venerdì 25 settembre 2009

GRAN TORINO

Un film di Clint Eastwood
Sceneggiatura: Nick Schenk
Fotografia: Tom Stern
Scenografia: Scott J. Murakami
Montaggio: Joel Cox
Costumi: Deborah Hopper
Musiche: Kyle Eastwood, Michael Sevens, la canzone “Gran Torino” è di Clint Eastwood (parole) e Jamie Cullum (musica)

Interpreti: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley, William Hill, Brian Howe, Brian Haley, Geraldine Hughes, Brooke Chia Tao, Dream Walker.
Produzione: Malpaso
Origine: USA
Anno di edizione: 2009
Durata: 115'

Sinossi
Walt Kowalsky, anziano e misantropo reduce della guerra di Corea, vive in un quartiere abitato da immigrati di origine asiatica. Inizialmente dominato dai pregiudizi razziali, il vecchio Walt inizierà ad apprezzare i suoi vicini Hmong fino a diventarne una sorta di "angelo custode"...

Invito alla visione
"Il messaggio è che non è mai troppo tardi per crescere e imparare dagli altri"
Clint Eastwood

Il titolo potrebbe trarre in inganno: Gran Torino, il nuovo film di e con Clint Eastwood che segue di pochi mesi Changeling con Angelina Jolie, non è un prodotto d'azione con inseguimenti d'auto, ma una melanconica cronaca degli ultimi giorni nella vita di un vedovo, un lupo solitario arrabbiato con tutti e miscredente. Non può non far pensare a un Dirty Harry nell'inverno della vita. "E' un veterano della guerra di Corea, pieno di pregiudizi, rimorsi, rabbie" lo racconta lo stesso Eastwood, che torna sullo schermo come interprete a quattro anni da Million Dollar Baby (2004), "Walt è un uomo incapace di comunicare, anche col figlio o i nipoti. I suoi vicini di casa sono immigrati vietnamiti che a lui non piacciono affatto".
Walt ha un'unica grande passione, la sua auto sportiva d'epoca, una Ford Gran Torino, un vero cimelio. Quando un ragazzino vietnamita tenta di rubargliela, aizzato dalla gang locale, Walt si surriscalda. Le conseguenze dell'offesa subita sconvolgeranno la vita di tutti, Walt compreso. "Walt non è un ispettore Callaghan da vecchio" insiste Eastwood "I due periodi storici sono troppo differenti. Harry era frustrato dal sistema politico e giudiziario della città, Walt vuole solo pensare ai fatti suoi".
Ma anche Walt finisce per farsi giustizia da solo, non crede?
"Sì, ma è un uomo tormentato dai ricordi della guerra da lui combattuta nel passato. E quando finalmente acconsente a confessarsi in chiesa, come desiderava la defunta moglie, si vede che soffre tantissimo. Del film mi piaceva l'idea che non è mai troppo tardi per imparare, crescere, capire. E ricevere una sorta di illuminazione".
Sentimenti che la sua generazione conosce?
"Non riuscire a rapportarsi con i propri figli è spesso un limite della mia generazione, gente cresciuta negli anni '40 e '50. Walt è anche abituato a vivere in un quartiere di gente come lui, non è aperto ad altre culture, ma quando diventa amico di questi strani vicini di casa capisce di avere più in comune con loro che con la sua famiglia, con i suoi figli viziati. Fa un lungo viaggio interiore, fino a dare la vita per loro".
Un messaggio di tolleranza in un periodo storico particolare come questo?
"Sì, ed è quello che mi ha affascinato del copione, il modo in cui progredisce dall'intolleranza alla solidarietà. Walt è uno che all'inizio insulta tutti, come spesso fanno quelli della sua generazione, apostrofa i vicini immigrati, che non conosce nemmeno, con pesanti affermazioni razziste, non riesce a trattenersi, fino a quando diventa il loro più strenuo difensore. Non è un uomo politicamente corretto, ma ha una sua sensibilità, e lo diventa. Allo stesso tempo penso che il "politicamente corretto" stia andando troppo oltre, la gente perde il senso dell'umorismo. Mia moglie è un misto di tutto - messicana, giapponese, nera, irlandese - e io la prendo sempre in giro su tutte le sue particolarità etniche e ci divertiamo. Ma forse non ci piacerebbe se lo facesse qualcun altro".
Silvia Bizio, La Repubblica, 4 dicembre 2008

Temi ricorrenti
Un vecchio, grintoso e ringhioso, disamorato di quasi tutti gli esseri che lo circondano (tranne la vecchia cagna Daisy). Un ragazzo cinese e sua sorella, che tentano faticosamente di integrarsi nella vita americana. Due case vicine, quasi identiche, con il prato e il patio antistante, dove siedono e si guardano in cagnesco e s'insultano da lontano il protagonista e una vecchia cinese. Due interni, una chiesa, un giovane prete che non si arrende davanti ai peccatori recalcitranti, ma che cede all”istinto davanti alle ingiustizie. Una bellissima auto d'epoca, la Ford Gran Torino del 1972, lustrata e ferma nel garage, e le auto straniere che scorazzano per le strade. Alcune figure di contorno, poche. Pochissimi ed essenziali i movimenti di macchina. Asciutti e quotidiani i dialoghi, laconiche le battute. Ovvero: come fare un film che va dritto all’essenza emotiva e morale del cinema con una totale economia di mezzi espressivi, che corrisponde armonicamente all’assunto etico cui la narrazione conduce. “Filmbressoniano”, si sarebbe tentati di definirlo, se non esistesse una definizione “naturale”, più vicina alle radici dell’autore Clint Eastwood e delle storie (della Storia) che ci sta raccontando da anni: “film fordiano”, con tutta la purezza stilistica e mitica di John Ford, con tutti i suoi dubbi e, contemporaneamente, con tutta la sua fede ostinata nell'etica di fondo dell’individualismo americano. Un uomo solo può interrompere il circolo vizioso della violenza e dell’ingiustizia. Un uomo che, magari senza crederci, hafatto pace con le leggi che regolano la sua convivenza civile (lo Stato, la Chiesa) e che ha deciso di usarle. Un uomo senza pistola. Un uomo senza peccato. Pensiamo a The Man Who Shot Liberty Valance (L 'uomo che uccise Liberty Vajance, 1962): è indispensabile che l'uomo che non sa sparare, l`uomo di legge, si assuma il peccato che non ha commesso (l’uccisione del bandito), per diventare un eroe popolare, l`unico eroe innocente capace di metter fine alla legge violenta del West. ln Gran Torino, con un movimento solo all`apparenza contrario, è il vecchio reduce della Corea, quello che
sembra pronto a tener fuori gli intrusi dal suo prato a fuciate, che va disarmato a farsi uccidere dai giovani teppisti perché i testimoni riescano a incastrarli e s'interrompa così la spirale del sangue. La morale è la stessa: solo la leggepuò salvarci dal caos.
Emanuela Martini, Cineforum, 483/2009

Curiosità
L’auto “Gran Torino” è lo stesso modello di macchina guidata da Starsky in Starsky ed Hutch.

Le sequenze del film

1) Il funerale di Dorothy

2) A casa di Walt per la veglia funebre

3) I vicini di casa, di etnia Homg, celebrano un battesimo

4) Padre Janovich va a trovare Walt, che ben presto lo caccia di casa

5) Thao viene insultato da un gang di messicani, il cugino Spider e il suo gruppo lo aiutano ad allontanarsi

6) Thao lavora in giardino quando riceve la visita di Spider che lo vuole nella sua gang. Sue tratta lui e i suoi amci con battaglieria ironia., poi entra in casa. L’attenzione dei giovani è catturata dalla Gran Torino di Walt

7) Walt è al pub quando di nuovo incontra padre Janovich

8) Thao tenta il furto della Gran Torino. Walt non lo riconosce ma costrigne il giovane alla fuga

9) Il figlio telefona ad Walt e gli chiede i biglietti per la partita. Kowalski interrompe la comunicazione

10) Spider torna a casa di Thao, vuole portarlo via e nasce una rissa. Walt, fucile in mano, mette in fuga la gang di asiatici.

11) Gli homg lasciano cibo e fiori davanti a casa di Walt. Sue lo informa che dopo aver salvato Thao tutto il quartiere lo considera un eroe. Thao confessa il tentato furto. Arriva il sacerdote e vuole sapere perché non ha chiamato la polizia.

12) Dal barbiere di origini italiane

13) Sue cammina per strada in compagnia di un amico e viene fermata da ragazzi afroamericani. Walt osserva la scena dall’interno della macchina  e quando la situazione si inasprisce corre in soccorso della ragazza. Pistola alla mano la porta via e la fa salire sul suo veicolo. Sue racconta che il suo popolo, gli Homg, sono dovuti fuggire dal Laos, dalla Tailandia e dalla Cina alla fine della guerra del Vietnam perché simpatizzavano con gli americani

14) Walt è seduto sulla veranda di casa quando scorge Thao che corre in soccorso di una signora a cui è caduta la spesa

15) Il giorno del suo compleanno Walt riceve i regali del figlio, alla proposta di andare a vivere in un ospizio lo caccia di casa

16) Più tardi accetta l’invito di Sue e si reca nella casa dei vicini per un barbecue. Mangia di gusto e scopre le loro tradizioni: non si guardano negli occhi perché è maleducazione, non toccarno mai la testa di una person (per loro in questa parte del corpo risiede l’anima), ridono o ghignano quando sono sgridati per esprimere imbarazzo o insicurezza. Lo sciamano parla a Walt che rimane molto colpito: senza conoscerlo gli ricorda il suo passato quando ha fatto uno sbaglio e questo condiziona ancora la sua vita.. Walt va in bagno e si sente male. In cantina, dove c’è la festa per i più giovani, ripara un’asciugatrice, conosce Youa e rassicura Thao: non ha intenzioni cattive nei suoi confronti

17) I vicini portano di nuovo il cibo ad Walt

18) Sue e la madre vogliono che Thao lavori per Walt: ha disonorato la famiglia e ora deve riparare a questo sbaglio

19) Thao lavora per Walt

20) Dopo una serie di lavori umlianti Thao si arrabbia e Walt lo manda a riparare la casa dei vicini. Walt si sente di nuovo male e l’ultimo giorno lo concede a Thao per riposarsi

21) Walt va dal medico ma quello che conosceva è andato in pensione da tre anni, il suo posto è stato preso da una giovane dottoressa di origine asiatiche

22) Il figlio riceve una telefonata da Walt. Mitch risponde che ha poco tempo. Kowalski guarda le carte con il reponso delle analisi

23) Thao lavora in giardino, Walt è sulla veranda,. Spider alla guida della sua auto passa davanti alla casa

24) Walt sistema il lavandino nella casa di Thao, poi regala al ragazzo degli utensili che possono essere utili per tante riparazioni. Walt sputa sangue e Thao se ne accorge, lo invita ad andare dal medico. Thao confessa a Walt che il rito di iniziazione per entrare nella gang di Spider era il furto della Gran Torino

25) Walt chiede aiuto a Thao per spostare un congelatore dalla cantina al primo piano. Thao lo aiuta alle sue condizioni, i due sembrano litigare poi Kowalski per pochi soldi vende l’elettrodomestico al ragazzo

26) Thao lava la Gran Torino e Sue spiega a Walt che la sua presenza è importante per il fratello. Al giovane è mancata una forte figura maschile, il padre è morto troppo presto

27) Walt consiglia a Thao di entrare nell’edilizia, ma prima deve diventare un uomo

28) La prima lezione è dal barbiere italiano, dove Thao impara come parlano i veri uomini

29) Walt accompagna Thao in un cantiere dove viene assunto da un irlandese. Il ragazzo ha imparato la lezione risponde “bene” quando gli viene chiesto come mai non ha una macchina

30) Walt compra a Thao gli attrezzi per lavorare. Il ragazzo lo ripagherà con i primi soldi guadagnati. La scena si chiude con una streta di mano tra i due

31) Thao torna dal lavoro, incontra Spider e la sua gang. Viene aggredito: i bulli gli spengono in faccia una sigaretta

32) Thao incontra Walt per strada  e subito scopre che è stato aggredito. Chiede dove abita Spider, Thao non vuole che si intrometta

33) Walt va da Spider e picchia l’unico membro della gang rimasto in casa

34) Sue, Thao e Youa pranzano nel giardino di Walt.. Kowalski presta a Thao la Gran Torino per portare fuori a cena Youa

35) Spider e la sua gang sparano contro la casa di Thao

36) Sue torna a casa ha il volto e il corpo devastato dalle violenze subite. Walt sfoga la sua rabbia fracassando i mobili della sua cucina. Padre Janovich va a trovarlo e racconta che gli homg sono terrorizzati e nessuno parla. Thao vuole vendetta. Il sacerdote e Kowalski bevono insiema una birra, ora il protagonista si fa chiamare Walt dal prelato

37) Thao chiede vendetta, ma Walt chiede al ragazzo di aspettare e tornare più tardi

38) Walt taglia il prato davanti a casa, fa il bagno, si fa tagliare i capelli e la barba, compera un abito nuovo fatto su misura e poi va confessarsi. Al prete racconta di aver baciato un amica della moglie, di non aver pagato le tasse sulla vendita di una barca e di non aver amato abbastanza i figli. Il sacerdote ha intutio che Walt vuole vendicare la violenza fatta a Sue

39) Walt regala a Thao la stella al valore conquistata in Corea, poi lo rinchiude in cantina. Confessa al ragazzo il rimorso per aver ucciso in guerra un poveraccio che voleva arrendersi. Thao ha tutta la vita davanti e non deve sprecarla per vendicare la violenza subita dalla sorella, Kowalski farà tutto da solo

40) Walt lascia Daisy, la cagnolina, alla nonna di Thao

41) Telefona a Sue per spiegare dove ha lasciato le chiavi di casa, che serviranno per liberare Thao, al momento rinchiuso in cantina

42) Padre Janovich cerca di convincere i poliziotti a restare davanti alla casa di Spider ma loro hanno l’ordine di rientrare. Non credono alle parole del sacerdote- “Qui scorrerà del sangue - e lo obbligano a tornare con loro nella sede del comando: “E’ venuto con noi, deve tornare con noi”

43)
Sue libera Thao

44) Walt si fa uccidere da Spider e dalla sua gang

45) Thao e Sue arrivano davanti alla casa di Spider. Tutti i membri della gang vengono arrestati e portati via dalla polizia

46) Il funerale di Walt 
Thao, Sue e la madre escono di casa (i ragazzi hanno abiti tradizionali). Dissolvenza davanti alla chiesa. Dentro la chiesa inquadratura dall’alto. Walt è nella bara. Il prete ripete quello che ha detto Walt di lui.

47) La lettura del testamento: lascia la sua casa alla Chiesa e la Gran Torino a Thao

48) Thao, in compagnia di Daisy, guida la Gran Torino

UN GIOCO DI SGUARDI
Gran Torino non è solo un’amara vicenda di progressiva presa di coscienza, l’immagine di un conclamato pregiudizio pronto a ribaltare la sua irrazionale natura con l’ammissione di un nuovo universo di relazioni possibile, ma è anche, alla luce di questi elementi, un lucido discorso - probabilmente mai condotto prima, in questi termini, nel cinema di Eastwood - sulla natura dello sguardo come elemento di esplorazione e di consapevolezza nella conquista di un'inedita realtà. Osservazione preconcetta, sguardi dissociati, assunzioni incuriosite e riottosa disponibilità alla reciprocità sono gli assi successivi su cui si basa un racconto che si nutre essenzialmente di occhiate fugaci su un mondo circostante fatto di rifiuto e diversità, di alterità dei valori e criptici egoismi.
Eastwood/ regista si cala nell’Eastwood/personaggio e fa collimare i due sguardi. In particolare è attraverso le soggettive che lo sguardo dei due Eastwood prende corpo, si stratifica e si dispone lungo la catena del testo, creando, nella sua coincidenza, una fruttuosa dialettica tra il soggetto che guarda e l’insieme del sistema etico e sociale che lo circonda. Di fatto il progetto espressivo si articola all’interno del racconto attraverso tre differenti fasi:
 

PRIMA FASE: LO SGUARDO ISOLATO
ll primo aspetto in cui si palesa la soggettività è relativo ad una sfera informativa, la quale, introducendo lo spettatore nell'universo del racconto e concedendogli la condivisione del punto di vista, si premura di illustrare con pochi brevi tratti il personaggio Walt Kowalski, la sua idiosincrasia nei confronti di un mondo che è cambiato eccessivamente, superando i confini morali del consentito e abbattendo senza possibilità di recupero la priorità di un'America ormai smarrita negli elementari caratteri della sua identità. Lo sguardo furioso e disgustato di Kowalski ha un carattere assertivo e chiuso: Kowalski non si pone nella condizione di colui che punta a conoscere la realtà che lo circonda, ma il suo punto di vista è la ferma dichiarazione di chi trova delle ulteriori conferme ad un giudizio già elaborato e passato in predicato, pronto solo a registrare con identica sdegnata avversione ogni presenza che non sia la sua. Tuttavia, anoora prima che razzismo, lo sguardo con cui Kowalski registra il perimetro intorno alla sua persona pare fare riferimento ad una sorta di singolare e non riconciliata nostalgia per un’innocenza perduta (di cui il fantasma della Guerra di Corea è un elemento tremendo e inevitabile), smarrita su un doppio binario, personale e collettivo: le soggettive sullindisponente indifferenza dei nipoti durante la cerimonia funebre della moglie, sull’auto giapponese acquistata dal figlio (che si pone in sfacciata antitesi rispetto alla sua onorata militanza cinquantennale nella “nazionale” Ford), sul cruento taglio del collo della gallina perpetrato dai vicini hmong e sul prato che questi stessi vicini non curano sono l’indice di un’insofferenza che non fa esclusivo riferimento alle differenze culturali, ma riguarda tutto un sistema di valori diventato, nell’ottica di Kowalski, irrimediabilmente corrotto e volgare (la soggettiva sull’ombellico mostrato dalla nipote in chiesa), insensibile ed egoistico, confuso e disorganico, non più assimilabile allo spirito americano, al punto da rimpiangere il vecchio vicino Polaski, americano quanto il personaggio interpretato da Eastwood, ma figura resa perfetta dal valore idealizzato di una ipotetica età dell’oro passata e di fatto irrecuperabile, di cui la Gran Torino del ‘72 è l'inviolabile emblema. Il risultato di questa prima manifestazione soggettiva è l’isolamento: il punto di vista di Kowalski è l'arco di un compasso il cui centro è la condanna a rimanere seduto sotto lo spartano loggiato della propria abitazione, bloccato in una dimensione atemporale, collerica e illusoria.
 

SECONDA FASE: l'ISOLAMENT0 SBRECCIATO
Il centro del compasso vede aprirsi un vanco nella sua ampia campitura quando l’estraneo da sempre rigettato da Kowalski entra prepotentemente nella sua irrigidita dimensione del passato, cercando di profanare l’oggetto Gran Torino per mezzo del giovane Thao. L’innesco é lo scontro di culture: tutto il vicinato hmong oltrepassa timorosamente il cerchio creato virtualmente dallo sguardo di Kowalski e gli rende omaggio (per aver scacciato la gang teppista del quartiere) depositando cibi caratteristici sul suo porticato, nel centro del suo astioso isolamento. La seconda fase si apre e si chiude indicativamente con la stessa azione, ma si segnala attraverso una ciclicità spuria, segno evidente che la breccia ha scalfito l’autoesclusione dell’Eastwood personaggio attraverso le scelte dell`Eastwood regista: se la prima soggettiva di Kowalski sul gran pavese di cibi accuratamente preparati sistemati sulla soglia della sua abitazione e veicolo ad un immediato imbarazzato fastidio, lo sguardo che chiude questo segmento e rivolto alla stessa situazione, ripetuta ormai con liturgica sistematicità, ma mostra come sia mutato l’atteggiamento del soggetto osservante, quasi rassegnato di fronte a tanta gentilezza, consapevolmente arrendevole di fronte all’apertura di un varco impossibile da sbarrare. All’intemo di questa ideale parentesi, è presente un’ulteriore serie di eloquenti soggettive che in virtù di uno sguardo disposto a valicare il cerchio precedentemente creato, pongono Kowalski in una situazione di automatica disponibilita al contatto. ll punto di svolta è dato da un elaborato momento di apparente stasi davanti alla propria abitazione, una scena che pur manifestandosi con i toni leggeri della commedia ottiene una marcata divaricazione sul piano del significato e degli equilibri in alto. Anche in questo caso una parentesi, un’altra parvenza di circolarità che spezza la coattiva barriera creata da Kowalski: la soggettiva del personaggio dapprima si sofferma sull’anziana vicina hmong (che gli rivolge spesso oscure imprecazione nella sua lingua), constatando una volta di piu l’evidenza dell’astio che la donna nutre nei suoi confronti, poi il suo sguardo si rivolge alla strada, alla ricerca di quella circonferenza che lo metterebbe ancora una volta al riparo dalla possibile interazione. Nella strada, l’immagine e quella di alcuni ragazzi orientali che dileggiano una donna simulando un coito mentre questa è di spalle: quando il giudizio preconcetto di Kowalski pare trovare ancora una volta conferma e il cerchio distanziante sembra esseisi riformato su basi piu solide, nel campo visivo fomito dalla soggettiva dell’uomo entra il timido Thao, che si premura di dare
Una mano alla donna con la spesa. Il varco pregiudiziale di Kowalski è riaperto prepotentemente, la sua soggettiva ritorna sull’anziana donna che lo osserva annuendo convinta.


TERZA FASE: L’OCCHIO, IL CIMELIO, LO SCAMBIO
Il cerchio è spezzato: a dispetto della resitenza comune sempre più blanda di Kowalski, anche le sue soggettive riflettono la possibilità che si sta delineando nel suo personale percorso. Per un fiero operaio come lui, orgoglioso dei cinquant’annio trascorsi alle dipendenze della Ford, carriera da esibire quasi come un trofeo di fedeltà patriottica, la dispobilità verso il giovane Thao, che ambisce al suo perdono per aver minacciato la sacralità della reliquia Gran Torino, può avvenire solo attraverso l’etica del lavoro. La soggettiva che apre questa fase indugia indicativamente sull’edificio prospiciente e sulle carenze strutturali a cui Thao, per scusarsi, dovrà porre rimediio con il suo lavoro di attenta manutenzione: è sul piano dell’utilità collettiva che Kowalski, incosapevolemnte, rende fattibile l’avvicinamento con ciò che reputa differente e incompatibile. Se l’asse visivo del personaggio segnala una nuvoa direttrice nelle relazioni, l’oggetto sui cui si concentra la pratica dello scambio possibile tra l’uomo giunto al termine del suo tragitto esistenziale e l’ennesimo figlio della filmografia di Eastwood è la Gran Torino, non solo un’auto da leggenda, ma, una sorta di macchina del tempo in grado di connettere l’ormai benvoluto Thao con quel vecchio sistema di valori che Kowalski reputa di aver irrimediabilmente perduto. Dopo che Kowalski ha posato più volte il suo sguardo sul veicolo, è l`ultima soggettiva sulla Gran Torino a rendere significativa la sua natura di condivisione: Kowalski è ancora una volta lo stimolo all’inquadratura, ma questa volta la sua esortazione ad osservare l’auto che intende
prestare a Thao per uscire con la sua ragazza è un chiaro
invito alla condivisione dello sguardo. A raccordare l'inquadratura sulla Gran Torino, infatti, è un piano più ampio che mostra Thao, la sorella Sue Lor e Youa, la fidazata del ragazzo, girarsi ad osservare la prestigiosa macchina sotto l`egida attenta di Kowalski, posto sul margine destro del quadro, quasi a sottolineare la sua natura di garante della visione. Indicativamente, la struttura della soggettiva si chiude con l’inquadratura del solo Thao, piacevolmente sorpreso da tanta generosità. Grazie ad una semplice transazione dello sguardo, il complesso sistema degli smarriti principi è traslato in chi è disposto a raccoglieme il testimone. La vita scorre ancora su un nastro d'asfalto, il resto è soltanto etica del sacrificio.
Giamperio Frasca, Cineforum, 483/2009




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