martedì 24 agosto 2010

Roberto Escobar, Il Sole-24Ore

Non ci sono «meraviglie», nel mondo in 3D e in motion capture di Alice in Wonderland (Usa, 2010, 108'). Certo, si tratta dello stesso mondo raccontato da Lewis Carroll. Alice (Mia Wasikowska) ha ormai 19 anni, ma è pur sempre la stessa Alice. E i suoi sogni restano gli stessi sogni. Tuttavia, sognandoli di nuovo, la ragazzina d'un tempo scopre d'aver frainteso: non era Wonderland il nome del paese in cui s'era smarrita, ma Underworld, Mondo di Sotto. Così immagina la sceneggiatrice Linda Woolverton, e così immaginiamo noi, presi dal gioco visionario e «mostruoso» di Tim Burton. Alice sta per essere chiesta in sposa da Hamish, un giovane lord con la puzza al naso (come bene mostra quello «arricciato» del suo interprete, Leo Bill). Che cos'altro può fare una donna che fra non molto compirà vent'anni? Non avrai un bel visino ancora per molto, l'avvertono. Le conviene prendere marito finché la carne regge. A meno che, tra i cespugli ordinati di un grande parco, non s'infili lo scompiglio d'uno strano coniglio bianco. A quel punto, i vecchi sogni tornano a pretendere ascolto. Infatti, lasciato Hamish in ginocchio ad attendere un sì, Alice corre a ritroso negli anni. Corre tanto, che finisce per precipitare dentro il cavo di un albero, a testa in giù fino alla porta che dà verso Underworld. Chi ve la può accompagnare, se non Burton? Chi più di lui l'ha varcata con il cinema la linea precaria che separa il Mondo di Sopra da quello di Sotto, e che li unisce? Passato il confine, lasciato alle spalle l'ovvio che l'attende nella vita adulta, Alice scopre d'avere davanti a sé una inafferrabile terra di non-senso. Niente è come ci si aspetta, a Underworld. I conigli dan lezioni di vita. Fumandosela beati, vecchi bruchi dispensano saggezza E tutti - che siano cappellai entusiasti della rivoluzione (Johnny Depp), o topini con spade lunghe come spilli, o gatti che si dissolvono nel nulla -, tutti dunque pretendono di dirle quel che deve fare, se vuole essere «quella Alice», ossia se stessa. Come stupirsene? Il Mondo di Sotto non è che quello di Sopra capovolto. Sopra, appunto, la precarietà del suo visino è un ottimo argomento d'obbedienza. Ma all'obbedienza spinge anche Underworld. O così farebbe se non fosse a testa in giù. In quella posizione, il sì e il no si confondono, come l'inizio e la fine, il vero e il falso, il passato e il futuro. E il vantaggio dei sogni, e della follia. I migliori sono un po' matti, aveva detto ad Alice ragazzina il padre. Per sua fortuna, (quasi) diventata donna, lei torna a ricordarsene. Prima d'esser se stessa, e anzi per diventarlo, le tocca comunque di ripristinare l'ordine nel Mondo di Sotto. Allo scopo; se la vede con la Regina Rossa (Helena Bonham Carter), che ha cacciato dal trono la sorella più giovane, la Regina Bianca (Anne Hathaway). Qual è la differenza, tra le due? La prima ha un gran testone. Ed è prepotente. L'altra è aggraziata, oltre che ben educata Ma, se li si guarda a testa in giù, il bello e il brutto si confondono, e lo stesso fanno il giusto e l'ingiusto, e l'ordine e il disordine. Nonostante il gran daffare dei «buoni» contro i «cattivi», conviene non dimenticare che stanno fianco a fianco, -e che si rimescolano nello stesso gioco di non-senso. Insomma, gli uni valgono gli altri, e gli altri valgono gli uni (e poi la Regina Bianca dà l'impressione d'essere calcolatrice almeno quanto la sorella, e come lei assetata di potere). Alla fine, nel gran trambusto di mostri volanti e di spade magiche quello che conta davvero è la decisione di Alice: sarà lei la padrona del proprio futuro, non un Hamish qualunque. Poi, lasciato il lord con un palmo del suo naso «arricciato», sarà ancora lei a salire su una nave che tende la prua verso i mari ignoti della Cina. Così accade al termine di Alice in Wonderland. La vita di una donna vale più del suo visino. Il Mondo di Sopra si deve rassegnare, e quello di Sotto anche.
Roberto Escobar, Il Sole-24Ore, 3 marzo 2010

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