giovedì 24 settembre 2009

MILLIONS

Un film di Danny Boyle
Soggetto e Sceneggiatura: Frank Cottrell Boyce
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Musica: John Murphy
Montaggio: Chris Gill
Scenografia: Mark Tildesley
Costumi: Susannah Buxton
Interpreti:  Alex Etel (Damian), Lewis Owen Mcgibbon (Anthony Cunningham), James Nesbitt (Ronnie Cunningham), Daisy Donovan (Dorothy), Alun Armstrong (San Pietro), Enzo Cilenti (San Francesco d'Assisi), Nasser Memarzia (San Giuseppe), Kathryn Pogson (Santa Chiara) Harry Kirkham (San Nicola).
Produzione: Mission Picture s
Origine: Gran Bretagna
Anno di edizione: 2004
Durata: 97’

Sinossi
Tra dodici giorni in Gran Bretagna avverrà il passaggio all'Euro e milioni di sterline saranno destinate al macero. Quale migliore occasione per delle menti criminali? Purtroppo per loro, la progettata rapina al treno va storta e un'enorme sacca piena di soldi capita tra le mani dei due fratelli Damian e Anthony. Damian è convinto che i soldi siano un dono di Dio, Anthony, più pratico e materialista, progetta di assicurarsi potere e protezione. Damian, contro il parere di suo fratello e di suo padre, vorrebbe regalare l'ingente somma ai poveri. In piena notte brucia il denaro, fonte di molti guai.

ANALISI DEL FILM

1) La gara in bicicletta

La gara di bicicletta tra Damian e Anthony inizia in maniera giocosa la vicenda. Tutta la storia è vissuta dal punto di vista di Damian, bambino dai tanti sogni e dalle tante speranze. La gioia di vivere e di sognare  di Damian nasconde però una tragica realtà: il dolore profondo per  la recente scomparsa di sua madre. Damian diventa protagonista assoluto della narrazione con la sua voce off che commenta o con i suoi occhi che osservano e interpretano la realtà circostante. Il mondo viene, dunque trasfigurato e reinterpretato  dal piccolo protagonista - non solo, come vedremo meglio più avanti, perché si popola di santi che lo consigliano di volta in volta sul da farsi - ma anche perché  la “realtà” sembra tingersi dei colori della sua personalità.
Per caratterizzare questo punto di vista il regista ha, ad esempio, girato il film in digitale con i cromatismi smaglianti dell’alta definizione. Questa densità scintillante dei colori corrisponde, dunque,  alla vivacità dello sguardo di Damian. La corsa nel campo fiorito è in questo senso un esempio della forza espressiva di questa ricerca fotografica. Il giallo del campo sembra accendersi con l’entusiasmo del gioco e contrastare, poi, con il marrone del terreno dove sorgeranno le villette a schiera nel nuovo quartiere. Il cielo blu, così come il rosso del treno che sfreccia poco distante,  assomigliano ai colori netti e precisi di un quadro naif. La musica extradiegetica, sospesa, sognante e leggermente inquietante, che accompagna questa scorribanda, ci ricorda immediatamente le convezionali musiche da fiaba (ricorda un po’ il commento sonoro usato da Tim Burton in Edward mani di forbice). E’ un uso anempatico della musica che,  cioè, non asseconda le immagini gioiose del gioco, ma sembra prevedere, con le sue ambigue connotazioni sonore,   le tinte fosche di cui si tingerà la vicenda di Damian.

2) Il trasloco

3) A scuola

Damian con le sue fantasia rischia di essere subito emarginato nel suo contesto sociale: di questo viene redarguito dal fratello maggiore, più pratico e materialista, che ormai ha perso l’incanto e l’ingenuità dell’infanzia spensierata e felice. “Parla di cose normali calcio o robe del genere, se ti fai troppo notare non ti fai degli amici” è il consiglio che gli dà il fratello. Un invito all’omologazione, alla rassegnata accettazione della “normalità” a cui  Antony e altri ragazzi hanno già imparato  a sottostare.

4) Riunione condominiale

5) La valigia piena di soldi

Il mondo degli adulti è convenzionale e noioso - la riunione condominiale con il poliziotto saccente ne è una prova - ed è anche molto prevedibile: i due fratelli lo hanno capito subito e con grande facilità riescono a estorcere regali e comprensione ricordando a tutti che sono due poveri orfani.
Per questo il rifugio di cartone costruito da Damian, lungo la ferrovia, isolato dal resto del mondo che non sembra comprendere l’interesse mistico del ragazzino, è il luogo dove abbiamo la prima “visione”. La galleria dei santi, che inizia con una Santa Chiara fumatrice, non è altro che la perfetta ibridazione non solo tra la simbologia dell’icona religiosa e la fisicità del corpo quotidiano, ma anche tra la fantasia fanciullesca e la consapevolezza adulta. Tutto inizia e si conclude dentro il rifugio, vero e proprio mezzo di evasione simulacro delle abitazioni degli adulti che vediamo costruire e issarsi attorno ai ragazzini come se fossero delle scatole di cartone. E’ qui dentro che la vicenda di Damian ha una svolta con l’arrivo dal cielo, e non poteva essere diversamente, della valigia piena di soldi.

6) Buone azioni e beneficenza

E allora i soldi miracolosamente trovati servono a Damian per diventare “santo”, per emulare i miracoli dei suoi “superoi” preferiti. L’ingenuità del gesto sembra trovare un perfetto abbianamento nella cornice stilizzata in cui il regista compone la scena: quel campo lunghissimo del ragazzino che spinge sul crinale della collina (verde, che più verde non si può, che si staglia su un cielo di un azzurro sfolgorante) uno scatolone pieno di piccioni liberati alla “maniera“ di San Francesco.

7) La scadenza dell’euro. Antony si organizza
La contaminazione tra fantastico e reale viene sottolineata continuamente dal regista anche con piccoli espedienti di montaggio come nel caso della scena in cui vediamo i ragazzi dopo essere stati al fast food con i poveri.
Se, come abbiamo già detto, il mondo viene rivisitato dallo sguardo candido di Damian non per questo il regista rinuncia a evidenziare il lato meno innocente della commedia umana: quei poveri che fagocitano pezzi di pizza approfittandosi dei loro giovani benefattori diventano allora lo sguardo disilluso e grottesco dell’autore su  una realtà “adulta “ cinica e egoista.
Di tutto questo, Antony se ne è già accorto ed anzi, al contrario del suo fratellino, maschera il dolore per la perdita della madre - e metaforicamente dell’innocenza -  proprio imitando i comportamenti adulti più razionali e opportunistici. Parla di compravendita di immobili, di tassi di interesse, si procura amicizia e attenzioni corrompendo i compagni di scuola con cospicue mazzette, diventa, insomma, la caricatura estrema dell’adulto capitalista. Mai per un momento, però, il regista ce lo fa diventare antipatico, perché dietro i piccoli gesti, e le sottili espressioni dello sguardo del ragazzo, scopriamo la sua fragilità e le sue umanissime debolezze. E il denaro corrompe tutto come il ragazzino che cerca le attenzioni femminili pagando le sue compagne di scuola.

8) Il malvivente sulle tracce del denaro

Mentre Damian parla con i martiri ugandesi che gli spiegano la possibilità di investire il suo denaro in pozzi d’acqua indispensabili per la sopravvivenza del popolo africano, il “male”, rappresentato dal torvo malvivente, fa la sua apparizione. E’ un ulteriore scarto narrativo che fa muovere la storia in direzione del genere “giallo d’azione”, anche se la parte legata all’azione appare molto schematica: poco più che un pretesto narrativo per, poi, parlare di altro. Come una favola thriller contemporanea, Millions presenta il “cattivo” come se fossimo in un film horror, presagendo la sua presenza con un respiro affannoso e inquietante che ci ricorda presenze abiette in tanti film di fantascienza. E il criminale appare improvvisamente -  di scuro vestito, all’orizzonte e fuori fuoco, immagine ambigua e per questo perturbante - alle spalle dell’inconsapevole bambino. Tutto, del resto, crea ansia e preoccupazione nel mondo apparentemente ingenuo e sognante di Damian. E’ vero che il maggior pericolo viene dal bandito ma anche le sue “visioni” sembrano uscite da un film horror di serie B: visioni di morti, profondi squarci nel collo, mani insanguinate …. Così, l’ironia che deriva da una messa in scena che sembra un patchwork di citazioni cinematografiche (prima fra tutte il riferimento a Il Sesto Senso) si rafforza nel contrasto fra la situazione narrativa cupa e greve con  i colori vivaci della fotografia e l’ambientazione surreale (come la scatola di cartone che accoglie bambino e santi).

9) Doroty a scuola, ricostruzione del furto, dal preside
Questo sguardo ironico e distaccato che pervade tutto il film ha, inoltre, la capacità di comunicarci, mescolando l’elemento dell’orrore con quello gaio e allegro, l’ambiguità della realtà, ovvero ciò che appare bello e splendente come l’apparizione fantastica del santo nasconde l’elemento macabro; ciò che appare buono e giusto: donare i soldi ha il suo retroscena negativo i poveri a cui si fa la donazione sono avidi, egoisti e non meritori di tanta bontà, così, come, in ultima analisi, il potere che hanno i soldi di far avverare i sogni è l’emblema stesso della doppiezza.
Il problema morale che qui viene sviluppato non è da poco nella società occidentale ma, al contrario investe il nostro rapporto con il denaro, con la società di mercato nella quale viviamo. L’ambiguità sta proprio nella frase che Doroty pronuncia dopo che i ragazzini sono stati scoperti dal preside: “In fondo hanno rubato a fin di bene”.

10) Dai predicatori, con San Pietro, l’esigenza di investire o spendere il denaro
Quasi a contrastare l’ingenua ricerca del bene assoluto di Damian, la realtà tende, invece, a rendere tutto relativo: la possibilità di sostituire Doroty con la mamma defunta, la doppiezza dei predicatori (troppo perfetti con i loro sorrisi amorevoli e  comprensivi e con quei capelli biondi e gli occhi celesti proprio come si illustrano  i bambini buoni nei libretti da catechismo) che mentono per potersi permettere elettrodomestici di lusso.
Qual è la verità? cosa devo fare? Chiede Damian a San Pietro. La risposta di San Pietro è anch’essa ambigua soprattutto per un bambino orfano di madre e in  cerca di certezze. Qual’è dunque la risposta di Pietro? Egli dice che sta a noi vedere dove sono i miracoli, dov’è il bene e la santità. Magari “il bene” si manifesta nei modi più strani tant’è che anche Gesù, con il presunto miracolo dei pani e dei pesci, si era confuso. In fondo vale, in questo caso, la frase attribuita ad Albert Einstein :”Ci sono due maniere di affrontare la vita. Una è pensare che i miracoli non esistono e l’altra che la vita è tutto un miracolo.

11) I fatti incombono: la scadenza del cambio, il coinvolgimento sentimentale del padre per Doroty.

12) La recita – inseguimento

Questo è uno dei rari momenti di suspense legato al film di thriller a cui il film occhieggia.

13) La casa svaligiata

14) Tutti vengono messi al corrente del denaro – il criminale in soffitta

La questione morale che si pongono i ragazzini se è giusto o sbagliato tenersi quei soldi non è solo irrisolta a causa della loro giovane età ma rimane aperta anche quando vengono coinvolti gli adulti. Gli adulti come i bambini, dunque? La verità, sembra dirci il regista è che non ci sono certezze, che ciascuno si crea la propria morale. C’è chi pensa che sia giusto tenere i soldi perché è un dono del Signore mentre c’è chi pensa  che sia giusto tenerseli per risarcire i danni di un furto e di riprendersi, in fondo, quella che la vita ti ha tolto. Ognuno si crea la propria giustificazione. Nessuno, nemmeno gli adulti, ha una certezza o sa indicare una morale. E questo è il lato “oscuro” del film. Molto più inquietante dell’”Uomo nero” che è il rapinatore del treno. E quando il padre prende la decisione di tenersi il denaro, il regista riprende  la discussione con Damian inquadrando il padre dal basso verso l’alto e facendolo diventare così una figura autoritaria, distante (come se il punto di vista fosse quello del piccoletto) con in primo piano, fuori fuoco ma ben identificabili, i soldi del bottino. Allo stesso modo il mondo degli adulti diventa inquietante per noi spettatori e per il protagonista anche quando il padre si siede sul bordo del letto e cerca di consolare il figlio. Viene inquadrato fuori fuoco riproponendo così quella stessa immagine inquietante con cui si era presentato a noi spettatori il rapinatore - anche lui sullo sfondo, alla spalle di Damian e fuori fuoco – associando visivamente i due  nella comune perdita della moralità.

15) Tutti in banca per cambiare il denaro


16) La fila della beneficenza
La colonna di questuanti che ha saputo del denaro non può che farci sorridere. L’ironia sulla beneficenza che inizia con le figure della comunità e prosegue con quelle dei poveri  è giustificata dal fatto che la perdita del sacro e dei valori nella nostra società, così ben rappresentata nel film, inficia anche l’onestà di chi si propone come buon samaritano. Dopo quello che abbiamo visto, dopo aver osservato l’ambiguità delle azioni, dopo aver confrontato l’apparenza degli atteggiamenti con la realtà dei comportamenti, riguardo a quei  questuanti, non possiamo che nutrire dei legittimi sospetti. Quali appetiti personali si nascondono dietro quelle richieste per il prossimo? Dove sta l’inganno?

17) Il criminale senza più il suo denaro

18) Damian brucia il denaro rimasto

L’incontro con la madre è l’ultima visione per Damian. Forse anche lui, con questa vicenda che lo ha portato a “sporcarsi” con la realtà degli adulti, è uscito dal mondo dell’infanzia e del sogno.
Quando vede la madre, la “fatina” del film - visto che parliamo di una fiaba – il ragazzino dice di essere consapevole che, quello che sta vedendo, è solo un sogno. Mentre interessante è il fatto che l’adolescente “materialista” Anthony, provato dalla vicenda che ha appena, vissuto, mostra tutta la sua vera  natura confessando di aver visto anche lui la madre, di aver, insomma, sognato abbandonando la sua fragile corazza di cinismo e pragmatismo. Qual è allora la riflessione che ci propone Millions? Forse ci vuol far riflettere sull’impossibilità di fuggire alla durezza della vita se non con il sogno e la fantasia. In  fondo l’immaginazione ti fa credere in un mondo migliore, nonostante la realtà che spinge a diventare cinici e insensibili.

19) Sogno finale
Il sogno e l’utopia sono infatti i protagonisti dell’ultima scena dove la scatola diventa il “mezzo” per visitare un mondo migliore.

UNITA’ DIDATTICHE

Unità 1

Dove si ambienta la vicenda?
Qualè il pretesto narrativo che muove tutta la vicenda?
Chi sono i protagonisti?
Hai notato un uso particolare del colore da parte del regista?
In questa sequenza puoi descrivere l’uso narrativo della musica?

Unità 2
In che cosa consistono le fantasie del piccolo Damian?
Perché Antony suggerisce a Damein di farsi notare poco? Ti sembra un buon consiglio?

Unità 3
Che cosa vuol fare Damian con il denaro che ha trovato?
Prova a descrive dal punto di vista visivo la scena in cui compare per la prima volta il malvivente che cerca di recuperare il denaro?

Unità 4
Perché tanta ironia nei confronti della beneficenza?
Qual è il senso della conversazione tra San Pietro e Damian?

Unità 5

Qual è secondo te l’argomento centrale del film? Su che cosa ci vuol far riflettere il regista?
Come termina il film? Qual è il significato che attribuisci a questo finale?

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