Un film di Gérard Jugnot
Soggetto: G. Jugnot, P. Lopes-Curval,
Sceneggiatura: G. Jugnot, P. Lopes-Curval
Fotografia: Gérard Simon
Musica: Khalil Chahine
Montaggio: Catherine Kelber
Scenografia: Jean-Louis Poveda
Costumi: Martine Rapin, Annie Thiellement
Interpreti: G. Jugnot (Edmond Batignole), Jules Sitruk (Simon), Jean-Paul Rouve (Pierre-Jean Lamour), Michele Garcia (Marguerite Batignole), Alexia Portal (Micheline Batignole), Violette Blanckaert (Sarah Cohen), Gotz Burger (Colonnello Delle Ss Spreich), Elisabeth Commelin (Irene)
Produzione: Nuovo Arturo Film, RFK2 Productions
Origine: Francia
Anno di edizione: 2002
Durata: 100’
Sinossi
Siamo a Parigi nel 1942, la Francia è occupata dalle truppe naziste. Il rosticcere e salumiere Edmond Batignole cerca di sopravvivere come tutti gli altri cittadini. Potrebbe, se solo volesse, farsi prendere dalla vigliaccheria e collaborare con i tedeschi, come fa una buona parte delle persone che lo circondano. Sceglie invece di lottare per salvare la vita di Simon, un ragazzino ebreo.
ANALISI DEL FILM
1) Titoli di testa i ladri escono dalla macelleria di Batignole
L’inizio è subito all’insegna della commedia. L’efficientissimo esercito tedesco è messo alla berlina dal regista che fa spingere a due soldati una mal funzionante motocicletta. Anche nel resto del film il Terzo Reich viene caratterizzato con toni grotteschi basti pensare ai soldati monchi o zoppi che vediamo passeggiare per Parigi o ai comandati impegnati a correre dietro alle belle donne piuttosto che fare il loro dovere militare.
2) Batignole va a dar da mangiare a degli animali
“Mangia, dai, poi c’è chi ti mangia” dice Batignole e con questa battuta cinica ci viene presentato subito come un personaggio ruvido, prosaico.
3) Partenza della famiglia Bernstein
E’ con il montaggio alternato che il regista mette in relazione le due famiglie quella ricca ma in pericolo dei Bernstein e la famiglia piccolo borghese dei Batignole.
4) Scoperta del furto
5) Batignole e Bernestein
Monsieur Batignole è un'implacabile denuncia, sia pure in un tono che non di rado assume sfumature di umorismo, di mentalità e comportamenti del francese medio. Un tipo umano che negli anni dell'Occupazione ebbe modo di far emergere i sentimenti peggiori: egoismo, avidità, corruzione, ferocia. Edmond Batignole è un charcutier che pensa solo alla sua bottega.
Insomma, l´orrore può avere anche il volto gioviale di Monsieur Batignole, un salumiere che nella Parigi del `42 occupata dai nazisti se la cava piuttosto bene. Con il fratello che gli manda la roba dalla campagna, il negoziante ha sempre la dispensa rifornita; e quanto al resto, pur non coltivando nessuna simpatia per i «crucchi», il suo motto è evitare grane. Così quando, sulla delazione del fidanzato di sua figlia, un viscido collaborazionista, gli arrestano sotto il naso una famigliola di agiati ebrei, i Bernstein, Batignole preferisce chiudere un occhio e far finta di niente.
6) Arresto della famiglia Bernstein
Il piccolo commerciante Batignole per nulla toccato, inizialmente, né scosso dalle efferatezze dei rastrellamenti polizieschi ai danni della popolazione ebrea, è, invece, attento alla salvezza del suo bottino di salami, prosciutti e stinchi di maiale certo più santi dei suoi. Dirà di se stesso, quando già stretto dalla morsa degli eventi tira fuori il lato solido del suo essere: “Sono un commerciante, l'unico scopo della mia vita é fare soldi”.
7) Trasloco dei mobili della casa Bernstein
8) Al caffè. Micheline Batignole, Pierr –Jean Lamour, e suo cugino parlano
Sacha Guitry (Pietroburgo 1885 – Parigi 1957) è stato un attore e drammaturgo francese brillante tipico rappresentante della società francese frivola e vivace, quale appare nelle sue commedie ricche di battute e di giochi di parole. E’ stato anche regista e attore cinematografico. La posizione di Guitry rispetto al regime nazista fu sempre ritenuta ambigua tant’è che Guitry, per le accuse di essere stato un simpatizzante filonazista, nel 1948 si dimise dall’accademia Goncourt. In realtà occorre ricordare come proprio negli anni dell’occupazione nazista Guitry avesse individuato un percorso di redenzione e di dignità che nulla aveva a che spartire con le confuse formulazioni degli ideologi filofascisti. Nel 1943, infatti, esce il film Donne moi te jeux. In una scena chiave, Sascha, visitando un’esposizione di pittura parla della disfatta del 1871 per contrapporre a essa i capolavori di Renoir, Sisley, Cezanne, realizzati proprio in quell’anno. Guitry giungeva in tal modo a riconoscere il valore estetico – e dunque anche etico e politico – dell’opera d’arte qualcosa che andava ben oltre il trauma stesso della sconfitta: al popolo francese umiliato e avvilito egli additava in quei dipinti – nella forza e nella vitalità della sua grande cultura -un preciso segno di elezione, qualcosa da cui ripartire.
Sembra allora che il regista Gérard Jugnot voglia, con la perentoria risposta di Sacha al mellifluo Lamour, riabilitare il drammaturgo francese ai nostri occhi di spettatori.
9) Micheline e eEdmond Batignole in bicicletta
10) Nell’appartamento dei Bernstein
Il sistema dei luoghi è molto importante nella tessitura narrativa. Del resto la delazione degli ebrei avveniva anche per impossessarsi dei loro appartamenti e dei loro beni ed è da qui che prende il via la nostra vicenda.
Ed in effetti la piccola esistenza della famiglia Batignole è, come si dice, “casa e bottega”. Gli spazi angusti in cui si muovono i personaggi (basti pensare alla scena in cui Micheline si lava i denti nella cucina, o all’improvvisato separè dove dorme Pierre – Jean) rappresentano metaforicamente la loro mentalità angusta che si basa su una pratica quotidiana fatta di duro lavoro e ma anche di meschinità e piccinerie.
L’appartamento “al piano nobile” come sottolinea l’ambiziosa Margherite Batignole diventa allora il luogo del riscatto sociale con l’ampio salone dove ricevere gli ospiti importanti (non importa se nazisti) e il bagno in marmo.
Ma è nei luoghi marginali dell’edificio che Batignole prende coscienza dell’efferatezza dell’azione nazista e dei collaborazionisti. E’ nel sottotetto che dialoga faccia a faccia con il piccolo Simon e si prende finalmente tempo per riflettere. Così come la cantina accoglie non solo il prezioso champagne ma i bambini ebrei scampati al massacro.
Il piccolo mondo di Batignole fatto di spazi noti, e percorsi freneticamente nel tentativo di accumulare “la roba”, diventano i luoghi del sospetto e della paura.
Ma è proprio lì , nonostante le ansie e i timori di essere traditi dai propri familiari, che Batignole riesce momentaneamente a salvare il piccolo ebreo.
E’ l’esterno, invece, il luogo della paura: il comando nazista o il parco dove il ricercato Batignole viene fermato da un gerarca nazista ma solo per scattare una foto. Ed è, infine, la stazione ferroviaria il luogo perturbante che rischia di diventare una trappola per i fuggiaschi.
La libertà ha il sapore della campagna, del ritrovato rapporto con il mondo e i sentimenti. Il finale, in campo lungo, con Batignole che rincorre i ragazzini nel prato svizzero per unirsi a loro diventa simbolo di una nuova vita, in un nuovo Paese.
11) Festa con le SS
12) La famiglia Batignole si impossessa del nuovo appartamento
13) La festa nel nuovo appartamento
Batignole si trasferirsce, su pressione della gretta consorte e grazie di nuovo agli intrallazzi del futuro genero, nella bella casa requisita ai deportati; e scendendo ulteriormente nella scala dell´abiezione, accetta di diventare il vivandiere di fiducia di un gaudente colonnello nazista. Una sera però batte alla sua porta Simone, il più piccolo dei Bernstein che è riuscito a scappare, e Batignole non ha il coraggio di mandarlo via.
14) Simon nella piccola camera
15) Dalle cuginette di Simon, Sara e Guila Cohen
16) Batignole e Simon parlano della Svizzera
Si parla della sorte degli ebrei arrestati. Ed è qui che avviene la presa di coscienza di Batignole. La scena sta tutta negli occhietti pungenti del piccolo Simon e nel visibile imbarazzo di Batignole che non può più mentire a se stesso. Dice in un’intervista il regista:”Mentre dirigevo Simon e le due ragazzine, continuavo a chiedermi come qualcuno avesse potuto, consapevolmente, mettere tutti in vagoni per bestiame e mandarli nei campi di concentramento e quindi nelle camere a gas, lo trovavo inimmaginabile. Come si è potuto permettere questo? Possibile che le persone non sapessero? Questa è la domanda che mi sono posto per tutto il film. Potevano non saperlo, ma certo averne il sospetto. Semplicemente conveniva a tutti. Questo è il significato della scena in cui Batignole dice al bambino che gli adulti venivano deportati per spaccare rocce grandi mentre i bambini venivano inviati per spaccare rocce piccole. Lo sguardo del bambino è sufficiente a fargli prendere coscienza dell’insensatezza della sua risposta”.
17) Batignole e Morel
18) Nella camera accanto il colonnello Spreich e Edwige
19) Simon in cantina
“Al buio non ti succede niente” dice Batignole a Simon e lo chiude dentro la cantina. Ma è proprio al buio, mentre dorme che il qualunquista macellaio ha i suoi incubi e si vede sgozzato come un maiale. E’ il suo subconscio che lo avverte del pericolo, che finalmente gli fa vedere la terribile realtà, anche se il film, giocando sempre con i toni della commedia, rende il sogno, spaventoso, semplicemente grottesco e ironicamente surreale.
20) Incubo di Batignole
21) Batignole cerca di recuperare il quadro
22) Telefonata a casa Batignole del colonnello Spreich
23) Pierre Jean trova Simon e le sue cuginette in cantina
Il commerciante Batignole è un tipico borghese piccolo piccolo, né convinto di collaborare, né convinto del contrario. Come succede, l'indecisione decide da sola nel caso.
24) Omicidio di Pierre Jean
25) Batignole vende il quadro di Renoir
E’ interessante come il film pur nei toni della commedia che fin dall’inizio ci fanno presagire un lieto fine, sia però estremamente duro e implacabile nel condannare la meschinità di molti francesi. Il mercante d’arte raffinato circondato da meravigliosi quadri si equivale al torvo bottegaio che si occupa di onoranze funebri: il ceto sociale, la cultura sembrano azzerarsi di fronte al sadismo di arricchirsi sulla pelle degli altri.
26) Incontro al parco di Batignole con Micheline
Sembra che proprio nelle difficoltà si recuperi un rapporto per il resto del film insistente fra padre e figlia, impegnati entrambi a vivere una vita di piccoli affari e piccole vanità. Il loro incontro è anche un addio inscritto in una Parigi degli anni quaranta sapientemente ricostruita. In tutto il film, infatti, la costruzione scenografica, nel restituire con scrupolo il clima del tempo, non soffre di indugi nel pittoresco e nell’anedottico.
27) La fuga: in treno
28) La fuga: alla stazione
29) Nella baita
Simon è un bambino borghese lontano dagli stereotipi infantili del cinema: è colto, serio e un po’ arrogante “Non volevo che fosse un angioletto solo perché è una vittima “ dice in un’intervista il regista.
30) Martin e Simon
31) Martin e Simon al bar
32) In caserma
E’ il riscatto morale di Batignole che addirittura parla come se fosse un ebreo: viene preso per un ebreo dal commissario di Polizia e guidato dall’empatia per le vittime di un regime criminale tedesco ma anche per colpa dell’omertà e dal cinismo di tanti “bravi” cittadini francesi, finisce per assumerne quell’identità che gli viene rinfacciata. Dice il regista:”Batignole si mette nei panni di un ebreo per poter capire”.
33) Fuga con il sacerdote
Senza avere la pretesa di rinnovare il genere o di rifare la storia, la commedia scivola via fra ironia e tenerezza verso un finale di speranza, ma non ti fa mai dimenticare che se dietro i pochi scampati c´è un esercito di milioni di morti la colpa è anche, e soprattutto, dell´indifferenza.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
1. In che periodo si svolge il film e dove si ambienta?
2. Chi è Monsieur Batignole?
3. Il film utilizza molti “luoghi diversi” in cui si muovono o si nascondono i personaggi: sai interpretare questo ”sistema dei luoghi” della storia e il significato narrativo?
4. Nel raccontare la storia il regista fa un uso particolare della macchina da presa?
5. La responsabilità dei collaborazionisti nell’Olocausto. Se è possibile una graduatoria di responsabilità in una tragedia così immane, dove si può collocare quella di coloro che hanno aiutato i nazisti nello sterminio del popolo ebreo?
6. Il percorso di Monsieur Batignole: dal non voler vedere o capire quanto gli stava accadendo intorno, all’impegno personale anche a rischio della vita per salvare alcuni piccoli ebrei. Il suo comportamento lo riscatta da un’iniziale indifferenza certamente colpevole
7. Descrivi il personaggio di Simon Berstein
8. Il film pur parlando di un episodio tragico come lì Olocausto usa dei toni da commedia : puoi descrivere personaggi o situazione in cui questo intento umoristico appare più evidente?
9. Il tono da commedia che rende ridicole alcune situazioni o caratterizza in maniera grottesca alcuni personaggi scelto dal regista Gerard Jugnot per il film è adatto per parlare dell’Olocausto?
10. Scrivi una recensione del film
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Soggetto: G. Jugnot, P. Lopes-Curval,
Sceneggiatura: G. Jugnot, P. Lopes-Curval
Fotografia: Gérard Simon
Musica: Khalil Chahine
Montaggio: Catherine Kelber
Scenografia: Jean-Louis Poveda
Costumi: Martine Rapin, Annie Thiellement
Interpreti: G. Jugnot (Edmond Batignole), Jules Sitruk (Simon), Jean-Paul Rouve (Pierre-Jean Lamour), Michele Garcia (Marguerite Batignole), Alexia Portal (Micheline Batignole), Violette Blanckaert (Sarah Cohen), Gotz Burger (Colonnello Delle Ss Spreich), Elisabeth Commelin (Irene)
Produzione: Nuovo Arturo Film, RFK2 Productions
Origine: Francia
Anno di edizione: 2002
Durata: 100’
Sinossi
Siamo a Parigi nel 1942, la Francia è occupata dalle truppe naziste. Il rosticcere e salumiere Edmond Batignole cerca di sopravvivere come tutti gli altri cittadini. Potrebbe, se solo volesse, farsi prendere dalla vigliaccheria e collaborare con i tedeschi, come fa una buona parte delle persone che lo circondano. Sceglie invece di lottare per salvare la vita di Simon, un ragazzino ebreo.
ANALISI DEL FILM
1) Titoli di testa i ladri escono dalla macelleria di Batignole
L’inizio è subito all’insegna della commedia. L’efficientissimo esercito tedesco è messo alla berlina dal regista che fa spingere a due soldati una mal funzionante motocicletta. Anche nel resto del film il Terzo Reich viene caratterizzato con toni grotteschi basti pensare ai soldati monchi o zoppi che vediamo passeggiare per Parigi o ai comandati impegnati a correre dietro alle belle donne piuttosto che fare il loro dovere militare.
2) Batignole va a dar da mangiare a degli animali
“Mangia, dai, poi c’è chi ti mangia” dice Batignole e con questa battuta cinica ci viene presentato subito come un personaggio ruvido, prosaico.
3) Partenza della famiglia Bernstein
E’ con il montaggio alternato che il regista mette in relazione le due famiglie quella ricca ma in pericolo dei Bernstein e la famiglia piccolo borghese dei Batignole.
4) Scoperta del furto
5) Batignole e Bernestein
Monsieur Batignole è un'implacabile denuncia, sia pure in un tono che non di rado assume sfumature di umorismo, di mentalità e comportamenti del francese medio. Un tipo umano che negli anni dell'Occupazione ebbe modo di far emergere i sentimenti peggiori: egoismo, avidità, corruzione, ferocia. Edmond Batignole è un charcutier che pensa solo alla sua bottega.
Insomma, l´orrore può avere anche il volto gioviale di Monsieur Batignole, un salumiere che nella Parigi del `42 occupata dai nazisti se la cava piuttosto bene. Con il fratello che gli manda la roba dalla campagna, il negoziante ha sempre la dispensa rifornita; e quanto al resto, pur non coltivando nessuna simpatia per i «crucchi», il suo motto è evitare grane. Così quando, sulla delazione del fidanzato di sua figlia, un viscido collaborazionista, gli arrestano sotto il naso una famigliola di agiati ebrei, i Bernstein, Batignole preferisce chiudere un occhio e far finta di niente.
6) Arresto della famiglia Bernstein
Il piccolo commerciante Batignole per nulla toccato, inizialmente, né scosso dalle efferatezze dei rastrellamenti polizieschi ai danni della popolazione ebrea, è, invece, attento alla salvezza del suo bottino di salami, prosciutti e stinchi di maiale certo più santi dei suoi. Dirà di se stesso, quando già stretto dalla morsa degli eventi tira fuori il lato solido del suo essere: “Sono un commerciante, l'unico scopo della mia vita é fare soldi”.
7) Trasloco dei mobili della casa Bernstein
8) Al caffè. Micheline Batignole, Pierr –Jean Lamour, e suo cugino parlano
Sacha Guitry (Pietroburgo 1885 – Parigi 1957) è stato un attore e drammaturgo francese brillante tipico rappresentante della società francese frivola e vivace, quale appare nelle sue commedie ricche di battute e di giochi di parole. E’ stato anche regista e attore cinematografico. La posizione di Guitry rispetto al regime nazista fu sempre ritenuta ambigua tant’è che Guitry, per le accuse di essere stato un simpatizzante filonazista, nel 1948 si dimise dall’accademia Goncourt. In realtà occorre ricordare come proprio negli anni dell’occupazione nazista Guitry avesse individuato un percorso di redenzione e di dignità che nulla aveva a che spartire con le confuse formulazioni degli ideologi filofascisti. Nel 1943, infatti, esce il film Donne moi te jeux. In una scena chiave, Sascha, visitando un’esposizione di pittura parla della disfatta del 1871 per contrapporre a essa i capolavori di Renoir, Sisley, Cezanne, realizzati proprio in quell’anno. Guitry giungeva in tal modo a riconoscere il valore estetico – e dunque anche etico e politico – dell’opera d’arte qualcosa che andava ben oltre il trauma stesso della sconfitta: al popolo francese umiliato e avvilito egli additava in quei dipinti – nella forza e nella vitalità della sua grande cultura -un preciso segno di elezione, qualcosa da cui ripartire.
Sembra allora che il regista Gérard Jugnot voglia, con la perentoria risposta di Sacha al mellifluo Lamour, riabilitare il drammaturgo francese ai nostri occhi di spettatori.
9) Micheline e eEdmond Batignole in bicicletta
10) Nell’appartamento dei Bernstein
Il sistema dei luoghi è molto importante nella tessitura narrativa. Del resto la delazione degli ebrei avveniva anche per impossessarsi dei loro appartamenti e dei loro beni ed è da qui che prende il via la nostra vicenda.
Ed in effetti la piccola esistenza della famiglia Batignole è, come si dice, “casa e bottega”. Gli spazi angusti in cui si muovono i personaggi (basti pensare alla scena in cui Micheline si lava i denti nella cucina, o all’improvvisato separè dove dorme Pierre – Jean) rappresentano metaforicamente la loro mentalità angusta che si basa su una pratica quotidiana fatta di duro lavoro e ma anche di meschinità e piccinerie.
L’appartamento “al piano nobile” come sottolinea l’ambiziosa Margherite Batignole diventa allora il luogo del riscatto sociale con l’ampio salone dove ricevere gli ospiti importanti (non importa se nazisti) e il bagno in marmo.
Ma è nei luoghi marginali dell’edificio che Batignole prende coscienza dell’efferatezza dell’azione nazista e dei collaborazionisti. E’ nel sottotetto che dialoga faccia a faccia con il piccolo Simon e si prende finalmente tempo per riflettere. Così come la cantina accoglie non solo il prezioso champagne ma i bambini ebrei scampati al massacro.
Il piccolo mondo di Batignole fatto di spazi noti, e percorsi freneticamente nel tentativo di accumulare “la roba”, diventano i luoghi del sospetto e della paura.
Ma è proprio lì , nonostante le ansie e i timori di essere traditi dai propri familiari, che Batignole riesce momentaneamente a salvare il piccolo ebreo.
E’ l’esterno, invece, il luogo della paura: il comando nazista o il parco dove il ricercato Batignole viene fermato da un gerarca nazista ma solo per scattare una foto. Ed è, infine, la stazione ferroviaria il luogo perturbante che rischia di diventare una trappola per i fuggiaschi.
La libertà ha il sapore della campagna, del ritrovato rapporto con il mondo e i sentimenti. Il finale, in campo lungo, con Batignole che rincorre i ragazzini nel prato svizzero per unirsi a loro diventa simbolo di una nuova vita, in un nuovo Paese.
11) Festa con le SS
12) La famiglia Batignole si impossessa del nuovo appartamento
13) La festa nel nuovo appartamento
Batignole si trasferirsce, su pressione della gretta consorte e grazie di nuovo agli intrallazzi del futuro genero, nella bella casa requisita ai deportati; e scendendo ulteriormente nella scala dell´abiezione, accetta di diventare il vivandiere di fiducia di un gaudente colonnello nazista. Una sera però batte alla sua porta Simone, il più piccolo dei Bernstein che è riuscito a scappare, e Batignole non ha il coraggio di mandarlo via.
14) Simon nella piccola camera
15) Dalle cuginette di Simon, Sara e Guila Cohen
16) Batignole e Simon parlano della Svizzera
Si parla della sorte degli ebrei arrestati. Ed è qui che avviene la presa di coscienza di Batignole. La scena sta tutta negli occhietti pungenti del piccolo Simon e nel visibile imbarazzo di Batignole che non può più mentire a se stesso. Dice in un’intervista il regista:”Mentre dirigevo Simon e le due ragazzine, continuavo a chiedermi come qualcuno avesse potuto, consapevolmente, mettere tutti in vagoni per bestiame e mandarli nei campi di concentramento e quindi nelle camere a gas, lo trovavo inimmaginabile. Come si è potuto permettere questo? Possibile che le persone non sapessero? Questa è la domanda che mi sono posto per tutto il film. Potevano non saperlo, ma certo averne il sospetto. Semplicemente conveniva a tutti. Questo è il significato della scena in cui Batignole dice al bambino che gli adulti venivano deportati per spaccare rocce grandi mentre i bambini venivano inviati per spaccare rocce piccole. Lo sguardo del bambino è sufficiente a fargli prendere coscienza dell’insensatezza della sua risposta”.
17) Batignole e Morel
18) Nella camera accanto il colonnello Spreich e Edwige
19) Simon in cantina
“Al buio non ti succede niente” dice Batignole a Simon e lo chiude dentro la cantina. Ma è proprio al buio, mentre dorme che il qualunquista macellaio ha i suoi incubi e si vede sgozzato come un maiale. E’ il suo subconscio che lo avverte del pericolo, che finalmente gli fa vedere la terribile realtà, anche se il film, giocando sempre con i toni della commedia, rende il sogno, spaventoso, semplicemente grottesco e ironicamente surreale.
20) Incubo di Batignole
21) Batignole cerca di recuperare il quadro
22) Telefonata a casa Batignole del colonnello Spreich
23) Pierre Jean trova Simon e le sue cuginette in cantina
Il commerciante Batignole è un tipico borghese piccolo piccolo, né convinto di collaborare, né convinto del contrario. Come succede, l'indecisione decide da sola nel caso.
24) Omicidio di Pierre Jean
25) Batignole vende il quadro di Renoir
E’ interessante come il film pur nei toni della commedia che fin dall’inizio ci fanno presagire un lieto fine, sia però estremamente duro e implacabile nel condannare la meschinità di molti francesi. Il mercante d’arte raffinato circondato da meravigliosi quadri si equivale al torvo bottegaio che si occupa di onoranze funebri: il ceto sociale, la cultura sembrano azzerarsi di fronte al sadismo di arricchirsi sulla pelle degli altri.
26) Incontro al parco di Batignole con Micheline
Sembra che proprio nelle difficoltà si recuperi un rapporto per il resto del film insistente fra padre e figlia, impegnati entrambi a vivere una vita di piccoli affari e piccole vanità. Il loro incontro è anche un addio inscritto in una Parigi degli anni quaranta sapientemente ricostruita. In tutto il film, infatti, la costruzione scenografica, nel restituire con scrupolo il clima del tempo, non soffre di indugi nel pittoresco e nell’anedottico.
27) La fuga: in treno
28) La fuga: alla stazione
29) Nella baita
Simon è un bambino borghese lontano dagli stereotipi infantili del cinema: è colto, serio e un po’ arrogante “Non volevo che fosse un angioletto solo perché è una vittima “ dice in un’intervista il regista.
30) Martin e Simon
31) Martin e Simon al bar
32) In caserma
E’ il riscatto morale di Batignole che addirittura parla come se fosse un ebreo: viene preso per un ebreo dal commissario di Polizia e guidato dall’empatia per le vittime di un regime criminale tedesco ma anche per colpa dell’omertà e dal cinismo di tanti “bravi” cittadini francesi, finisce per assumerne quell’identità che gli viene rinfacciata. Dice il regista:”Batignole si mette nei panni di un ebreo per poter capire”.
33) Fuga con il sacerdote
Senza avere la pretesa di rinnovare il genere o di rifare la storia, la commedia scivola via fra ironia e tenerezza verso un finale di speranza, ma non ti fa mai dimenticare che se dietro i pochi scampati c´è un esercito di milioni di morti la colpa è anche, e soprattutto, dell´indifferenza.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
1. In che periodo si svolge il film e dove si ambienta?
2. Chi è Monsieur Batignole?
3. Il film utilizza molti “luoghi diversi” in cui si muovono o si nascondono i personaggi: sai interpretare questo ”sistema dei luoghi” della storia e il significato narrativo?
4. Nel raccontare la storia il regista fa un uso particolare della macchina da presa?
5. La responsabilità dei collaborazionisti nell’Olocausto. Se è possibile una graduatoria di responsabilità in una tragedia così immane, dove si può collocare quella di coloro che hanno aiutato i nazisti nello sterminio del popolo ebreo?
6. Il percorso di Monsieur Batignole: dal non voler vedere o capire quanto gli stava accadendo intorno, all’impegno personale anche a rischio della vita per salvare alcuni piccoli ebrei. Il suo comportamento lo riscatta da un’iniziale indifferenza certamente colpevole
7. Descrivi il personaggio di Simon Berstein
8. Il film pur parlando di un episodio tragico come lì Olocausto usa dei toni da commedia : puoi descrivere personaggi o situazione in cui questo intento umoristico appare più evidente?
9. Il tono da commedia che rende ridicole alcune situazioni o caratterizza in maniera grottesca alcuni personaggi scelto dal regista Gerard Jugnot per il film è adatto per parlare dell’Olocausto?
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