giovedì 24 settembre 2009

MASTER & COMMANDER


Un film di Peter Weir
Soggetto: dal romanzo Ai confini del mare di Patrick O'Brian
Sceneggiatura: P. O’Brian, P. Weir
Fotografia: Russel Boyd
Musica: Iva Davies, Christopher Gordon, Richard Tognetti
Montaggio: Lee Smith
Scenografia: William Sandell
Intepreti: Russell Crowe, Paul Bettany, Billy Boyd, James D'Arcy
Produzione: 20th Century Fox
Origine: USA
Anno di edizione: 2003
Durata: 140’

Sinossi
Siamo nel pieno dell guerre napoleoniche. Spinto da un eccesso di senso del dovere e di orgoglio, il capitano Jack Aubrey, al comando della H.M.S. Surprise, decide di vincere una battaglia personale contro una nave molto potente. Beffato due volte dal nemico, Jack insegue il vascello mettendo a repentaglio il suo equipaggio. Nonostante i danni si prosegue fino in fondo. Jack riesce a sconfiggere la nave nemica, ma viene beffato dal furbo capitano avversario che astutamente si salva. La battaglia rimane aperta.

ANALISI DEL FILM

1) Prima apparizione dell’Acheron "Aprile 1805"

Napoleone è il comandante in Europa. Solo la flotta inglese lo fronteggia. L’oceano è il nuovo campo di battaglia”. Il film inizia con un preciso riferimento cronologico. Questa connotazione narrativa verrà meno nel corso della storia e l’elemento temporale sarà sempre più rarefatto. Da questo cartello si passa all’Acheron, la nave francese che duellerà per tutto il film contro la Surprise, capitanata da Jack Aubrey (Russel Crowe). Appare subito evidente la rappresentazione simbolica che il regista Peter Weir vuol dare all’Acheron. La nave è prima ripresa in dettaglio (la bandiera sul pennone e le immagini sfuggenti dello scafo) e, infine, dall’alto con l’imbarcazione in lontananza, piccola e scura. Le immagini sono rallentate e raccordate da lente dissolvenze in chiusura e in apertura. L’audio quasi scompare: rimane solo un evocativo rumore del vento che soffia come un lamento, inquietante come quell’acqua scura che avvolge la nave.  Si comprende, insomma, l’idea registica di raccontare l’Acheron in maniera irreale come un’apparizione fantasmatica. Sull’ultima inquadratura di questa sequenza introduttiva una didascalia tratta dal diario di bordo del capitano dove si ordina di distruggere e catturare l’Acheron

2) Cambio della guardia a bordo della Surprise
Questa rappresentazione del “nemico” appare ancora più astratta e simbolica se confrontata con la sequenza in cui, per la prima volta, saliamo a bordo della Surprise. Un’umanità stipata sottocoperta tra animali e masserizie varie ci riporta alla dura realtà della navigazione ottocentesca. Nel buio della nave una scritta inquietante battezza un cannone: “morte improvvisa” e il sinistro rumore della nave ci ricorda la precarietà del marinaio indissolubilmente legato a quel fasciame cigolante. Dall’irrealtà dell’Acheron alla “materia” della Surprise, dall’astrazione temporale in cui è confinata la nave nemica alla presenza del tempo caratterizzato dalla clessidra e dai rintocchi della campana che scandisce la vita di bordo.

3) Primo attacco della Acheron: come un fantasma nella nebbia si presenta la nave nemica
Dopo due brevi sequenze di presentazione entriamo nel vivo della vicenda. Hollom, l’aiuto nocchiero, è indeciso se dare o meno l’allarme nei momenti immediatamente precedenti l’attacco nemico. La sua insicurezza lo renderà inadeguato al ruolo di comando che gli è stato assegnato e per questo Hollom diventerà la vittima sacrificale della storia.
La legge brutale del mare – e per estensione dell’esistenza – inizia, infatti, a rivelarsi: Hollom sarà sopraffatto dai membri dell’equipaggio perché debole, perché privo di quella crudeltà e di quel cinismo necessari a imporsi sui marinai, rassicurandoli. Come si può già intuire, il film fa riferimento, in linea con la filmografia di Weir, a generi diversi. Certo il genere “avventura” è quello predominante ma ci sono anche riferimenti al “thriller psicologico”, a causa del particolare approfondimento dei caratteri dei personaggi, e al “fantascientifico paranormale” per i continui riferimenti alla “nave fantasma” e alle maledizioni bibliche. Del resto anche lo stesso genere “avventura nei mari” è modificato dall’autore alternando a situazione tipiche di azione - in cui predominano l’azione, il movimento e il ritmo - momenti di immobilità di silenzio pur carichi di tensione.
In questa scena dell’attacco a sorpresa dell’Acheron la nebbia ha un valore simbolico che trascende il semplice escamotage narrativo. E’ la zona dell’indistinto, dell’ambiguità, della trasfigurazione. Elemento naturale che finisce per raffigurare la doppiezza della Natura stessa: nemica dell’uomo (quando l’Acheron sferra l’attacco) ma anche amica quando avvolge la Surprise nascondendola al nemico in un significativo rovesciamento della situazione. E Aubrey, il capitano, è l’uomo che vive di istinti e di passioni è l’uomo “panico” che si esalta nella lotta con gli elementi contemporaneamente crudele e magnanimo ma che come la Natura che qui è l’Oceano si fa rispettare e ammirare. Come un animale fiuta il pericolo, bracca la preda, vive immerso negli elementi. Molto curata è anche la colonna sonora. I suoni del legno scheggiato, delle vele trapassate dalle palle del cannone nemico, le urla dei feriti, lo scrosciare dell’acqua che inonda la stiva sembrano contrastare con la musica ritmata e solenne che esalta l’azione eroica, elemento tipico del film avventuroso. Contrastano proprio perché i suoni della battaglia ci riportano alla realtà violenta dello scontro e annullano, così, l’enfasi musicale che, inevitabilmente inscrive la battaglia in una atmosfera romantica poco realistica. Come nella sequenza iniziale dello sbarco in Normandia nel film di Spielberg “Salvate il soldato Ryan”, anche in “Master & Commander” la battaglia è vissuta dal dentro. Là era la raffica delle mitragliatrici, qui è tonfo sordo della cannonata ma in entrambi i casi i rumori sono vissuti dai personaggi in soggettiva sonora e per questo anche noi spettatori ci immedesimo in quei suoni violenti e mortali. La morte vissuta “in diretta” dallo spettatore azzera la retorica del racconto d’avventura.

4) Dopo la battaglia, i feriti, le considerazioni del capitano
L’elemento narrativo del doppio si manifesta in questo film in vari aspetti. Innanzitutto nel rapporto tra il protagonista Capitano Aubrey e lo sconosciuto capitano francese della Archeon. E come in tutti i rapporti tra “alter ego” c’è ambiguità: i due si odiano ma anche si ammirano.
Così come complementare e contraddittorio sarà il rapporto tra il capitano Aubrey e il dottor Stephen Maturin.

5) Riunione degli Ufficiali
Momento di svolta nella storia. Inizia l’ossessione di Aubrey nel voler inseguire e distruggere il nemico. E le lodi all’Acheron dei marinai alimentano ancora di più il desiderio di sfida di Aubrey.
L’eroico duello nei mari porterà con sé morte e distruzione, ma è soprattutto una pulsione autodistruttiva dal momento che, come abbiamo notato, la nave nemica non è altro che l’alter ego della Surprise.
Il carattere simbolico del conflitto è accentuato dalla “umanizzazione” delle imbarcazioni: si parla di loro come se fossero delle persone (Aubrey che paragona la sua nave a una persona nel fiore degli anni), si parla con loro (il marinaio che parla alla nave mentre ripara la polena), si accarezzano con dolcezza (Aubrey che sfiora con una mano il legname della sua cabina mentre ne esalta le doti) fino ad avere con l’imbarcazione una totale simbiosi (il vecchio Marinaio che dice all’allievo ufficiale che nei legni della nave c’è tanto sangue del capitano da esserne parente).

6) Riparazioni navi, operazioni chirurgiche
Ciò che colpisce nel film è la presenza di marinai e allievi ufficiali molto giovani, alcuni quasi bambini. Per Master & Commander, Peter Weir voleva che la ricostruzione a bordo di una nave da combattimento dell’800 fosse il più fedele possibile. Per questo sia lui, sia il suo team non si sono risparmiati nel ricercare l’autenticità. Ed in effetti, all’epoca, i giovani, alcuni dei quali erano bambini di appena otto anni, svolgevano spesso il ruolo di inservienti o di mozzi addetti alle munizioni, correndo da una parte all’altra della nave per consegnare all’equipaggio la polvere per i cannoni. Riguardo agli ufficiali, invece, esisteva un addestramento cui venivano sottoposti giovani gentiluomini di nobili natali, i quali potevano esser presi sotto l’ala protettiva del capitano, a bordo della nave, in qualità di allievi e studiavano come avrebbero fatto in una scuola privata. Vi erano allievi che avevano 12 anni proprio come Lord Blakeney. L’aiuto nocchiero Blackeney è uno dei tanti giovani che subiranno in prima persona la sfida con l’Acheron. Molti di loro moriranno e la dolente partecipazione ai quei lutti sottolinea il messaggio pacifista che sottende tutto il film. I giovani personaggi fanno assumere alla storia le sembianze di un viaggio iniziatico: la loro esperienza che passa attraverso il dolore fisico e il fatale adempiersi delle loro morti annunciate raccontano la condizione assurda dell’uomo intrappolato in falsi miti (Blackeney ansioso di emulare il suo idolo Horatio Nelson e, per traslato, il fortunato Aubrey) e oscure superstizioni. Hollom che con tanti anni di navigazione alle spalle, ancora trema nello scrutare la nebbia, sprofonda nell’abisso oscurantista del terrore e della superstizione  e alla fine, una notte, simbolicamente, in quello accogliente delle profondità marine. Ma siamo agli albori del XIX secolo e lo spiraglio di un sapere al passo con il progresso ci è dato dalla curiosità scientifica di Blackeney. Ed è forse proprio questo l’aspetto positivo della storia.

7) Il concertino di Aubrey e del dottor Maturin. L’arte come elemento pacificatorio.

8) Il capitano Aubrey viene a sapere informazioni sulla nave nemica. Se ne parla insieme agli altri ufficiali.

9) Rifornimenti dagli indigeni

Il genere “avventura” è di solito legato a momenti romantici. Questa è un’altra variante che il regista impone alla sua storia perché, in effetti il nostro capitano Hobrey non deve salvare nessuna eroina o avere relazioni sentimentali. C’è, però, questo sguardo insistito, allusivo sulla giovane indigena che ha, forse, il solo scopo, di ricordare a noi spettatore la natura istintiva, carnale del capitano, al contrario dell’”ascetico” dottor Maturin chiuso e appagato nel suo mondo scientifico e teorico.

10) Cena degli ufficiali si parla di Nelson
L’altro riferimento sessuale da parte del capitano lo troviamo nel brindisi di Aubrey “alle mogli e alle amanti”. Interessante il monologo che segue dove Aubrey, sollecitato dai commensali, racconta due aneddoti su Nelson. Uno banale: il burbero e mitico capitano si rivolge al giovane Aubrey solo per chiedergli del sale. Racconto che ha lo scopo di demitizzare il personaggio di Nelson attraverso le sue semplici e umanissime esigenze.
Il secondo aneddoto, al contrario, trasuda di retorica ma è proprio questo che accende lo sguardo dell’allievo ufficiale presente alla cena (a cui il regista concede uno stupefatto primissimo piano). Il giovane allievo, anch’egli futura vittima, si nutre ancora delle fiabe e cade negli inganni della retorica militare. Mentre il dottore Maturin, personaggio che incarna lo sguardo razionale e progressista dell’uomo, non può che sorridere ironicamente di fronte a tanta pomposità.

11) La ciurma manifesta antipatia per l’aiuto nocchiero Hollom

12) Riappare la nave

Il vecchio marinaio crede che l’Acheron sia una nave fantasma: del resto lui è il personaggio che più di altri rappresenta l’irrazionalità, la superstizione che piano piano si impossessa di tutti. Perché è la paura, l’incertezza del destino che porta, soprattutto nella precarietà della guerra, all’oblio della ragione. Il vecchio marinaio, che ha subito l’operazione al cervello, diventa il vate presago di sventure a cui finirà per credere anche Aubrey addossando il malocchio all’incolpevole Hollom. “Combatte come voi” dice il dottore al capitano avvistando la nave nemica e nelle sue parole si riafferma il gioco del doppio perno di tutta la storia.

13) Trucco durante la notte

14) Inseguimento

Da prede a predatore: evidente è il gioco del rovescio, dello scambio e della complementarietà che mette in scena l’autore.

15) Bufera e dramma del marinaio abbandonato
La colpa degli scontri con la nave nemica - ormai diventata nell’immaginario dei marinai la nave del demonio - e delle nefaste conseguenze sono, ovviamente, da imputarsi all’ossessione di Aubrey e alla sua insanabile brama di successo. Interessante, inoltre, anche la morte del marinaio abbandonato nel mare per salvare il resto della nave emblema di una primordiale legge di sopravvivenza a cui l’uomo, anche se acculturato  e civile, deve sottostare quando si trova a lottare contro le forze della Natura. Cinematograficamente non possiamo non notare la perfezione degli effetti speciali che conferiscono alla scena un realismo superbo.

16) Dialogo fra Aubrey e Maturin
Nelle storie c’è sempre un coprotagonista che ha il compito di tratteggiare meglio la figura del protagonista di fargli da specchio per illuminarne meglio tratti e caratteristiche narrative. Così in “Master e Commander” Aubrey si confronta spesso con il suo medico di bordo. Se il comandante ha lo sguardo del guerriero, il dottore rivolge i propri occhi all’interno di se stesso e del corpo umano. Due sguardi sulla realtà, dunque: uno impavido e apparentemente sicuro, l’altro introspettivo ma più razionale. All’inizio dell’Ottocento, il militare e il chirurgo incarnano, infatti, due mondi contrapposti che si incrociano. Maturin è l’uomo di scienza, crede nella razionalità e nel progresso e quindi è identificabile con l’uomo illuminista. Aubrey, al contrario, è coraggioso ma, abbiamo visto in precedenza, anche un istintivo – ha oltrepassato, lo dice lui stesso, i suoi doveri militari - che rischia di mettere in pericolo non solo la sua vita ma anche quella del suo equipaggio. In questa antinomia tra Illuminismo e Romanticismo i due personaggi incarnano, insomma, due forme di pensiero differenti, ma, comunque, c’è tra loro una totale interazione resa credibile anche grazie allo splendido affiatamento tra i due attori. In questa scena Maturin, sembra essere la coscienza critica di Aubrey. Nel sapiente montaggio alternato dei loro primi piani, le parole del dottore si sovrappongono al piano d’ascolto del capitano: sonora didascalia al  rovello interiore del militare che si manifesta con l’espressione crucciata. I duetti musicali dei due protagonisti rappresentano una di quelle tante progressive attese di cui si compone continuamente l’opera di Weir.

17) Navigazione verso sud

18) Maturin e Blakeney

L’insetto che si mimetizza sarà il leit motiv di questa seconda parte della storia. Elemento ironico perché da ora in poi quando vedremo i due capitani nemici affrontarsi con trucchi e mimetismi vari non potremo fare a meno di pensarli come due astuti insetti. Insomma ancora una volta l’uomo, con il suo pomposo eroismo, è messo a nudo e deriso.

19) Primo arrivo alle Galapagos
Lo sguardo della mdp diventa documentaristico. Un altro genere sottrae volutamente ritmo, interrompe la continuità drammatica dell’azione e diventa speculare momento di riflessione. Il cannocchiale da strumento di avvistamento del nemico diventa strumento di conoscenza e di progresso scientifico. Veniamo a sapere che Maturin è il primo scienziato a visitare le Galapagos. Esiste un mondo nuovo con specie animali mai viste che il dottore cerca di classificare. Weir guarda, allora, le Galapagos con l’occhio del documentarista. La macchina da presa osserva quello spazio come se fosse la prima volta, con curiosità e sorpresa, registrandone l’interazione con l’uomo civilizzato
In fondo, riflettendoci bene, possiamo affermare che “Master & Commander” è un film delle sorprese (e non a caso la nave che ci trasporta in questo viaggio metaforico si chiama Surprise) dove la condizione esistenziale dell’equipaggio si fonda sull’assoluta incertezza, dove il mutamento arriva subitaneo e spiazzante come in quegli inseguimenti pieni di furore e vitalità che si interrompono improvvisamente e inesorabilmente per una tempesta o per una bonaccia. Per questo al marinaio, come, fuori della metafora, all’uomo, non resta che “aggrapparsi” alle “verità” provvisorie e spesso fallaci della scienza o della fede o di una qualsiasi “autorità”. Quello che vediamo, insomma, in tutto il film, è il viaggio metaforico dell’Uomo incosciente della Realtà e spaventato dalla vita ma disperatamente alla ricerca di certezze. L’aiuto Nocchiero paga proprio a causa del suo mancato decisionismo: gli ordini perentori, anche se brutali o sbagliati, che lui non riesce a dare, avrebbero comunque avuto l’effetto di essere tranquillizzanti e appaganti per l’equipaggio, di fornire, insomma, l’illusione di una certezza che impedisce di pensare all’orrore della morte e del nulla.

20) Navigazione e conversazione con Blakeney

21) Preparazione alla battaglia con i cannoni

22) Bonaccia

Anche qui un mutamento improvviso. Il montaggio sottolinea per contrasto il cambiamento della situazione

23) Superstizione e punizione del mozzo

24) Nuova conversazione tra Il capitano e il dottore

25) Suicidio

26) Nuova partenza

27) Ferimento Maturin

28) Nuovo arrivo alle Galapagos 
Master & Commander ha la caratteristica di essere l’unico lungometraggio mai girato alle Galapagos. Le isole ospitano una gran varietà di specie animali e vegetali uniche, incluse le tartarughe giganti che sono ormai quasi estinte. Quando nel 1835 il naturalista Charles Darwin visitò le Galapagos, scoprì un ricchissimo laboratorio naturale di flora e fauna. Le ricerche sulla vita degli animali che condusse sulle isole, contribuirono all’elaborazione della teoria sull’evoluzione e sulla selezione naturale. Le scene girate alle Galapagos sono le uniche in cui gli uomini della Surprise abbandonano il loro “mondo di legno” per toccare terra. In effetti gli uomini della Surprise è come se avessero vissuto da sempre in mare. Non ci sono porti o città in questo film solo la terra nuova da scoprire, un mondo che sembra sospeso nel tempo e contribuisce, così, a quella astrazione della vicenda che abbiamo notato fin dall’inizio e che contribuisce a renderla ancora più simbolica. Anche gli elementi paesaggistici sono archetipici: acqua (l’oceano), terra (le lande deserte delle Galapagos) Aria (il vento, la tempesta) e fuoco (lo sfavillare dei cannoni in lontananza).

29) Imboscata e combattimento
Alla fine riusciamo a vedere il nemico. Ma c’è ancora una sorpresa. Il nemico non è affatto “altro”. Al contrario sembra l’immagine allo specchio di Jack e dei suoi. Ha un chirurgo che usa gli stessi coltelli. Trama gli stessi inganni. Vive nello stesso spazio miserabile, prigioniero dello stesso oceano. Muore per lo stesso patriottismo. Gli manca solo che se ne racconti l’eroismo: e qui è massima, l’ironia di Peter Weir.

30) Inganno dei francesi e nuova sfida
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