Un film di Abdellatif Kechiche
Soggetto e Sceneggiatura: A. Kechiche, Ghalya Lacroix
Fotografia: Lubomir Bakchev
Montaggio: Antonella Benveja, Ghalya Lacroix
Scenografia: Michel Gionti
Costumi: Maria Beloso Hall
Interpreti: Sara Forrestier (Lydia), Osman Elkharraz (Krimo), Nanou Benhamou (Nanou), Sabrina Ouazani (Frida), Hafet Ben-Hamed (Fathi).
Orgine: Francia
Anno di edizione: 2005
Durata: 117'
Sinossi
Un gruppo di adolescenti della banlieue parigina sta mettendo in scena Il gioco dell'amore e del caso di Marivaux per la recita di fine anno. Krimo è appena stato lasciato dalla sua ragazza e compra il ruolo di Arlecchino da un compagno di classe solo per poter recitare al fianco di Lydia, la ragazza di cui è innamorato. Krimo non dimostra alcuna attitudine per la recitazione e Lydia non è sicura di essere davvero intenzionata ad uscire con lui.
ANALISI DEL FILM
1) I ragazzi preparano la spedizione punitiva
Il film si apre in "medias res": un gruppo di ragazzi sta discutendo con foga e rabbia; arriva Krimo che viene invitato ad unirsi alla compagnia.
Il successo critico e commerciale de L'odio (La Haine, 1995) di Mathieu Kassovitz ha incoraggiato negli ultimi dieci anni il moltiplicarsi di film francesi drammatici, ambientati nei sottoboschi selvaggi delle periferie parigine. Si è formato, così, il fenomeno di un vero e proprio genere (o sotto-genere) – il film banlieue - dominato dai drammi umani, dalle problematiche civili e sociali, dalle violenze e dai conflitti. In questi film, la regia indulge spesso verso stereotipi narrativi dominati dal montaggio convulso e ricco di effetti, ovvero dalle deteriori convenzioni dell'ultimo cinema di genere hollywoodiano. Al contrario Abdellatif Kechiche ha avuto l'accortezza di realizzare un racconto realistico che getta una luce diversa sulle periferie francesi, accreditandole di quell'identità che molto spesso alcune frettolose indagini sociologiche hano negato a priori. In proposito ha detto lo stesso regista: "Chiedo ad alta voce un loro diritto ad avere una vita ordinaria, fuori dai "clichés" offensivi che li presentano come vittime o delinquenti. Si può considerare il film come una richiesta per il diritto ad una corretta rappresentazione delle cose".
D'altra parte questo è un mondo che il regista conosce molto bene: figlio di immigrati tunisini, è vissuto a lungo in un contesto sociale multietnico. Dopo aver lavorato nel cinema come attore, ha interpretato nel 1987 Les Innocents di André Techiné; nel successivo passaggio alla regia cinematografica, ha portato molte delle sue esperienze di vita: così il suo film d'esordio Tutta colpa di Voltaire (premiato a Venezia 2000), racconta la storia di un immigrato clandestino che vive a Parigi. Il grande successo internazionale è arrivato con La schivata. Il film realizzato in digitale, in economia e in assoluta indipendenza produttiva, è interpretato da un gruppo di adolescenti di Franc-Moisin (zona a nord della capitale francese); questi attori “presi dalla strada” sono figli di immigrati, abituati a vivere quotidianamente quello che hanno recitato sullo schermo.
2) Krimo e Magalie
Mentre scorrono i titoli di testa Krimo va cercare Magalie, la sua fidanzatina, che lo lascia perchè da una settimana il ragazzo non si fa trovare.
Kekiche sceglie a protagonista Krimo, un ragazzo come tanti, e lo segue nell'atonia della sua acerba vita sentimentale,cominciando dal movimento taciturno che lo conduce ad incontrare, dopo una settimana di lontananza distratta, la fidanzatina che appare subito animata da un'energia e da una maturità sentimentale ben diverse dall'introversione apatica del ragazzo. Se Magalie parla e accusa con l'evidenza di argomenti concretim Krimo esce e se ne va. Il suo silenzio è l'attitudine murata di un malessere incapace di esprimersi in un ragazzo lontano dall'essere adulto, come dall'infanzia.
3) Krimo torna a casa e poi incontra Lydia
Krimo va a casa e qui lo aspetta la madre che sta per andare a trovare il marito in carcere. Senza litigare ma con una "dolce fermezza" Krimo si rifiuta di seguire la donna.
Mentre scende le scale di casa Krimo si ferma ad osservare, da una porta rimasta aperta, una coetanea che in abiti settecenteschi litiga con un sarto cinese. La ragazzina non ha tutti i soldi per pagare l'abito ma non si scoraggia: si fa prestare i soldi da Krimo e poi convince il sarto a farsi fare uno sconto. Raggiante esce e va a trovare Zina, un'amica che non può seguirla alle prove. Lydia, questo è il nome della giovane, convince Krimo ad andare con lei.
Il mistero del sentimento per Lydia, che possiede improvvisamente e intensamente Krimo, sembra ispirato dalla vitalità di quella giovane donna, che già traspare dalla vivace irruenza, dalla malizia di Lydia.
4) Le prove
In un giardino pubblico con una scalinata che ricorda un anfiteatro, Lydia incontra Rachid e Fatima i due coetanei con i quali deve recitare la commedia "Il gioco del caso e dell'amore di Marivaux. I rapporti tra Lydia e Fatima sono tesi: quest'ultima rimprovera all'amica il ritardo e protesta per la presenza di Krimo.
Lydia a differenza di Krimo ha imparato le chiavi del linguaggio ed è entrata non solo nella parte della Sylvie di Marivaux, ma anche nelle regole interne della finzione (infatti rimprovera Frida di non immedesimarsi nel comportamento di Lisettem che deve comportarsi con più umiltà perchè è la cameriera travestita da aristocratica). L'entusiasmo per l'abito che potrà sfoggiare in scena tradisce la passione per l'assunzione di un linguaggio che sta possedendo, e da cui l'immaturità di Krimo, invece, lo esclude. Krimo non riesce ad esprimere i suoi sentimenti e si chiude in un immaturità goffa ed incolore. Intorno a lui tutti parlano, urlano, si aggrediscono verbalmente e fisicamente: Kechiche evidenzia l'aggressività come colore dominante della comunicazione, l'insulto come appellativo ricorrente, la minaccia di percosse come la conseguenza immediata delle parole. Di fronte ad una comunicazione che rimanda sempre al possibile scoppio dell'azione violenta, quel silenzio di Krimo, proprio perchè così opaco e inespressivo, diviene un'immagine vivente (e priva di retorica) di un'infelicità che non è soltanto quella di un marginale delle banlieues, ma di un adolescenza ancora lontana da un'identità, ancora soffocata dalle sue acerbità.
In questa sequenza entrain scena un altro importante elemento narrativo: le prove per la messa in scena dello spettacolo Il gioco del caso e dell'amore di Pierre Marivaux.
Per tutto il film l'affettato frasario della commedia, si alternerà ai dialoghi incalzanti degli interpreti: una sorta di gergo maghrebino "sputato" a ritmo di rap che traduzione e doppiaggio italiano riescono a seguire a fatica. Il curioso corredo linguistico, pronunciato da tutti indistintamente, arabi o non arabi, intercalato da espressioni di origine islamica come insciallah (se Dio vuole) o Corano nominati insieme a imprecazioni ed esclamazioni più o meno colorite, aderisce a un codice di comunicazione ben individuabile che sebbene appaia manifestamente aggressivo, nasconde insicurezza e paura. Krimo è più timido, ma anche gli altri non sono da meno, nonostantte il comportamento lasci supporre il contrario
5) Krimo torna a casa
Krimo torna a casa, è tardi. La madre si è addormentata davanti alla televisione che un trasmette un programma in lingua araba. La donna si sveglia e porge al figlio il disegno di una barca.
Il disagio di Krimo ha evidentemente delle cause concrete – l'assenza del padre, detenuto in carcere, la depressione della madre rimasta sola – e attende evasioni ingenue – gli acquarelli che hanno per soggetto un veliero in navigazione nei mari di un altrove irrealizzabile, creati dal padre in prigione e appesi dal figlio alla parete della sua camera.
6) Lydia, Frida e Rachid provano a scuola il testo di Marivaux
Il testo che i ragazzi devono mettere in scena è Il gioco dell'amore e del caso (Jeu de l'amour et du hasard) di Pierre Marivaux. Rappresentata al Théatre Italien di Parigi il 23 gennaio 1730, e pubblicata quello stesso anno, la commedia in questione (tre atti) è ambientata nella capitale francese, dove un fidanzamento orchestrato dalle rispettive famiglie lega in promessa di matrimonio Silvia e Dorante, i quali non si sono mai visti né conosciuti. Durante il primo atto Silvia, preoccupata per il suo avvenire, decide di scambiare abiti e mansioni con la sua dama di compagnia Lisetta per osservare liberamente il suo futuro marito. Nel frattempo Dorante pensa di servirsi del medesimo stratagemma per conoscere la sposa e indossa i vestiti del suo cameriere, Arlecchino, che così s'atteggia a gran signore. Questi travestimenti innescano una situazione di irresistibile comicità. Nella seconda parte i due finti servitori (in verità i promessi sposi) scoprono a poco a poco di essere innamorati, così che Dorante si sente in dovere di rivelare la sua vera identità alla giovane, la quale, contenta della confessione, preferisce comunque non smascherarsi, per vedere se Dorante avrà il coraggio d'infrangere le barriere di classe che in apparenza li dividono. Anche i due valletti si sentono reciprocamente attratti, ma sono afflitti dall'impossibilità d'amare un superiore nella gerarchia sociale. Nel corso del terzo tempo, sebbene la creda una semplice domestica, Dorante è spinto a dichiararsi alla donna, che invece si lascia corteggiare da suo fratello Mario per ingelosire Dorante. Nel finale una doppia rivelazione determinerà il trionfo dei sentimenti sui pregiudizi di casta, anche se, in concreto, l'ordine sociale non subirà alcun trauma: i padroni sposeranno i padroni così come i servi si uniranno ai servi… In questa rappresentazione che accenna a un possibile sovvertimento della morale comune, la trasgressione rimane solo a un livello di facciata: il caso è solo in apparenza il deus ex machina dell'intreccio amoroso e l'artefice del suo naturale scioglimento. In realtà, la forza dirompente delle premesse s'infrange sullo spesso muro delle rigide convenzioni etico-sociali. Marivaux non vuole, o non riesce, a oltrepassare quella barriera se non rifugiandosi nell'irrazionale prevalenza dell'amore e del fato. Tuttavia, nella contraddittoria oscillazione dei personaggi tra realtà e apparenza si possono scorgere parecchi punti in comune con la crisi d'identità propria del teatro pirandelliano.
Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux (Parigi1688-1763), rappresenta l'aspetto "meno impegnato" dell'Illuminismo francese in quanto si occupò dei sentimenti umani, in particolare, di osservare l'amore nel suo germogliare, nel suo manifestarsi, e nelle sue interessanti trasformazioni. Egli stesso, difatti, fornì una precisa chiave di lettura della sua opera affermando: "Ho spiato nel cuore di tutti i posti in cui si può nascondere l'amore quando esso teme di farsi vedere; ciascuna delle mie commedie ha lo scopo di obbligarlo a uscire da uno di quei posti". Non ci si deve perciò stupire se Marivaux, pur fautore di idee progressiste, e accolto, grazie ai meriti letterari, all'Académie française (1742), superando nei consensi lo stesso Voltaire, sia stato ignorato e biasimato dagli enciclopedisti e dai dotti in genere. Più o meno consapevolmente, fu attuata ai suoi danni una sorta di discriminazione intellettuale, dal momento che la complessità e il radicalismo del pensiero illuminista, nonché lo spirito innovatore di tale movimento culturale, mal si conciliavano con il sentimentalismo e il moralismo paternalistico di Marivaux sul fronte dell'analisi sociale. Malgrado ciò, la produzione letteraria di Marivaux annovera componimenti di vario tipo, contrassegnati dal comune denominatore della finezza psicologica. Si va dagli scritti satirici giovanili alla collaborazione presso il "Nouveau Mercure" (1717), dalla fondazione di alcuni importanti periodici a carattere filosofico a una composizione tragica, l'Annibale (1720), fino ai due romanzi rimasti incompiuti che riscossero un vasto quanto meritato successo: La vita di Marianna e Il villano rifatto, realizzati tra il 1731 e il 1741. Ma la fama di questo autore è legata soprattutto al teatro, cui si dedicò per gran parte della sua vita. Detto della tragedia, egli attraversò tutti i generi del palcoscenico, dal dramma borghese (La moglie fedele,1755) alla commedia autoreferenziale (Gli attori di buona fede,1757), ma predilesse senz'altro la commedia dell'arte rimanendo decisamente influenzato dalla "maniera italiana", per l'eleganza rappresentativa e la leggerezza dell'intreccio. Tra le sue opere migliori ricordiamo: Arlecchino dirozzato dall'amore (1722), Il trionfo dell'amore (1732), Le false confidenze (1737), La sorpresa dell'amore (1722), La doppia incostanza (1723), L'isola degli schiavi (1725) e Il gioco dell'amore e del caso (1730), di cui ci occupiamo in questa sede. Caratteristica fondante del teatro di Marivaux - come già accennato - è l'attenzione nei confronti della sensibilità femminile legata al doppio filo dell'amore e della casualità del suo nascere. La messinscena non trascura mai la descrizione dei costumi e della società dell'epoca nonostante la diversità di toni e caratteri, anche se le contraddizioni provocate dai conflitti sociali tendono ad armonizzarsi in nome del predominio dei sentimenti sulle disparità di classe; in altre parole il contenuto è sottomesso a un linguaggio di rara grazia ed eleganza la cui ricercatezza sfiora, talvolta, l'esercizio intellettualistico di mera forma. I francesi hanno coniato appositamente il termine marivaudage, ovvero, "gioco raffinato intorno alla sottigliezza dei casi sentimentali", successivamente entrato nell'uso comune a significare la conversazione galante e raffinata. Una specie di galateo del "dialogar cortese", un prontuario di conversazione amorosa. Marivaux sul grande schermo. Sebbene sia comunemente ricordato come uno scrittore piuttosto fecondo, Marivaux è stato scarsamente utilizzato dalla cinematografia, forse per la forte connotazione teatrale delle sue opere, oppure per i mutevoli capricci delle mode. Per onor di cronaca va, però, menzionato Le gattine (L'eau à la bouche,1959) un film frivolo e grazioso di Jacques Doniol-Valcroze su due coppie che si scambiano i rispettivi partner sullo sfondo barocco di un castello della Dordogna. Poi possiamo citare Il ladro della Gioconda (On a volé la Joconde,1966) di Michel Deville, una mediocre farsa di produzione italo-francese, con qualche eco del commediografo parigino, in cui un ladro gentiluomo, rubato il capolavoro di Leonardo, lo lascia alla polizia dopo essersi innamorato di una cameriera d'albergo straordinariamente somigliante a Monna Lisa. Infine, ricordiamo una recente trasposizione anglo-italiana de Il trionfo dell'amore (2001) prodotta da Bernardo Bertolucci per la regia di Clare Peploe, girata nei dintorni di Lucca e ambientata nella Francia del primo Settecento, con seduzioni e travestimenti, raffinati dialoghi teatrali e colpi di scena, a confermare le argomentazioni del cuore - così care a Marivaux - su quelle della ragione...
7) Krimo chiede i soldi a Lydia, poi la invita al cinema
Comincia l'avvicinamento di Krimo a Lydia. Il ragazzo bloccato dalla sua timidezza si avvicina in modo maldestro alla intraprendente coetanea
8) Krimo corrompe Rachid e ottiene la parte di Arlecchino
Krimo cerca di introdursi nel mondo di Lydia “comprando” l'abito di Arlecchino da Rachid. In questa scena il regista ribadisce l'intenzione di non mostrare la vita di questi ragazzi in modo convenzionale, per cui si allude a Krimo come ad un possibile ladruncolo solo nel momento in cui scambia la “refurtiva” con Rachid.
9) Lydia e le sue amiche litigano con Magalie
Una delle cosa che colpisce di più, in questo viscerale film è il suo potentissimo uso del linguaggio marcio, quello gergale di strada fatto di parolacce ed insulti che farebbe impallidire e turbare (non solo) qualsiasi moralista benpensante. E' un linguaggio talmente forte da poter sembrare sopra le righe, esageratamente pessimista nel raccontare di questi giovani sub-urbani cresciuti e condannati nel loro ceto sociale che non sembrerebbe avere futuro, tra genitori imprigionati e spaccio di droga. La forza uditiva di questa crudezza è quindi il primo impatto dell'opera di Abdellatif Kechiche, ma senza dimenticare che il Cinema deve essere fatto di immagini, ci addentra con la sua macchina da presa in questa degradazione ricorrendo al realismo della macchina a mano, del cinema veritè, e alla sporcizia di una fotografia polverosa. Il regista sembrerebbe essere sceso nei bassifondi per riprendere e in qualche modo spiare (e quindi violare l'intimità) di questi ragazzi nei loro momenti nascosti di confusione e violenza mentale, cogliendo frammenti di un'esistenza drammaticamente spezzata ma dalla confortante umanità che in fondo lega questi protagonisti. Essi parlano un linguaggio volgare che nemmeno gli adulti userebbero con tanta disinvoltura, ma poi di fronte ai piccoli problemi dell'adolescenza quale l'amore si ritrovano normalmente bloccati e confusi, come i più comuni tra i teen-ager. Sono ragazzi cresciuti in fretta, sbattuti troppo presto nella crudezza del mondo, ma in fondo incapaci di scappare dall'immaturità che li lega inevitabilmente, ed è questo specchio sociale che rende La schivata un'opera nella quale in fondo è facile riconoscersi, la cui forza emotiva riesce a subentrare l'evocazione psicologica del coro che assiste a questo ritratto spezzato. In superficie succede poco, giusto qualche incontro verbale, ma sotto la pelle ogni scena di La schivata contiene un passo evolutivo nell'esistenza dei suoi personaggi, che tramite le non poi così metaforiche icone (in primis la brutalità incarnata dai poliziotti), delinea pian piano la consistenza narrativa dell'opera, che sfocia nella formazione/crescita interiore dei protagonisti.
Soggetto e Sceneggiatura: A. Kechiche, Ghalya Lacroix
Fotografia: Lubomir Bakchev
Montaggio: Antonella Benveja, Ghalya Lacroix
Scenografia: Michel Gionti
Costumi: Maria Beloso Hall
Interpreti: Sara Forrestier (Lydia), Osman Elkharraz (Krimo), Nanou Benhamou (Nanou), Sabrina Ouazani (Frida), Hafet Ben-Hamed (Fathi).
Orgine: Francia
Anno di edizione: 2005
Durata: 117'
Sinossi
Un gruppo di adolescenti della banlieue parigina sta mettendo in scena Il gioco dell'amore e del caso di Marivaux per la recita di fine anno. Krimo è appena stato lasciato dalla sua ragazza e compra il ruolo di Arlecchino da un compagno di classe solo per poter recitare al fianco di Lydia, la ragazza di cui è innamorato. Krimo non dimostra alcuna attitudine per la recitazione e Lydia non è sicura di essere davvero intenzionata ad uscire con lui.
ANALISI DEL FILM
1) I ragazzi preparano la spedizione punitiva
Il film si apre in "medias res": un gruppo di ragazzi sta discutendo con foga e rabbia; arriva Krimo che viene invitato ad unirsi alla compagnia.
Il successo critico e commerciale de L'odio (La Haine, 1995) di Mathieu Kassovitz ha incoraggiato negli ultimi dieci anni il moltiplicarsi di film francesi drammatici, ambientati nei sottoboschi selvaggi delle periferie parigine. Si è formato, così, il fenomeno di un vero e proprio genere (o sotto-genere) – il film banlieue - dominato dai drammi umani, dalle problematiche civili e sociali, dalle violenze e dai conflitti. In questi film, la regia indulge spesso verso stereotipi narrativi dominati dal montaggio convulso e ricco di effetti, ovvero dalle deteriori convenzioni dell'ultimo cinema di genere hollywoodiano. Al contrario Abdellatif Kechiche ha avuto l'accortezza di realizzare un racconto realistico che getta una luce diversa sulle periferie francesi, accreditandole di quell'identità che molto spesso alcune frettolose indagini sociologiche hano negato a priori. In proposito ha detto lo stesso regista: "Chiedo ad alta voce un loro diritto ad avere una vita ordinaria, fuori dai "clichés" offensivi che li presentano come vittime o delinquenti. Si può considerare il film come una richiesta per il diritto ad una corretta rappresentazione delle cose".
D'altra parte questo è un mondo che il regista conosce molto bene: figlio di immigrati tunisini, è vissuto a lungo in un contesto sociale multietnico. Dopo aver lavorato nel cinema come attore, ha interpretato nel 1987 Les Innocents di André Techiné; nel successivo passaggio alla regia cinematografica, ha portato molte delle sue esperienze di vita: così il suo film d'esordio Tutta colpa di Voltaire (premiato a Venezia 2000), racconta la storia di un immigrato clandestino che vive a Parigi. Il grande successo internazionale è arrivato con La schivata. Il film realizzato in digitale, in economia e in assoluta indipendenza produttiva, è interpretato da un gruppo di adolescenti di Franc-Moisin (zona a nord della capitale francese); questi attori “presi dalla strada” sono figli di immigrati, abituati a vivere quotidianamente quello che hanno recitato sullo schermo.
2) Krimo e Magalie
Mentre scorrono i titoli di testa Krimo va cercare Magalie, la sua fidanzatina, che lo lascia perchè da una settimana il ragazzo non si fa trovare.
Kekiche sceglie a protagonista Krimo, un ragazzo come tanti, e lo segue nell'atonia della sua acerba vita sentimentale,cominciando dal movimento taciturno che lo conduce ad incontrare, dopo una settimana di lontananza distratta, la fidanzatina che appare subito animata da un'energia e da una maturità sentimentale ben diverse dall'introversione apatica del ragazzo. Se Magalie parla e accusa con l'evidenza di argomenti concretim Krimo esce e se ne va. Il suo silenzio è l'attitudine murata di un malessere incapace di esprimersi in un ragazzo lontano dall'essere adulto, come dall'infanzia.
3) Krimo torna a casa e poi incontra Lydia
Krimo va a casa e qui lo aspetta la madre che sta per andare a trovare il marito in carcere. Senza litigare ma con una "dolce fermezza" Krimo si rifiuta di seguire la donna.
Mentre scende le scale di casa Krimo si ferma ad osservare, da una porta rimasta aperta, una coetanea che in abiti settecenteschi litiga con un sarto cinese. La ragazzina non ha tutti i soldi per pagare l'abito ma non si scoraggia: si fa prestare i soldi da Krimo e poi convince il sarto a farsi fare uno sconto. Raggiante esce e va a trovare Zina, un'amica che non può seguirla alle prove. Lydia, questo è il nome della giovane, convince Krimo ad andare con lei.
Il mistero del sentimento per Lydia, che possiede improvvisamente e intensamente Krimo, sembra ispirato dalla vitalità di quella giovane donna, che già traspare dalla vivace irruenza, dalla malizia di Lydia.
4) Le prove
In un giardino pubblico con una scalinata che ricorda un anfiteatro, Lydia incontra Rachid e Fatima i due coetanei con i quali deve recitare la commedia "Il gioco del caso e dell'amore di Marivaux. I rapporti tra Lydia e Fatima sono tesi: quest'ultima rimprovera all'amica il ritardo e protesta per la presenza di Krimo.
Lydia a differenza di Krimo ha imparato le chiavi del linguaggio ed è entrata non solo nella parte della Sylvie di Marivaux, ma anche nelle regole interne della finzione (infatti rimprovera Frida di non immedesimarsi nel comportamento di Lisettem che deve comportarsi con più umiltà perchè è la cameriera travestita da aristocratica). L'entusiasmo per l'abito che potrà sfoggiare in scena tradisce la passione per l'assunzione di un linguaggio che sta possedendo, e da cui l'immaturità di Krimo, invece, lo esclude. Krimo non riesce ad esprimere i suoi sentimenti e si chiude in un immaturità goffa ed incolore. Intorno a lui tutti parlano, urlano, si aggrediscono verbalmente e fisicamente: Kechiche evidenzia l'aggressività come colore dominante della comunicazione, l'insulto come appellativo ricorrente, la minaccia di percosse come la conseguenza immediata delle parole. Di fronte ad una comunicazione che rimanda sempre al possibile scoppio dell'azione violenta, quel silenzio di Krimo, proprio perchè così opaco e inespressivo, diviene un'immagine vivente (e priva di retorica) di un'infelicità che non è soltanto quella di un marginale delle banlieues, ma di un adolescenza ancora lontana da un'identità, ancora soffocata dalle sue acerbità.
In questa sequenza entrain scena un altro importante elemento narrativo: le prove per la messa in scena dello spettacolo Il gioco del caso e dell'amore di Pierre Marivaux.
Per tutto il film l'affettato frasario della commedia, si alternerà ai dialoghi incalzanti degli interpreti: una sorta di gergo maghrebino "sputato" a ritmo di rap che traduzione e doppiaggio italiano riescono a seguire a fatica. Il curioso corredo linguistico, pronunciato da tutti indistintamente, arabi o non arabi, intercalato da espressioni di origine islamica come insciallah (se Dio vuole) o Corano nominati insieme a imprecazioni ed esclamazioni più o meno colorite, aderisce a un codice di comunicazione ben individuabile che sebbene appaia manifestamente aggressivo, nasconde insicurezza e paura. Krimo è più timido, ma anche gli altri non sono da meno, nonostantte il comportamento lasci supporre il contrario
5) Krimo torna a casa
Krimo torna a casa, è tardi. La madre si è addormentata davanti alla televisione che un trasmette un programma in lingua araba. La donna si sveglia e porge al figlio il disegno di una barca.
Il disagio di Krimo ha evidentemente delle cause concrete – l'assenza del padre, detenuto in carcere, la depressione della madre rimasta sola – e attende evasioni ingenue – gli acquarelli che hanno per soggetto un veliero in navigazione nei mari di un altrove irrealizzabile, creati dal padre in prigione e appesi dal figlio alla parete della sua camera.
6) Lydia, Frida e Rachid provano a scuola il testo di Marivaux
Il testo che i ragazzi devono mettere in scena è Il gioco dell'amore e del caso (Jeu de l'amour et du hasard) di Pierre Marivaux. Rappresentata al Théatre Italien di Parigi il 23 gennaio 1730, e pubblicata quello stesso anno, la commedia in questione (tre atti) è ambientata nella capitale francese, dove un fidanzamento orchestrato dalle rispettive famiglie lega in promessa di matrimonio Silvia e Dorante, i quali non si sono mai visti né conosciuti. Durante il primo atto Silvia, preoccupata per il suo avvenire, decide di scambiare abiti e mansioni con la sua dama di compagnia Lisetta per osservare liberamente il suo futuro marito. Nel frattempo Dorante pensa di servirsi del medesimo stratagemma per conoscere la sposa e indossa i vestiti del suo cameriere, Arlecchino, che così s'atteggia a gran signore. Questi travestimenti innescano una situazione di irresistibile comicità. Nella seconda parte i due finti servitori (in verità i promessi sposi) scoprono a poco a poco di essere innamorati, così che Dorante si sente in dovere di rivelare la sua vera identità alla giovane, la quale, contenta della confessione, preferisce comunque non smascherarsi, per vedere se Dorante avrà il coraggio d'infrangere le barriere di classe che in apparenza li dividono. Anche i due valletti si sentono reciprocamente attratti, ma sono afflitti dall'impossibilità d'amare un superiore nella gerarchia sociale. Nel corso del terzo tempo, sebbene la creda una semplice domestica, Dorante è spinto a dichiararsi alla donna, che invece si lascia corteggiare da suo fratello Mario per ingelosire Dorante. Nel finale una doppia rivelazione determinerà il trionfo dei sentimenti sui pregiudizi di casta, anche se, in concreto, l'ordine sociale non subirà alcun trauma: i padroni sposeranno i padroni così come i servi si uniranno ai servi… In questa rappresentazione che accenna a un possibile sovvertimento della morale comune, la trasgressione rimane solo a un livello di facciata: il caso è solo in apparenza il deus ex machina dell'intreccio amoroso e l'artefice del suo naturale scioglimento. In realtà, la forza dirompente delle premesse s'infrange sullo spesso muro delle rigide convenzioni etico-sociali. Marivaux non vuole, o non riesce, a oltrepassare quella barriera se non rifugiandosi nell'irrazionale prevalenza dell'amore e del fato. Tuttavia, nella contraddittoria oscillazione dei personaggi tra realtà e apparenza si possono scorgere parecchi punti in comune con la crisi d'identità propria del teatro pirandelliano.
Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux (Parigi1688-1763), rappresenta l'aspetto "meno impegnato" dell'Illuminismo francese in quanto si occupò dei sentimenti umani, in particolare, di osservare l'amore nel suo germogliare, nel suo manifestarsi, e nelle sue interessanti trasformazioni. Egli stesso, difatti, fornì una precisa chiave di lettura della sua opera affermando: "Ho spiato nel cuore di tutti i posti in cui si può nascondere l'amore quando esso teme di farsi vedere; ciascuna delle mie commedie ha lo scopo di obbligarlo a uscire da uno di quei posti". Non ci si deve perciò stupire se Marivaux, pur fautore di idee progressiste, e accolto, grazie ai meriti letterari, all'Académie française (1742), superando nei consensi lo stesso Voltaire, sia stato ignorato e biasimato dagli enciclopedisti e dai dotti in genere. Più o meno consapevolmente, fu attuata ai suoi danni una sorta di discriminazione intellettuale, dal momento che la complessità e il radicalismo del pensiero illuminista, nonché lo spirito innovatore di tale movimento culturale, mal si conciliavano con il sentimentalismo e il moralismo paternalistico di Marivaux sul fronte dell'analisi sociale. Malgrado ciò, la produzione letteraria di Marivaux annovera componimenti di vario tipo, contrassegnati dal comune denominatore della finezza psicologica. Si va dagli scritti satirici giovanili alla collaborazione presso il "Nouveau Mercure" (1717), dalla fondazione di alcuni importanti periodici a carattere filosofico a una composizione tragica, l'Annibale (1720), fino ai due romanzi rimasti incompiuti che riscossero un vasto quanto meritato successo: La vita di Marianna e Il villano rifatto, realizzati tra il 1731 e il 1741. Ma la fama di questo autore è legata soprattutto al teatro, cui si dedicò per gran parte della sua vita. Detto della tragedia, egli attraversò tutti i generi del palcoscenico, dal dramma borghese (La moglie fedele,1755) alla commedia autoreferenziale (Gli attori di buona fede,1757), ma predilesse senz'altro la commedia dell'arte rimanendo decisamente influenzato dalla "maniera italiana", per l'eleganza rappresentativa e la leggerezza dell'intreccio. Tra le sue opere migliori ricordiamo: Arlecchino dirozzato dall'amore (1722), Il trionfo dell'amore (1732), Le false confidenze (1737), La sorpresa dell'amore (1722), La doppia incostanza (1723), L'isola degli schiavi (1725) e Il gioco dell'amore e del caso (1730), di cui ci occupiamo in questa sede. Caratteristica fondante del teatro di Marivaux - come già accennato - è l'attenzione nei confronti della sensibilità femminile legata al doppio filo dell'amore e della casualità del suo nascere. La messinscena non trascura mai la descrizione dei costumi e della società dell'epoca nonostante la diversità di toni e caratteri, anche se le contraddizioni provocate dai conflitti sociali tendono ad armonizzarsi in nome del predominio dei sentimenti sulle disparità di classe; in altre parole il contenuto è sottomesso a un linguaggio di rara grazia ed eleganza la cui ricercatezza sfiora, talvolta, l'esercizio intellettualistico di mera forma. I francesi hanno coniato appositamente il termine marivaudage, ovvero, "gioco raffinato intorno alla sottigliezza dei casi sentimentali", successivamente entrato nell'uso comune a significare la conversazione galante e raffinata. Una specie di galateo del "dialogar cortese", un prontuario di conversazione amorosa. Marivaux sul grande schermo. Sebbene sia comunemente ricordato come uno scrittore piuttosto fecondo, Marivaux è stato scarsamente utilizzato dalla cinematografia, forse per la forte connotazione teatrale delle sue opere, oppure per i mutevoli capricci delle mode. Per onor di cronaca va, però, menzionato Le gattine (L'eau à la bouche,1959) un film frivolo e grazioso di Jacques Doniol-Valcroze su due coppie che si scambiano i rispettivi partner sullo sfondo barocco di un castello della Dordogna. Poi possiamo citare Il ladro della Gioconda (On a volé la Joconde,1966) di Michel Deville, una mediocre farsa di produzione italo-francese, con qualche eco del commediografo parigino, in cui un ladro gentiluomo, rubato il capolavoro di Leonardo, lo lascia alla polizia dopo essersi innamorato di una cameriera d'albergo straordinariamente somigliante a Monna Lisa. Infine, ricordiamo una recente trasposizione anglo-italiana de Il trionfo dell'amore (2001) prodotta da Bernardo Bertolucci per la regia di Clare Peploe, girata nei dintorni di Lucca e ambientata nella Francia del primo Settecento, con seduzioni e travestimenti, raffinati dialoghi teatrali e colpi di scena, a confermare le argomentazioni del cuore - così care a Marivaux - su quelle della ragione...
7) Krimo chiede i soldi a Lydia, poi la invita al cinema
Comincia l'avvicinamento di Krimo a Lydia. Il ragazzo bloccato dalla sua timidezza si avvicina in modo maldestro alla intraprendente coetanea
8) Krimo corrompe Rachid e ottiene la parte di Arlecchino
Krimo cerca di introdursi nel mondo di Lydia “comprando” l'abito di Arlecchino da Rachid. In questa scena il regista ribadisce l'intenzione di non mostrare la vita di questi ragazzi in modo convenzionale, per cui si allude a Krimo come ad un possibile ladruncolo solo nel momento in cui scambia la “refurtiva” con Rachid.
9) Lydia e le sue amiche litigano con Magalie
Una delle cosa che colpisce di più, in questo viscerale film è il suo potentissimo uso del linguaggio marcio, quello gergale di strada fatto di parolacce ed insulti che farebbe impallidire e turbare (non solo) qualsiasi moralista benpensante. E' un linguaggio talmente forte da poter sembrare sopra le righe, esageratamente pessimista nel raccontare di questi giovani sub-urbani cresciuti e condannati nel loro ceto sociale che non sembrerebbe avere futuro, tra genitori imprigionati e spaccio di droga. La forza uditiva di questa crudezza è quindi il primo impatto dell'opera di Abdellatif Kechiche, ma senza dimenticare che il Cinema deve essere fatto di immagini, ci addentra con la sua macchina da presa in questa degradazione ricorrendo al realismo della macchina a mano, del cinema veritè, e alla sporcizia di una fotografia polverosa. Il regista sembrerebbe essere sceso nei bassifondi per riprendere e in qualche modo spiare (e quindi violare l'intimità) di questi ragazzi nei loro momenti nascosti di confusione e violenza mentale, cogliendo frammenti di un'esistenza drammaticamente spezzata ma dalla confortante umanità che in fondo lega questi protagonisti. Essi parlano un linguaggio volgare che nemmeno gli adulti userebbero con tanta disinvoltura, ma poi di fronte ai piccoli problemi dell'adolescenza quale l'amore si ritrovano normalmente bloccati e confusi, come i più comuni tra i teen-ager. Sono ragazzi cresciuti in fretta, sbattuti troppo presto nella crudezza del mondo, ma in fondo incapaci di scappare dall'immaturità che li lega inevitabilmente, ed è questo specchio sociale che rende La schivata un'opera nella quale in fondo è facile riconoscersi, la cui forza emotiva riesce a subentrare l'evocazione psicologica del coro che assiste a questo ritratto spezzato. In superficie succede poco, giusto qualche incontro verbale, ma sotto la pelle ogni scena di La schivata contiene un passo evolutivo nell'esistenza dei suoi personaggi, che tramite le non poi così metaforiche icone (in primis la brutalità incarnata dai poliziotti), delinea pian piano la consistenza narrativa dell'opera, che sfocia nella formazione/crescita interiore dei protagonisti.
10) Fathi va a chiamare Krimo
Anche Fathi, amico di Krimo, ha una situazione familiare non facile: il marito della sorella è in galera.
11) Krimo va a cercare Lydia e le chiede aiuto
12) Fathi incontra Magalie
Fathi cerca di consolare Magalie, parlerà di lei a Krimo.
13) A scuola Krimo prova il testo di Marivaux
Krimo ha ottenuto con l'inganno la parte di Arlecchino e ha cercato di assimilare il testo che però ha imparato a memoria, meccanicamente. Non riesce ad appropriasi né del linguaggio, né delle giuste movemze per interpretare il testo di Marivaux.
14) Lydia e Krimo provano ai giardini pubblici
Durante la prova Krimo prova a baciare Lydia e le chiede di uscire. La ragazza sembra sorpresa e chiede tempo per pensare alla richiesta di Krimo. Anche Lydia risponde a Krimo con una “schivata”.
15) Lydia incontra le amiche
Con le amiche Lydia tace, significativamente, sul tentativo di avance compiuto da Krimo e da lei scansato con un gesto veloce e pudico (la “schivata”, appunto) e dissimula l'episodio dietro una bugia. La menzogna della ragazza è il baluardo protettivo eretto tra quel segreto tacito e intimo stretto tra lei e Krimo e le chiacchere dall'esterno degli altri.
16) Krimo incontra gli amici ma non si ferma con loro
Krimo deve andare a trovare il padre e non si ferma con gli amici. Uno di loro racconta agli altri che Krimo è innamorato di Lydia e per questo ha cominciato a recitare. Tra stupore e scherno il gruppo commenta la nuova passione di Krimo, in particolare Fathi resta sorpresa.
Se Krimo non parla, non riesce a recitare (e nemmeno a confidare a nessuno i propri travagli sentimentali), gli altri personaggi rivelano sempre un'accesa espressività delle parolem dei gesti, delle mani e dei volti. Ogni ragazzo de La schivata ha la corporalità inquieta dell'adolescenza.
17) Krimo in classe abbandona le prove
L'incapacità del ragazzo a possedere le movenze, i ritmi, le sfumature del linguaggiom viene messa a nudo in questa sequenza, quando Krimo in classe insiste a ripetere con lo stesso tono spento la medesima frase, senza mai afferrare il senso, senza mai aderire alla sua finzione. La sua insistenza diventa un gioco umiliante, fino a quandom bruscamente rinuncia. E' un gesto che riflette la sua precedente rinuncia ad essere spettatorem quando la sua presenza “estranea” durante le prove di Lydiam Rechid e Frida, aveva suscitato le vivaci proteste di quest'ultima. Il movimento della rinuncia di Krimo, che abbandona le prove e quindi lo spazio pubblico della classem non è filmato da Kechiche inquadrando il volto o il corpo del ragazzo, ma mostrandone i riflessi nei volti dell'insegnante e di Lydia, mentre assistiamo all'allontanarsi del ragazzo. Questa scena stringe il dramma in un isolamento che minaccia Krimo, e sarà sancita dalla sua distanza fisica dallo spazio della rappresentazione, nel finalem e da un altro allontanamento – Lydia che cammina da sola nell'ultima scena.
18) Krimo e Fathi
Fathi chiede a Krimo notizie di Magalie e il ragazzo conferma la fine della storia d'amore. Allora Fathi lo attacca e gli rimprovera la passione per il teatro e per Lydia. Krimo ha lasciato perdere la rappresentazione.
19) Fathi
Fathi ruba il cellulare a Fatima e usa l’oggetto come arma di ricatto. La ragazza dovrà parlare all'amica e convincerla a dare una risposta a Krimo allora riavrà il telefono. Disperata corre a raccontare tutto a Nanou, insieme decidono di andare a parlare con Lydia.
Fathi è uno dei personaggi più complessi del film, amico fraterno e protettivo di Krimo, si preoccupa di rassicurare Magalie, raccontadole delle bugie sull'attaccamento del fidanzatino. Ma questa sua maschera di amico protettivo e sollecito assume delle ombre più inquietanti quando minaccia e aggrdisce Frida, le sottare il telefono cellulare, la ricatta con crescente sadismo. Nel volto scuro e nel corpo ciondolante e allampanato di Fathim Kechiche lascia quindi intravedere delle potenzialità di ferocia e violenzam che attendono soltanto un pretesto per scatenarsi.
20) Fatima incontra Lydia
Le ragazze cercano di chiarire l'accaduto e Lydia confessa alle amiche la richiesta di Krimo, non sa cosa rispondere e vuole conoscere meglio i rapporti con Magalie. Decidono di cercare quest'ultima e di chiarire la situazione con lei.
21) Arriva Magalie
In lacrime la ragazzina è costretta ad ammettere la fine della sua storia con Krimo. La rivale ha il campo libero, anche se non ha ancora deciso che cosa fare.
Dalla mimica e dalle parole di Magalie traspare l'energia di una rigida determinazione (un'altra probabile manifestazione difensiva dell'infelicità) che la contrappone all'agilità felina e capricciosa di Lydia. E' una rigidità in cui troviamo traccia anche nelle parole delle amiche di quest'ultima. Frida e Nanou si esprimono sempre appellandosi ad un implicito codice di comportanento. L'ambiguità femminile e maliziosa di Lydia, infatti, non sottomette soltanto l'affetto di Krimo, ma attira anche la gelosia impotente di Magalie e la curiosità pettegola, i piccoli moralismi spiccioli e qualche insofferenza indispettita nelle amiche, soprattutto in Frida, non immune dall'invidia. L'aggressività delle parole che si lanciano le ragazze, rimanda sempre alla fragilità dei sentimenti e dei risentimenti che dissimulano.
22) Fathi e Krimo sono insieme, suona il cellulare e Fathi trascina l'amico verso una "sorpresa"
23) Fathi e Krimo incontrano Lydia, Fatima e Nanou. L'arrivo di alcuni poliziotti interrompe il chiarimento trai i ragazzi
La violenza viene attribuita, polemicamente, soprattutto alle forze dell’ordine, a quella squadra di poliziotti (con una donna fra loro, non meno brutale dei colleghi maschi) che sembrano approfittare del frangente in cui hanno scoperto Lydia e Krimo appartati in un auto rubata per infliggere agli adolescenti una serie di abusi. Il ruolo negativo di una società che erige ghetti per evitare di risolvere i problemi sociali dall’interno e dalle origini delle loro cause, si condensa in quell’apparizione poliziesca esasperatamente repressiva e vessatoria. Mentre sta crescendo di virulenza e tensione, l’episodio cade in un’ellissi senza che venga chiarito quale sia stato il seguito degli eventi. Un sopruso della polizia è un fatto che rientra nelle derive pericolose della quotidianità, ma Kechiche preferisce soffermarsi sull’esperimento di portare le parole di Marivaux nella banlieue, di trasmetterla ai ragazzi. La commedia Il gioco dell’amore e del caso di cui la macchina da presa inquadra due volte la copertina sgualcita di un’edizione economica, posseduta da Frida, durante l’irruzione degli sbirri, non è adottata da Kechiche come schermo intellettualistico o per riflettere specularmente gli snodi della narrazione come un modello esemplare e vivo di attenzione alle dinamiche più intime dei personaggi, e soprattutto come strumento per valorizzare le chiavi dell’immaginazione degli adolescenti.
24) La recita
E' il giorno della rappresentazione, iniziano i più piccoli, mentre i più grandi in camerino si preparano. Magalie ha un nuovo fidanzato. Ha inizio la recita.
Nel pubblico sono presenti gli adult, figure assenti per tutto il film e che abbiamo visto solo non nel ruolo repressivo dei poliziotti.
25) Krimo spia la recita dall'esterno della scuola
Il ruolo di Arlecchino è tornato a Rachid. Krimo se ne va mentre lo spettacolo continua. Lo spettacolo ha un buon successo.
26) La festa dopo lo spettacolo
Magalie presenta il suo nuovo fidanzato a Fatima.
27) Lydia va a cercare Krimo a casa. Il ragazzo non risponde e dalla finestra la guarda allontanarsi
Alla fine del film vediamo Lydia senza il costume che ha indossato per tutto il film. Ormai è calato il sipario sulla commedia e Lydia torna ad essere un'adolescente che esce di scena vestita di jeans. Sembra accorgersene anche Krimo che la lascia andare.
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Anche Fathi, amico di Krimo, ha una situazione familiare non facile: il marito della sorella è in galera.
11) Krimo va a cercare Lydia e le chiede aiuto
12) Fathi incontra Magalie
Fathi cerca di consolare Magalie, parlerà di lei a Krimo.
13) A scuola Krimo prova il testo di Marivaux
Krimo ha ottenuto con l'inganno la parte di Arlecchino e ha cercato di assimilare il testo che però ha imparato a memoria, meccanicamente. Non riesce ad appropriasi né del linguaggio, né delle giuste movemze per interpretare il testo di Marivaux.
14) Lydia e Krimo provano ai giardini pubblici
Durante la prova Krimo prova a baciare Lydia e le chiede di uscire. La ragazza sembra sorpresa e chiede tempo per pensare alla richiesta di Krimo. Anche Lydia risponde a Krimo con una “schivata”.
15) Lydia incontra le amiche
Con le amiche Lydia tace, significativamente, sul tentativo di avance compiuto da Krimo e da lei scansato con un gesto veloce e pudico (la “schivata”, appunto) e dissimula l'episodio dietro una bugia. La menzogna della ragazza è il baluardo protettivo eretto tra quel segreto tacito e intimo stretto tra lei e Krimo e le chiacchere dall'esterno degli altri.
16) Krimo incontra gli amici ma non si ferma con loro
Krimo deve andare a trovare il padre e non si ferma con gli amici. Uno di loro racconta agli altri che Krimo è innamorato di Lydia e per questo ha cominciato a recitare. Tra stupore e scherno il gruppo commenta la nuova passione di Krimo, in particolare Fathi resta sorpresa.
Se Krimo non parla, non riesce a recitare (e nemmeno a confidare a nessuno i propri travagli sentimentali), gli altri personaggi rivelano sempre un'accesa espressività delle parolem dei gesti, delle mani e dei volti. Ogni ragazzo de La schivata ha la corporalità inquieta dell'adolescenza.
17) Krimo in classe abbandona le prove
L'incapacità del ragazzo a possedere le movenze, i ritmi, le sfumature del linguaggiom viene messa a nudo in questa sequenza, quando Krimo in classe insiste a ripetere con lo stesso tono spento la medesima frase, senza mai afferrare il senso, senza mai aderire alla sua finzione. La sua insistenza diventa un gioco umiliante, fino a quandom bruscamente rinuncia. E' un gesto che riflette la sua precedente rinuncia ad essere spettatorem quando la sua presenza “estranea” durante le prove di Lydiam Rechid e Frida, aveva suscitato le vivaci proteste di quest'ultima. Il movimento della rinuncia di Krimo, che abbandona le prove e quindi lo spazio pubblico della classem non è filmato da Kechiche inquadrando il volto o il corpo del ragazzo, ma mostrandone i riflessi nei volti dell'insegnante e di Lydia, mentre assistiamo all'allontanarsi del ragazzo. Questa scena stringe il dramma in un isolamento che minaccia Krimo, e sarà sancita dalla sua distanza fisica dallo spazio della rappresentazione, nel finalem e da un altro allontanamento – Lydia che cammina da sola nell'ultima scena.
18) Krimo e Fathi
Fathi chiede a Krimo notizie di Magalie e il ragazzo conferma la fine della storia d'amore. Allora Fathi lo attacca e gli rimprovera la passione per il teatro e per Lydia. Krimo ha lasciato perdere la rappresentazione.
19) Fathi
Fathi ruba il cellulare a Fatima e usa l’oggetto come arma di ricatto. La ragazza dovrà parlare all'amica e convincerla a dare una risposta a Krimo allora riavrà il telefono. Disperata corre a raccontare tutto a Nanou, insieme decidono di andare a parlare con Lydia.
Fathi è uno dei personaggi più complessi del film, amico fraterno e protettivo di Krimo, si preoccupa di rassicurare Magalie, raccontadole delle bugie sull'attaccamento del fidanzatino. Ma questa sua maschera di amico protettivo e sollecito assume delle ombre più inquietanti quando minaccia e aggrdisce Frida, le sottare il telefono cellulare, la ricatta con crescente sadismo. Nel volto scuro e nel corpo ciondolante e allampanato di Fathim Kechiche lascia quindi intravedere delle potenzialità di ferocia e violenzam che attendono soltanto un pretesto per scatenarsi.
20) Fatima incontra Lydia
Le ragazze cercano di chiarire l'accaduto e Lydia confessa alle amiche la richiesta di Krimo, non sa cosa rispondere e vuole conoscere meglio i rapporti con Magalie. Decidono di cercare quest'ultima e di chiarire la situazione con lei.
21) Arriva Magalie
In lacrime la ragazzina è costretta ad ammettere la fine della sua storia con Krimo. La rivale ha il campo libero, anche se non ha ancora deciso che cosa fare.
Dalla mimica e dalle parole di Magalie traspare l'energia di una rigida determinazione (un'altra probabile manifestazione difensiva dell'infelicità) che la contrappone all'agilità felina e capricciosa di Lydia. E' una rigidità in cui troviamo traccia anche nelle parole delle amiche di quest'ultima. Frida e Nanou si esprimono sempre appellandosi ad un implicito codice di comportanento. L'ambiguità femminile e maliziosa di Lydia, infatti, non sottomette soltanto l'affetto di Krimo, ma attira anche la gelosia impotente di Magalie e la curiosità pettegola, i piccoli moralismi spiccioli e qualche insofferenza indispettita nelle amiche, soprattutto in Frida, non immune dall'invidia. L'aggressività delle parole che si lanciano le ragazze, rimanda sempre alla fragilità dei sentimenti e dei risentimenti che dissimulano.
22) Fathi e Krimo sono insieme, suona il cellulare e Fathi trascina l'amico verso una "sorpresa"
23) Fathi e Krimo incontrano Lydia, Fatima e Nanou. L'arrivo di alcuni poliziotti interrompe il chiarimento trai i ragazzi
La violenza viene attribuita, polemicamente, soprattutto alle forze dell’ordine, a quella squadra di poliziotti (con una donna fra loro, non meno brutale dei colleghi maschi) che sembrano approfittare del frangente in cui hanno scoperto Lydia e Krimo appartati in un auto rubata per infliggere agli adolescenti una serie di abusi. Il ruolo negativo di una società che erige ghetti per evitare di risolvere i problemi sociali dall’interno e dalle origini delle loro cause, si condensa in quell’apparizione poliziesca esasperatamente repressiva e vessatoria. Mentre sta crescendo di virulenza e tensione, l’episodio cade in un’ellissi senza che venga chiarito quale sia stato il seguito degli eventi. Un sopruso della polizia è un fatto che rientra nelle derive pericolose della quotidianità, ma Kechiche preferisce soffermarsi sull’esperimento di portare le parole di Marivaux nella banlieue, di trasmetterla ai ragazzi. La commedia Il gioco dell’amore e del caso di cui la macchina da presa inquadra due volte la copertina sgualcita di un’edizione economica, posseduta da Frida, durante l’irruzione degli sbirri, non è adottata da Kechiche come schermo intellettualistico o per riflettere specularmente gli snodi della narrazione come un modello esemplare e vivo di attenzione alle dinamiche più intime dei personaggi, e soprattutto come strumento per valorizzare le chiavi dell’immaginazione degli adolescenti.
24) La recita
E' il giorno della rappresentazione, iniziano i più piccoli, mentre i più grandi in camerino si preparano. Magalie ha un nuovo fidanzato. Ha inizio la recita.
Nel pubblico sono presenti gli adult, figure assenti per tutto il film e che abbiamo visto solo non nel ruolo repressivo dei poliziotti.
25) Krimo spia la recita dall'esterno della scuola
Il ruolo di Arlecchino è tornato a Rachid. Krimo se ne va mentre lo spettacolo continua. Lo spettacolo ha un buon successo.
26) La festa dopo lo spettacolo
Magalie presenta il suo nuovo fidanzato a Fatima.
27) Lydia va a cercare Krimo a casa. Il ragazzo non risponde e dalla finestra la guarda allontanarsi
Alla fine del film vediamo Lydia senza il costume che ha indossato per tutto il film. Ormai è calato il sipario sulla commedia e Lydia torna ad essere un'adolescente che esce di scena vestita di jeans. Sembra accorgersene anche Krimo che la lascia andare.
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