bambini, basta pensare ad Arrivederci ragazzi di Louis Malle. Anche nel film del regista francese l’orrore arriva fin dentro la scuola con i nazisti che perquisiscono il convento alla ricerca di bambini ebrei. Identica sorte per Misha, anche per lei la scuola non è un “nascondiglio” sicuro. Mentre le bambine sono in cantina riescono comunque a giocare e la piccola protagonista sottolinea il suo amore per gli animali.


11) Misha e i genitori
Misha e i genitori dormono nello stesso letto. Il padre accenna al fatto che i tedeschi hanno dei problemi a Stalingrado e Misha ribadisce il suo grande amore per la madre. Questa scena è importante perché è l’ultima in cui vediamo Misha insieme ai suoi genitori. Si chiude così la prima parte del film con questa ragazzina di otto anni che vive serena, nonostante tutto, con il padre e la madre. Da ora in poi potrà pensare a loro solo al passato e come nelle favole dovrà dire: C’era una volta una bambina che viveva felice con i genitori.


12) I genitori di Misha sono stati deportati
All’uscita di scuola Misha aspetta il padre ma l’uomo non arriva e il gioco della conta dei numeri non ha l’effetto desiderato. La piccola si incammina per strada e vede i tedeschi che stanno deportando un gran numero di ebrei. Compare una signora e recita la frase “Amore ad amore”, un’espressione che suona come una sorta di macabra formula magica, da ora in poi per Misha si spalancheranno le porte di un nuovo “regno” dove l’amore è sostituito dal dolore.

13) Misha e la signora salgono su un autobus

A bordo dell’autobus le due si allontanano da Bruxelles. Un viaggio questo che rimanda idealmente sia a quello che stanno facendo i genitori della bambina, sia al lungo cammino che la piccola farà alla loro ricerca.

14) La nuova famiglia

Misha viene accolta in casa della signora Valle che la tratta con freddo distacco e si preoccupa solo di contare i soldi ricevuti in cambio dell’ospitalità.


15) A Misha viene tolta la catenina
La signora Valle fa togliere alla bambina la catenina con la stella di David. E’ questa una scena importante che stigmatizza la più generale situazione degli ebrei che proprio in quel periodo venivano spogliati di tutti i loro averi. Così è per Misha che ora si separa dalla catenina ma come vedremo in seguito dovrà perdere anche la sua identità. Questa sorta di rito di iniziazione segna il definitivo passaggio per la piccola ad una nuova vita.


16) La cena
La sera a cena viene servito del maiale e la famiglia Valle, dimostrando subito una scarsa sensibilità nei confronti di Misha, ironizza su questo. L’episodio ricorda che per gli ebrei il maiale è uno dei cibi proibiti dal Levitico, il terzo libro della Torah ebraica ed anche della Bibbia cristiana. Probabilmente questa proibizione alimentare, abbinata ad altre (come il divieto di mangiare crostacei) serviva ad evitare intossicazioni alimentari in un posto in cui la conservazione del cibo era particolarmente difficile a causa del caldo.


17) La sera Misha piange
Nella vita piena di amore di Misha è calata la notte e ora piange disperata nella soffitta dove dorme da sola. Straziante per la bambina il ricordo di quelle passate in compagnia dei genitori, come visto nella scena 11. La cameriera prova a confortarla ma le sue parole nascondono i secolari pregiudizi che da sempre discriminano il popolo ebraico: “dovete pagare perché avete ucciso Gesù”. In proposito riportiamo alcune considerazioni storiche sull’argomento.
Il recente Gesù ebreo di Galilea di Giuseppe Barbaglio, studioso di scienze bibliche, autore di molti saggi, sostiene che nell’assoluzione di Pilato e nella colpevolizzazione dei giudei si manifestano vari interessi convergenti degli evangelisti: “Anzitutto assolvere l’autorità romana, trascinata suo malgrado a condannare Cristo; … poi attaccare i giudei della seconda metà del I secolo che avevano rifiutato di credere in Gesù come messia perchè fieri contestatori delle comunità cristiane… era una demolizione umana e morale dell’avversario nella storia fin troppo diffusa. In una parola, i credenti in un messia maestro di amore… si sono manifestati antigiudei con punte di esplicito accanimento.”.
Il teologo Hans Kung, nel libro Ebraismo, a conclusione di un’approfondita analisi, si chiede: “Chi porta dunque la responsabilità della morte di Gesù? La risposta storica esatta può essere soltanto questa: le autorità giudaiche e romane si sono trovate immischiate entrambe a loro modo in questo caso. Ma per quanto riguarda l’oggi qualcosa d’altro è decisivo: gli ebrei come popolo nemmeno allora hanno rifiutato Gesù; non si sarebbe mai dovuto parlare di una colpa collettiva del popolo ebraico di allora (e perché non anche del popolo romano?). A maggior ragione è assurda una colpevolizzazione collettiva degli ebrei successivi: incolpare della morte di Gesù l’odierna nazione ebraica era ed è un’assurdità che ha causato sofferenze senza fine a questo popolo”.
Pochi anni fa Chaim Chon, giudice a Gerusalemme e personalità eminente dell’ebraismo laico-liberale, nel suo erudito volume Processo e morte di Gesù. Un punto di vista ebraico, conclude così: “Centinaia di generazioni di ebrei, nell’intero mondo cristiano, sono state punite per un delitto che né loro né i loro padri hanno commesso. Peggio ancora: per secoli, gli ebrei, a causa della supposta partecipazione dei loro antenati al processo e alla crocifissione di Gesù, sono stati costretti a patire sofferenze e persecuzioni inimmaginabili, sebbene la pura verità sia che i loro padri non ebbero parte alcuna in tutto ciò, ma tentarono di proteggere Gesù – un uomo che amavano profondamente – dalla sua tragica fine per mano dei romani.”.
Autori di questi studi, tanto ebrei che cristiani, hanno dimostrato in modo chiaro che quella che sembra scagionare Pilato e incolpare il popolo ebraico della crocifissione, è una versione adottata per attenuare le colpe dei dominatori romani, con lo scopo di assicurare la sopravvivenza della nuova fede all’interno dell’impero.
Jules Isaac, storico ebreo nel suo libro Gesù e Israele mette a confronto, con grande rispetto per il cristianesimo, le quattro versioni dei Vangeli e raffronta le notizie che abbiamo da questi con le informazioni che ci vengono dalle opere di altri storici del tempo, come Flavio Giuseppe e Filone Alessandrino. Ne deduce che “il popolo ebraico non c’entra affatto (con la crocifissione). Esso non ha avuto alcuna parte in una vicenda svoltasi senza la sua partecipazione, anzi contro la sua volontà”. E chiede che nell’insegnamento cristiano ci si attenga a principi di verità, fra cui questi:
“- riconoscere che il procuratore Ponzio Pilato era del tutto arbitro della vita e della morte di Gesù;
- che Gesù fu condannato per pretese messianiche, il che era un delitto agli occhi dei romani, ma non degli ebrei;
- che la crocifissione era un supplizio specificamente romano;
- astenersi dall’imputare al popolo ebraico la corona di spine che, nel racconto dei Vangeli, è un gioco crudele della soldatesca romana;
- astenersi dall’identificare la folla aizzata dai sommi sacerdoti con l’intero popolo ebraico, o anche con il solo popolo ebraico della Palestina, i cui sentimenti antiromani sono indubitabili;
- osservare che il quarto Vangelo mette in scena esclusivamente i sommi sacerdoti e i subalterni;
- ed infine non dimenticare che il grido terribile: “il suo sangue ricada su noi e sui nostri figli” non potrebbe prevalere contro la parola: “Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno”.
Secondo il punto di vista ebraico, Gesù è stato un predicatore itinerante, ma non il Messia atteso; non era Figlio di Dio, non ha compiuto miracoli e, dopo la morte in croce, non è risorto né asceso al cielo.


18) I nuovi documenti
La mattina dopo Misha viene preparata per la foto, ha bisogno di nuovi documenti: ora si chiamerà Monique e dovrà chiamare mamma la donna che la tratta con freddezza .


19) Il furto
Misha di notte ruba un biscotto. La mattina dopo viene picchiata dalla signora Valle, suo figlio Leopold sorride in un angolo.


20) La nuova vita
Novella Cenerentola, Misha lava i piatti con la cameriera, poi esce con Leopold per andare in campagna a cercare provviste alimentari.


21) Il viaggio verso la campagna
I due ragazzi vanno a casa di Ernest, il fratello della signora Valle.


22) La fattoria di Ernest
I due arrivano ad un casolare e sono accolti da Ernest. L’uomo ha preparato i nuovi documenti per Misha, ma avverte Leopold che questa è la sua ultima falsificazione.


23) Il ritorno a casa
Leopold e la madre parlano con ironia di Ernest e di Marthe, scopriremo in seguito come queste parole nascondono una sottile cattiveria. Misha si ostina a non chiamare mamma la signora Valle. In effetti la donna più che ad una madre assomiglia ad una perfida matrigna.


24) Misha piange
Misha mentre lava i piatti piange e chiama sua madre. Il canto ebraico che ascoltiamo in questa scena è unito alle immagini con il parallelismo, la maniera pù semplice per unire il sonoro alle inquadrature: la musica si fonde con le immagini e le supporta. Nello specifico il canto ebraico che ascoltiamo, fa si che il parallelismo sia convenzionale/storico: il pianto della bambina e la musica rimandano alla difficile situazione del popolo ebraico e alla diaspora che da sempre ha dovuto affrontare.


25) Misha cammina in campagna
Ancora in off il suono del canto ebraico.


26) Alla fattoria di Ernest
Nonostante l’aspetto burbero Ernest tratta con dolcezza Misha e gli insegna a riconoscere le piante e gli animali.


27) Misha e il signor Valle
Il signor Valle gioca con Marthe e quando la moglie se ne accorge reagisce con sarcasmo: per lei Misha è solo una piccola sguattera.


28) Alla fattoria di Ernest
Alla fattoria di Ernest Misha sembra tornare ad essere una bambina allegra e spensierata. Gioca con i cani, Mama Rita e Papa Ita, e segue gli insegnamenti del contadino che la consiglia di non guardare gli animali negli occhi e di accarezzarli sotto il mento. Entra in scena la moglie di Ernest, Marthe, impazzita dal dolore per la prematura scomparsa del figlio, considera ora Misha sua nipote. In cucina Ernest litiga con Leopold per i soldi delle carte falsificate e il ragazzo reagisce con cattiveria ricordando a Marthe che il figlio è morto. La reazione di Misha e di Ernest è rabbiosa, entrambi picchiano il ragazzo.


29) Il telegramma
In casa Misha spolvera un tavolo, quando la famiglia riceve un telegramma.


30) Alla fattoria di Ernest
Misha deve stare tre giorni alla fattoria per il lutto che ha colpito la famiglia Valle. Prima di partire ha rubato le carte che voleva Ernest. La piccola protagonista del film è coraggiosa e determinata, decisa a reagire con ogni mezzo alla durezza della sua nuova vita. Parla con il contadino dei suoi genitori e l’uomo la conforta raccontando che mamma e papà sono andati verso est e che lei deve solo aspettare. Marthe regala a Misha una bambola di pezza.


31) La vita alla fattoria
La parentesi bucolica di Misha alla fattoria prosegue con i giochi con gli animali, la terra da coltivare e le canzoni da cantare con Ernest.


32) La carta geografica
Insieme ad Ernest Misha guarda la carta dell’Europa, poi chiede notizie dei genitori e il contadino di nuovo prova a confortarla dicendole che lavorano verso est, che anche lui è stato prigioniero dei tedeschi e poi è tornato. Ernest è stato professore e ora fa studiare Misha. La diversa situazione emotiva della protagonista è sottolineata dalla regista sia nelle scelte fotografiche sia dagli spazi che attraversano i personaggi. Se in casa Valle dominano gli interni claustrofobici e una fotografia contrastata, ora la scena è invasa dai colori caldi dell’autunno e i protagonisti escono frequentemente in esterno.


33) La bussola
Ernest regala a Misha una bussola e gli insegna ad usarla. Ben presto la bussola diventerà per la bambina un oggetto magico in grado di cambiare il suo destino.


34) Il bombardamento
Leopold arriva a casa trafelato perché gli inglesi stanno bombardando la città. Misha spera che la guerra sia finita ma ora deve nascondersi in cantina perché i tedeschi perquisiscono tutte le case.


35) La signora Valle vuole denunciare Misha
Misha ascolta una conversazione tra i padroni di casa. La signora Valle vuole denunciare la bambina perché non riceve più i soldi che le sono stati promessi e poi è convinta che i tedeschi vinceranno la guerra. A niente servono i dubbi del marito più affezionato alla piccola e meno convinto della vittoria tedesca. Anche questa è una scena esemplare che racconta l’atteggiamento di tante persone nei giorni dell’occupazione tedesca: in molti hanno fatto finta di non vedere, altri – come in questo caso – hanno lucrato sulle spalle degli ebrei. Per raccontare questo momento fondamentale nella vita di Misha, la regista ha scelto di utilizzare come inquadratura una soggettiva, il dialogo è spiato dalla bambina, mentre la ripresa è effettuata con la macchina a mano, infatti nell’inquadratura si avvertono tutte le oscillazioni della macchina da presa, Una scelta di questo tipo sottolinea il momento di ulteriore crisi che Misha sta vivendo: la sua vita è davvero in bilico.


Schermo al nero


36) Alla fattoria di Ernest
Misha corre da Ernest ma anche lì è in pericolo: il contadino ha paura che la sorella denunci la sua presenza alla fattoria. Il timore dell’uomo è giusto, poco dopo arrivano i miliziani che perquisiscono l’abitazione e portano via i due anziani coniugi. Misha ha osservato la scena dell’arresto dal nascondiglio in giardino, esce, prende la bussola e la orienta verso est.


37) Misha parte per il suo viaggio
La bambina ostinata che abbiamo conosciuto fin dall’inizio del film, mette ora in pratica tutta la sua determinazione e,- sciolte le trecce, indossato un cappello - si avventura alla ricerca dei genitori. Inizia la terza parte del fim con Misha che cammina tra i campi, nei boschi, scrive il suo nome con i sassi, ha i piedi doloranti ma continua ad andare avanti. Per raccontare questo viaggio la regista Véra Belmont ha cercato di riprodurre durante il film le quattro stagioni dell’anno: “Un po’ d’autunno quando inizia il suo viaggio, tanto inverno, poca primavera, un pezzetto d’estate e ancora un po’ d’autunno quando torna a Bruxelles, liberata nel settembre del 1944”.


38) Arriva a Overijse, sale su un camion e ruba del cibo
Véra Belmont sapeva di dover trovare una musica che seguisse Misha nel suo viaggio solitario. “La storia di Misha è sconvolgente e serviva una musica che l’accompagnasse senza appesantirla”, ammette la regista. “Un giorno ho sentito un brano di Émilie Simon. C’era qualcosa di etereo nei suoi brani, qualcosa che riguardava la natura. Ho messo la sua musica sotto le prime immagini del film e magicamente questa ha accompagnato la pellicola alla perfezione”.

39) Di notte dorme nel bosco

Il rumore prodotto dagli animali e dalle piante sottolineano e amplificano lo stato di angoscia in cui si trova la protagonista.


40) Il giorno dopo Misha urla tutta la sua fame. Vicino ad una casa ruba dei calzini e poi delle mele
Mathilde Goffart nel ruolo di Misha ha fornito una performance eccellente, in proposito la regista ha detto: “Ho trovato straordinaria Mathilde perché non sa di essere un’attrice. L’ho scelta per questo ruolo perché aveva qualcosa di speciale rispetto agli altri bambini che avevo visto. Ai bambini non bisogna spiegare troppo le cose, quando le facevo vedere cosa volevo da lei, non solo lo faceva, ma aggiungeva sempre qualcosa di più. Non ha inibizioni, osa tutto. Amo molto questa piccola belga perché non è né troppo carina, né brutta, un po’ come Liv Ullmann. Ha un fascino particolare, magnetico”.

41) Cammina sotto la pioggia nel bosco, poi trova una casa, entra. Sul tavolo i resti della cena, prende un coltello, una tovaglia

A parte l’iconografia dei film sui nazisti, Sopravvivere coi lupi si appoggia a famose citazioni e ad archetipi narrativi ampiamente consolidati. Il film ha dichiaratamente il tono della favola, come Mowgli nel Libro della giungla, nel suo lungo vagare la protagonista perde la percezione di sé e degli altri. Prossima al selvaggio dell’Aveyron, consacrato da Truffaut ne Il ragazzo selvaggio, la bambina finisce per rifugiarsi nel bosco, muovendosi a quattro zampe, arrampicandosi sugli alberi, rotolandosi sulle foglie, fuggendo di fronte al mostro umano.


42) Il convoglio nazista e l’aggressione
La tovaglia è ora un mantello. Misha vede passare il treno, da dove scende un uomo. Poco dopo arrivano dei tedeschi con i cani e aggrediscono una ragazza trovata nel bosco. Misha fugge via rincorsa da un cane. Ripensando agli insegnamenti di Ernest, la bambina riesce a bloccare l’animale, che poi aggredisce un soldato tedesco. Misha riesce a scappare via. Questa è una delle poche scene del film in cui è evidente la crudeltà dei soldati e della guerra; un episodio raro perché nel resto della vicenda la Belmont allude alla violenza senza mai eccedere nel realismo.

43) Raggiunge una barca e remando disperatamente attraversa un fiume

44) Cammina nei campi, ha fame e mangia i vermi

Questa scena è stata la sola in cui la protagonista ha ceduto. L’unica crisi di pianto in quindici settimane di riprese durante le quali ha stupito tutti con la sua forza, il suo coraggio, la sua pazienza, la sua intelligenza e il suo talento. Risultato: è la mano di una controfigura che stritola i vermi. Invece non ha avuto problemi a mangiarli perché sono caramelle al gusto cola con sopra polvere di cacao. 


Schermo al nero

45) Dorme nel bosco e si sveglia mentre nevica, poi continua a camminare

Ora che la storia viene raccontata tutta in esterno, la regista cambia il tipo di inquadrature e passa ai campi lunghi e lunghissimi per inserire la sua piccola protagonista nella vastità del paesaggio. La musica off dolce e struggente rende ancora più drammatica la situazione di Misha.

46) L’aggressione del vecchio

Cammina nella neve. Avvista una casa ed entra. Mangia, ruba del cibo, esce e va a sedersi sul tetto di una baracca. La vede un uomo anziano e la fa scendere, lei lo ferisce con il coltello e fugge via. L’uomo le tira dei sassi e la colpisce ma Misha riesce ad arrivare ad un fiume. Poi sviene. Una scena esemplare questa che racconta un periodo storico dominato dalla crudeltà, dove anche i rapporti umani sono violenti e senza speranza. Il vecchio non esita ad aggredire la ragazzina e non ha nessuna pietà per lei e per la sua sorte.


47) Parla con la madre
Appena Misha riesce a riprendersi si sentono in voce over le parole della madre, che dice alla bambina di essere vicina a lei. Una voce interiore da cui la piccola sembra prendere la forza per continuare il suo viaggio.


Schermo al nero

48)Arriva un lupo

Misha ama i suoi giocattoli a forma di animale, ama le api e i cani di Ernest e saprà come trattare anche i lupi che, a un'ora dall'inizio del film, cominciano a fare sentire il loro ululato. In un interessante rapporto speculare cambiato di segno, i lupi che nelle favole sono il simbolo della voracità, della forza avida e della prepotenza contro l’innocente indifeso, diventano ora qualcosa di diverso. C'è da ricordare che “lupi” (come recita una famosa canzone di Aznavour) vennero definiti i nazisti che occuparono Parigi.


49) Misha gioca con il lupo e lava la bambola. Cammina in una distesa di neve, cade e il lupo la conforta.
In compagnia del lupo Misha torna a sorridere, a giocare. In prossimità di un fiume lava la bambola. Véra Belmont ha affidato all’addestratore Pierre Cadéac il compito di trovare, addestrare e far giocare tre lupi adulti e le loro controfigure, dei lupi grigi e cinque lupacchiotti. In totale una quindicina di lupi hanno scorrazzato in tutta sicurezza durante venticinque giorni di riprese in Alsazia ed in Franca Contea, con tutti i problemi logistici che questo implicava: un grande semicerchio dotato di gabbie, di frigo e di cucina, una recinzione intorno al camion per liberare i lupi ed un altro recinto fatto di fili elettrici che circondava il set. “E’ molto difficile creare un branco con una lupa bianca, un lupo nero, un lupo rosso e dei lupi grigi senza che questi si affrontino”, afferma Pierre Cadéac, “E bisogna sempre trasportarli tutti insieme poiché se un lupo viene separato per troppo tempo dal branco, viene escluso dagli altri ed attaccato non appena vi ritorna”. All’inizio delle riprese è stato deciso di girare più del 50% delle scene previste con Mathilde Goffart ed i lupi. Ma visto il contatto che la bambina ha stabilito con questi fin dal primo giorno di riprese, alla fine il 90% delle scene sono state girate con Mathilde insieme ai lupi.


50) Misha dà il nome al lupo
Nel riparo notturno del bosco Misha trova conforto parlando con il lupo che chiama Mama Rita come la cagnolina conosciuta alla fattoria. Nonostante la durissima prova a cui è sottoposta la piccola ha ancora la capacità di sognare: vorrebbe far conoscere il lupo ai genitori ed anche a Ernest.


51) Il pranzo
L’intesa tra Misha e l’animale appare subito immediata. La bambina ha fame e il lupo amorevolmente cattura un coniglio che la piccola mangia nonostante sia crudo. Come per la scena 44, quella dei vermi, anche in questa la protagonista ha mangiato delle susine e delle fragole per simulare il sangue della carne cruda.


52) Arriva un lupo nero, Mama Rita fa amicizia con lui e se ne va

53) La cattura del cinghiale

Misha cerca del cibo, arriva un cinghiale e i due lupi lo uccidono. Misha di nuovo mangia la carne cruda.


54) Di notte dorme abbracciata a Mama Rita, arriva l’altro lupo e l’animale se ne va

55) Misha riprende il viaggio senza Mama Rita

Ancora la vastità del paesaggio ed il tenero commento musicale accompagna il viaggio di Misha


56) Arriva ad una stazione, entra in una cucina, ruba del cibo e un orologio.

Schermo al nero

57) Di nuovo in cammino

Dall’inverno si è passati alla primavera ma il viaggio che Misha deve compiere è ancora lungo. Véra Belmont ha scoperto il libro di Misha Defonseca verso la fine degli anni ’90 e dopo averne comprato i diritti ha cominciato a scrivere l’adattamento cinematografico. “La cosa più difficile di un film, a differenza di un romanzo, è la manipolazione del tempo. Non potevo raccontare tutti e tre gli anni della storia, né l’intero viaggio ed il ritorno a casa. Un film è la selezione di alcuni momenti e vicende. Volevo innanzitutto fare un film per la famiglia, e poi restare nell’ottica di una storia tragica. Ho quindi deciso di tenere nel film gli episodi con i genitori, con Ernest perché le insegna ogni cosa, con i russi che sono gentili con lei, con i bambini scappati dal ghetto e ovviamente con i lupi. Ho inoltre scelto delle scene evocative più che esplicative. Non sono in grado di filmare l’orrore. Forse altri lo sanno fare. Io no”.
Infatti come abbiamo visto il passaggio tra la scena 56 ambientata in inverno e la 57 ambientata a primavera, è contrassegnato da una dissolvenza al nero, che nel linguaggio cinematografico indica un lungo passaggio temporale.




58) Misha entra in un fienile, beve il latte poi si addormenta. Cammina in un prato e mangia i fiori
L’aspetto fisico della bambina è cambiato: i lunghi capelli sono arruffati, sul volto porta i segni del lungo cammino e dei pericoli che ha scampato. Torna il tema musicale ebraico, ancora una volta Misha è avvicinata idealmente a quei milioni di ebrei che in quel periodo hanno subito atroci sofferenze.

59) Arriva in una cittadina, viene circondata da alcuni ragazzini, una donna la libera e lei fugge

60) Di nuovo nel bosco incide il suo nome sopra un albero

A ribadire il tono favolistica del film sono anche i gesti della bambina: come Pollicino, o come gli animali che marcano il territorio, Misha incide ovunque il suo nome, sugli alberi o nel terreno.

Schermo al nero


61) L’incontro con i bambini fuggiti dal ghetto

Nel bosco Misha incontra dei bambini che cercano la legna. Parlano un idioma sconosciuto ma riescono a fraternizzare e la piccola trascorre la notte con loro. Al mattino il cibo lasciato fuori dal rifugio insospettisce Misha che fugge via, mentre gli altri vengono catturati dai tedeschi. La loro fucilazione, fuori campo, è raccontata solo con il rumore degli spari e con l’urlo straziante di Misha. Come già sottolineato la regista non filma l’orrore in “primo piano” ma, come in questo caso, lascia alla fantasia degli spettatori intuire l’atroce sorte subita dai bambini.

62) Di nuovo è in compagnia dei lupi

In una grotta Misha trova un branco di piccoli lupi e poi incontra di nuovo Mama Rita. Arrivano i soldati tedeschi, gli animali e la bambina si nascondono in una grotta. Sopravvivere con i lupi è dichiaratamente una favola dove ognuno ha un preciso ruolo. Tutti gli elementi della narrazione concorrono, infatti, ad evidenziare la radicale differenziazione tra due universi quello del bene (Misha e i lupi della foresta) e quello del male (i lupi nazisti).

63) Misha esce con il branco di lupi e si mette ad ululare come gli animali. La sera torna nella grotta insieme ai nuovi amici



64) L’uccisione della pecora
Ormai il feeling tra i lupi e la bambina è arrivato ad un punto tale di “mutuo soccorso”: mentre gli animali uccidono la pecora,  Misha la trascina nella loro tana.

65) L’uccisione dei lupi

Ancora una scena carica di tenerezza con il lupo che porta un pezzo di carne a Misha. Ma il pericolo è in agguato, i cacciatori cercano gli animali e uccidono Mama Rita e Chiaro di Luna. Ancora una volta Misha dà prova della sua determinazione e, in un curioso e problematico rovesciamento di Cappuccetto rosso, cerca di uccidere il cacciatore che ha ammazzato i lupi.

66) Misha seppellisce sotto le foglie Mama Rita

Schermo al nero



67) Misha è all’interno di un fabbricato abbandonato. Dalla finestra vede i tedeschi che deportano una colonna di ebrei. Scende in strada tra di loro. Dei bambini tirano delle pietre ai deportati.

Schermo al nero


68) Misha cerca del cibo in un bidone dell’immondizia, poi si accascia al suolo

69) In sogno vede il padre che l’accarezza e l’abbraccia

70) I russi

Misha si risveglia tra le braccia di un soldato russo che la porta in una casa dove viene accudita.

71) Misha fraternizza con i soldati russi

Pur non conoscendo la lingua dei nuovi amici, Misha sembra tornata ad una vita di relazioni sociali. Il coltello che ha utilizzato per difendersi diventa ora un oggetto che le permette di stabilire un rapporto di complicità con il soldato.


72) I tedeschi stanno perdendo la guerra
La bambina e gli ucraini guardano un cinegiornale, per la Germania le sorti della guerra sembrano compromesse e tutti sono contenti. Misha vede le immagini di Bruxelles liberata dai nazisti. Il film mette in evidenza, con tanto di cartina geografica e bandierine che non sono stati solo gli americani ma anche le truppe sovietiche a sconfiggere i nazisti.


73) Gli ucraini fuggono via
I bombardamenti incombono e gli ucraini devono fuggire. Misha regala l’orologio rubato alla stazione ad uno dei soldati e poi di nuovo si incammina da sola verso casa.


74) In una stazione ferroviaria segue le indicazioni di un ragazzo e viaggia aggrappata sotto un treno

75) Cade sui binari e di nuovo si mette in cammino

Schermo al nero.



76) Arriva a Bruexelles
Con il volto e il corpo devastato dalla fuga, quasi senza voce Misha torna nella casa dove ha vissuto con i genitori. Idealmente il lungo cammino della bambina finisce da dove era iniziato e simbolicamente nella stanza troviamo un cavallo a dondolo.

77) Misha in municipio cerca i genitori

78) Misha sta male

Misha viene lavata,  rasata ma è in precarie condizioni di salute.


79) In sogno vede le foto dei genitori e li chiama
 
80) Misha viene portata in ospedale

81) Ernest cerca Misha

82) Ernest va a trovare Misha in ospedale

83) Ernest porta i cani da Misha

Misha aspetta i genitori e non vuole lasciare l’ospedale. Ernest con affetto e dolcezza riesce a convincerla a tornare alla fattoria. Insieme il contadino e la bambina cantano una canzone: la vita può ricominciare.


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