Un film di Cristiano Bortone
Soggetto: C. Bortone
Sceneggiatura: C. Bortone, Paolo Sassanelli, Monica Zapelli
Fotografia: Vladan Radovic
Musica: Ezio Bosso
Montaggio: Carla Simoncelli
Scenografia: Davide Bassan
Costumi: Monica Simeone
Interpreti: Luca Capriotti (Mirco), P. Sassanelli (Don Giulio), Marco Cocci (Ettore), Simone Colombari (Achille), Rosanna Gentili (Teresa).
Produzione: Orisa Produzioni
Origine: Italia
Anno di edizione: 2007
Durata: 96’
Sinossi
Toscana anni ’70. Il piccolo Mirco si ferisce con un colpo di fucile e perde la vista. Costretto a frequentare le scuole per non vedenti, il bambino sviluppa la passione per il suono e nel tempo diventerà uno dei più grandi montatori audio del cinema italiano.
ANALISI DL FILM
Questo film è tratto da una storia vera
Il regista dichiara fin dall’inizio la matrice reale della sua storia. Quello che gli spettatori vedranno non è solo frutto della fantasia degli sceneggiatori, ma rimanda ad una vicenda realmente vissuta, anche se in parte è stata romanzata.
1) Un gruppo di bambini gioca a mosca cieca, tra loro Mirco
Mentre i bambini corrono la macchina da presa li segue con un ampio movimento della gru, che inquadra dall’alto il paesaggio toscano. L’incipit narrativo di un film è sempre un momento importante, il regista fin dalle prime inquadrature deve catturare l’attenzione dello spettatore, deve portarlo dentro la sua storia, deve incuriosirlo. Bortone apre il suo film con un gruppo di bambini e mette subito Mirco al centro della scena: a lui il privilegio di una delle prime battute, a lui la responsabilità di condurre il gioco e di aprire la corsa verso la campagna.
2) Schermo al nero. Toscana, estate 1970
Ancora, un’altra informazione importante: il periodo storico nel quale si svolge la vicenda. Come tutti sappiamo gli anni Settanta sono un momento particolare per la storia italiana: se da un lato domina un forte contrasto sociale, dall’altro si pone a livello di massa la richiesta di alcuni fondamentali diritti (il divorzio, la chiusura dei manicomi etc) fino ad allora negati agli italiani. Indubbiamente la vicenda narrata risentirà di questo clima “effervescente”.
3) Mirco, accompagna il padre a vendere l’Unità, poi chiede al genitore di acquistare un televisore
Mirco viene presentato subito come un bambino intelligente e scaltro. Gli argomenti che propone per convincere il padre ad acquistare il televisore sono inattaccabili e inoltre sembra presentarli in modo da far cadere il genitore in una trappola. Alla domanda di Mirco: “Perché leggere un giornale a casa e pagarlo, quando è possibile leggerlo gratis in sezione?”. Il genitore risponde: “E’ più comodo”; questo serve al bambino per introdurre la sua contromossa: “Compriamo la televisione e così ci portiamo il cinema a casa, facciamo come con l’Unità”.
4) Mirco convince il padre a portarlo al cinema
Con l’ingresso in scena della madre viene presentata tutta la famiglia Balleri. Una famiglia che non ha una grande disponibilità economica: non ha ancora la televisione e la madre chiede al ragazzino di riparare una pentola. La mancanza di denaro, al momento, non sembra intaccare la serenità di una vita che scorre serena e tranquilla.
5) Mirco va al cinema con il padre e si diverte a guardare un film western
Viene presentata un’altra grande passione di Mirco, quella per il cinema. Lo scherzo del padre, “Al messicano è partito un colpo”, suona come un triste presagio per i drammatici sviluppi futuri. Il film proiettato è Django di Sergio Corbucci (1966).
Schermo al nero
6) Mirko sta giocando con gli amici ma subito rompe la pallina. Decide di tornare a casa per ripararla
7) Vede il fucile appeso sul camino. Lo prende. Parte il colpo fatale
Il film è iniziato da quattro minuti e siamo in presenza dell’evento che determinerà l’intero svolgimento della vicenda: il drammatico incidente di Mirco. La scena è presentata dal regista con la giusta dose di suspence: cautamente il bambino si avvicina all’oggetto del desiderio, prende una sedia, su cui dispone un panchetto e poi sale. Affascinato dal fucile lo guarda, lo impugna. Poi la voce del padre lo riporta alla realtà e mentre tenta di rimettere a posto l’arma, muovendosi su una base poco stabile, fa cadere il fucile, da cui parte il colpo fatale. In questa scena è fondamentale la colonna sonora. Mirco è appena entrato in cucina, cerca la colla, poi guarda verso l’alto, in questo momento entra in sottofondo la musica over che crea empatia con le immagini e ne rafforza l’inquietante tensione, ben prima del drammatico finale.
8) Arriva il padre, prende Mirko ferito e lo porta in ospedale
Il regista mostra con molto pudore la scena di Mirco ferito, ma restituisce tutta la drammaticità del momento utilizzando la macchina a mano, che segue il padre fino al camion. La macchina a mano viene usata generalmente per raccontare delle scene concitate, dei momenti di sbandamento; un modo questo per seguire da vicino i personaggi e rendere partecipi gli spettatori del momento di crisi che stanno attraversando.
9) Sullo schermo appare il titolo del film, Rosso come il cielo
Con una scelta non causale, il regista inserisce solo ora il titolo del film. Una volta raccontato in pochi minuti, quello che possiamo considerare l’antefatto e che nelle fiabe viene riassunto nella formula: “C’era una volta un bambino felice”, comincia ora la fase più drammatica della vicenda.
10) Il medico
Soggetto: C. Bortone
Sceneggiatura: C. Bortone, Paolo Sassanelli, Monica Zapelli
Fotografia: Vladan Radovic
Musica: Ezio Bosso
Montaggio: Carla Simoncelli
Scenografia: Davide Bassan
Costumi: Monica Simeone
Interpreti: Luca Capriotti (Mirco), P. Sassanelli (Don Giulio), Marco Cocci (Ettore), Simone Colombari (Achille), Rosanna Gentili (Teresa).
Produzione: Orisa Produzioni
Origine: Italia
Anno di edizione: 2007
Durata: 96’
Sinossi
Toscana anni ’70. Il piccolo Mirco si ferisce con un colpo di fucile e perde la vista. Costretto a frequentare le scuole per non vedenti, il bambino sviluppa la passione per il suono e nel tempo diventerà uno dei più grandi montatori audio del cinema italiano.
ANALISI DL FILM
Questo film è tratto da una storia vera
Il regista dichiara fin dall’inizio la matrice reale della sua storia. Quello che gli spettatori vedranno non è solo frutto della fantasia degli sceneggiatori, ma rimanda ad una vicenda realmente vissuta, anche se in parte è stata romanzata.
1) Un gruppo di bambini gioca a mosca cieca, tra loro Mirco
Mentre i bambini corrono la macchina da presa li segue con un ampio movimento della gru, che inquadra dall’alto il paesaggio toscano. L’incipit narrativo di un film è sempre un momento importante, il regista fin dalle prime inquadrature deve catturare l’attenzione dello spettatore, deve portarlo dentro la sua storia, deve incuriosirlo. Bortone apre il suo film con un gruppo di bambini e mette subito Mirco al centro della scena: a lui il privilegio di una delle prime battute, a lui la responsabilità di condurre il gioco e di aprire la corsa verso la campagna.
2) Schermo al nero. Toscana, estate 1970
Ancora, un’altra informazione importante: il periodo storico nel quale si svolge la vicenda. Come tutti sappiamo gli anni Settanta sono un momento particolare per la storia italiana: se da un lato domina un forte contrasto sociale, dall’altro si pone a livello di massa la richiesta di alcuni fondamentali diritti (il divorzio, la chiusura dei manicomi etc) fino ad allora negati agli italiani. Indubbiamente la vicenda narrata risentirà di questo clima “effervescente”.
3) Mirco, accompagna il padre a vendere l’Unità, poi chiede al genitore di acquistare un televisore
Mirco viene presentato subito come un bambino intelligente e scaltro. Gli argomenti che propone per convincere il padre ad acquistare il televisore sono inattaccabili e inoltre sembra presentarli in modo da far cadere il genitore in una trappola. Alla domanda di Mirco: “Perché leggere un giornale a casa e pagarlo, quando è possibile leggerlo gratis in sezione?”. Il genitore risponde: “E’ più comodo”; questo serve al bambino per introdurre la sua contromossa: “Compriamo la televisione e così ci portiamo il cinema a casa, facciamo come con l’Unità”.
4) Mirco convince il padre a portarlo al cinema
Con l’ingresso in scena della madre viene presentata tutta la famiglia Balleri. Una famiglia che non ha una grande disponibilità economica: non ha ancora la televisione e la madre chiede al ragazzino di riparare una pentola. La mancanza di denaro, al momento, non sembra intaccare la serenità di una vita che scorre serena e tranquilla.
5) Mirco va al cinema con il padre e si diverte a guardare un film western
Viene presentata un’altra grande passione di Mirco, quella per il cinema. Lo scherzo del padre, “Al messicano è partito un colpo”, suona come un triste presagio per i drammatici sviluppi futuri. Il film proiettato è Django di Sergio Corbucci (1966).
Schermo al nero
6) Mirko sta giocando con gli amici ma subito rompe la pallina. Decide di tornare a casa per ripararla
7) Vede il fucile appeso sul camino. Lo prende. Parte il colpo fatale
Il film è iniziato da quattro minuti e siamo in presenza dell’evento che determinerà l’intero svolgimento della vicenda: il drammatico incidente di Mirco. La scena è presentata dal regista con la giusta dose di suspence: cautamente il bambino si avvicina all’oggetto del desiderio, prende una sedia, su cui dispone un panchetto e poi sale. Affascinato dal fucile lo guarda, lo impugna. Poi la voce del padre lo riporta alla realtà e mentre tenta di rimettere a posto l’arma, muovendosi su una base poco stabile, fa cadere il fucile, da cui parte il colpo fatale. In questa scena è fondamentale la colonna sonora. Mirco è appena entrato in cucina, cerca la colla, poi guarda verso l’alto, in questo momento entra in sottofondo la musica over che crea empatia con le immagini e ne rafforza l’inquietante tensione, ben prima del drammatico finale.
8) Arriva il padre, prende Mirko ferito e lo porta in ospedale
Il regista mostra con molto pudore la scena di Mirco ferito, ma restituisce tutta la drammaticità del momento utilizzando la macchina a mano, che segue il padre fino al camion. La macchina a mano viene usata generalmente per raccontare delle scene concitate, dei momenti di sbandamento; un modo questo per seguire da vicino i personaggi e rendere partecipi gli spettatori del momento di crisi che stanno attraversando.
9) Sullo schermo appare il titolo del film, Rosso come il cielo
Con una scelta non causale, il regista inserisce solo ora il titolo del film. Una volta raccontato in pochi minuti, quello che possiamo considerare l’antefatto e che nelle fiabe viene riassunto nella formula: “C’era una volta un bambino felice”, comincia ora la fase più drammatica della vicenda.
10) Il medico
Mirco è vivo per miracolo ma ha perso quasi tutta la vista e per le leggi allora in vigore non può più frequentare la scuola pubblica. Il medico consiglia al padre l’iscrizione in un istituto specializzato di Genova. Solo nel 1975 lo Stato italiano ha permesso ai non vedenti di studiare nelle scuole pubbliche, fino ad allora il destino di tanti era simile a quello di Mirco.
11) Mirco si rifiuta di giocare con gli amici. I suoi occhi ormai vedono solo delle ombre
Prodotto con un piccolo budget, Rosso come il cielo è stato realizzato con grande accuratezza dal regista Cristiano Bortone. Le ombre che da ora in poi percepiscono gli occhi di Mirco, sono state ricreate con la consulenza di un esperto e non sono solo un “gioco” ottico ottenuto in montaggio.
12) I genitori portano Mirco all’istituto Chiossone di Genova
L’istituto viene presentato come un ambiente freddo: un grande ingresso con le statue, pavimenti di marmo. Il tutto è sottolineato anche dalla scelte fotografiche. Abbandonati i colori caldi e solari della campagna Toscana, la luce che ora illumina la scena è fredda, metallica, quasi grigia.
13) Il colloquio con il direttore
Nelle parole dell’austero direttore il destino del bambino sembra avviato ad un futuro che non prevede alternative, se non quella di imparare un mestiere adeguato alle sue possibilità, come il tessitore o il centralinista. Lo spettatore è messo subito di fronte alla dura realtà di quegli anni, quando ai non vedenti veniva negato il diritto ad un'esistenza fatta anche di scelte.
14) I genitori se ne vanno
Questo film ha il grande pregio di essere svuotato da ogni retorica e da ogni elemento compassionevole, e quando le sequenze emozionano, lo fanno con grande tatto, senza alcuna gratuità, ascoltando semplicemente il cuore. Come in questa scena quando Mirco dalla finestra vede le ombre dei genitori che si allontanano. Poteva essere un momento straziante di lacrime e abbracci, invece la scelta del regista è andata verso un dolore composto ma altrettanto lacerante. Quello di una famiglia che oltre al dramma della cecità, deve affrontare anche quello della separazione forzata.
15) Durante il pranzo Mirco viene presentato agli altri bambini. Conosce Felice
La vita di Mirco ha subito un brusco cambiamento, anche nei rapporti con i coetanei. Quando Felice lo tocca, Mirco si schernisce e il ragazzino risponde: “Guardavo solo come sei fatto”. Mirco ora deve affrontare un mondo nuovo, dove anche la conoscenza avviene in modo altro rispetto alle convenzioni a cui è stato abituato.
16) La ricreazione nel giardino della scuola. Il litigio con Valerio
E’ questa una scena molto importante perché racconta molto sul personaggio di Mirco, sui rapporti tra coetanei e anticipa, seppur vagamente, gli sviluppi futuri della vicenda.
Per Mirco, vissuto fino ad allora in campagna, l’angusto cortile della scuola sembra una gabbia, per questo si mette ad esplorarlo. Oltretutto non accetta ancora la sua cecità e per questo mente dicendo a Felice di vederci. Però sarà il rumore della scala colpita dall’amico a farlo salire su un albero, un tema questo che poi verrà corposamente sviluppato in seguito. Come in tanti film ambientati all’interno di istituzioni “repressive” o in cui sono presenti un nutrito gruppo di ragazzi, non mancano gli episodi di “bullismo” o “nonnismo”: Felice è terrorizzato da Valerio, uno dei ragazzini più cattivi del collegio. Mirco non ha perso la sua determinazione e subito al sopraggiungere di Valerio si ribella alla sua arroganza, lo affronta nonostante l’altro sia circondato da una corte di amici.
Questa scena presenta uno dei momenti più toccanti del film, quello in cui Mirco spiega a Felice, cieco fin dalla nascita, come sono i colori. Il regista avvolge i due piccoli protagonisti con i movimenti circolari della macchina da presa, come a sottolineare il legame che si va instaurando tra i ragazzi. Un’altra osservazione importante riguarda i piccoli interpreti. Se il bambino che dà il volto a Mirco (Luca Capriotti) finge la sua cecità, gli altri ragazzi che lo circondano sono realmente non vedenti.
17) I ragazzi vengono riportati all’interno
Mirco paga duramente il litigio con Valerio e viene allontanato dal gruppo
18) Mirco viene messo in punizione. Solo nella camerata dà libero sfogo alla sua rabbia
19) Gli altri bambini lavorano al telaio
20) Mirco ascolta il rumore di un carillon
21) Gli altri bambini lavorano al telaio
Queste brevi sequenze (19/20/21) organizzate in montaggio alternato, con una musica over che rafforza il potere evocativo di questa parte del film, e mettono a confronto la rabbia di Mirco con la rassegnazione degli altri bambini. Il protagonista della vicenda ha ancora la voglia di ribellarsi, gli altri accettano passivamente il loro destino. Come abbiamo notato fin dall’inizio del film, Mirko è un ragazzino molto determinato.
22) Mirco in camera apre un armadio e trova il registratore
Nel mondo di ombre di Mirco entra uno spiraglio di luce. Il bambino trova un registratore: una sorta di oggetto magico in grado di cambiargli la vita.
23) La sera nella camerata i bambini devono addormentarsi mentre una suora legge un testo religioso. Mirco impreca contro quella situazione.
Schermo al nero
24) La suora porta Mirco in aula. A riceverlo un giovane sacerdote
Don Giulio, il giovane religioso che insegna geografia, utilizzando il registratore, cerca di insegnare a Mirco l’utilizzo del metodo Braille. Il bambino si rifiuta e getta in terra la tavoletta. Ancora non ha accettato la sua “diversità”: “io ci vedo”, continua a dire. Don Giulio cerca di convincerlo ad affrontare diversamente il suo problema: "Hai cinque sensi Mirco, perché ne vuoi usare solo uno?". Ti insegno un segreto che ho visto quando i grandi musicisti suonano: chiudono gli occhi per sentire la musica più intensamente…". Questa frase riassume perfettamente il tema centrale dell’intero film perchè ci fa capire che a vivere bendati siamo noi “normali”, schiavi di compassionevoli pregiudizi. Il sacerdote chiede ai ragazzi una ricerca sulle stagioni. Sarà questo compito a cambiare la vita di Mirco.
25) Mirco gioca in giardino e sente il suono di un programma radiofonico tratto da Moby Dick di Melville. Conosce Francesca
Il film comincia ad assumere una delle sue caratteristiche principali, quello della fiaba. Abbiamo l’eroe che ha trovato un mezzo magico, e ora compare una principessa o un’aiutante, in grado di cambiare la vita di Mirco. Con lei il protagonista si trasferisce in una sorta di altro regno, la cantina, dove riesce a riparare la bicicletta della ragazzina, scopre l’esistenza di un cinema e di un passaggio segreto.
26) La passeggiata in bicicletta
Mirco avventuroso e indomito si lancia in bicicletta nelle strade di Genova. La sua ritrovata libertà assomiglia alla fuga verso il mare di Jean-Pierre Léaud, nella scena finale de I 400 colpi di François Truffaut (1959). Con i dovuti distinguo possiamo sottolineare come in entrambi i film, due bambini vessati da un sistema sociale e scolastico che reprime tutta la loro voglia di libertà, trovino nella fuga l’unico momento per affermare i loro più profondi desideri.
27) Davanti al cinema dove viene proiettato Il clan dei due borsalini di Giuseppe Orlandini con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (1971)
28) I due bambini si imbattono in una manifestazione. Qui conoscono Ettore, un giovane ragazzo non vedente, a lui confessano di essere fuggiti dal collegi
La fotografia torna ad essere calda e solare, come è stata all’inizio del film, segno evidente anche a livello figurativo del ritrovato entusiasmo di Mirco. Come già accennato nella sequenza 2, gli anni Settanta rappresentano un periodo di grandi cambiamenti sociali e infatti Mirco e Francesca si ritrovano al centro di una manifestazione di protesta. Un tema questo che ritroveremo poi nel finale.
29) Ettore li riporta vicino all’istituto Chiossone
Per la prima volta dall’inzio del film vediamo un non vedente che non lavora al telaio o fa il centralinista come vorrebbe il direttore, Ettore studia all’università e lavora all’altoforno. Insieme a Don Giulio è un altro adulto in grado di fornire a Mirco gli stimoli giusti per affermare il diritto ad una vita fatta di scelte consapevoli.
30) Mirco confessa all’amica di voler fare una registrazione
È l'inizio di una vicenda che si svolge, per così dire, dopo il film: la storia vera di Mirco Mencacci, uno dei più bravi montatori del suono del cinema italiano (ha lavorato con registi quali Ozpetek e Giordana, solo per citarne due) e che ha saputo far coesistere la condizione di non vedente con il lavoro creativo nel cinema.
31) Mirco registra il cinguettare degli uccellini
Mirco ha finalmente trovato il modo di esprimere tutta la sua fantasia e vuole utilizzare il registratore per fare una ricerca sulle stagioni. Per questo ha bisogno di nuove bobine e chiede aiuto a Felice.
32) I bambini rubano le bobine in cui sono incisi testi sacri
Il furto delle bobine viene presentato come fosse la scena di un film giallo. Il regista inquadra in panoramica i due bambini che entrano nella sala dei professori mentre la musica over crea empatia e rafforza la situazione “illegale” nella quale i due si stanno avventurando.
33) I bambini registrano il rumore dell’acqua
34) Mirco batte il pollice nella mano e ascolta il rumore
Comincia l’iniziazione di Mirco al mondo dei suoni e il regista sottolinea questo momento con due scelte molto importanti: la sospensione della musica over e la scelta dei piani di ripresa. Il commento musicale viene abbandonato perchè solo il rumore prodotto dal bambino deve arrivare al cuore degli spettatori mentre dai campi medi utilizzati nei momenti in cui Mirco è in compagnia di Felice, ora vengono alternati primi piani o dettagli del bambino. Mirco e la sua passione sono i protagonisti assoluti della storia e il regista lo sottolinea con questa scelta figurale.
35) Davanti al registratore Mirco taglia il nastro audio
Anche in questa scena non è presente la musica ma sono i rumori prodotti da Mirco a creare il commento sonoro
36) I bambini registrano i rumori della cucina
La musica riprende quando Mirco si trova in compagnia di Felice per registrare i suoni della cucina. La ricerca permette ai bambini di uscire dalle anguste aule del collegio e di scoprire altri spazi, come appunto la cucina, dove tutto è indubbiamente più vitale.
37) Davanti al registratore Mirco taglia il nastro audio
Ancora nei momenti di solitudine, quando Mirco si confronta con la sua grande passione, il regista sospende il commento musicale.
38) I bambini soveriano nelle bottiglie, aprono le finestre e simulano il rumore del vento
Quello che colpisce all’ascolto delle musiche composte per il film è la straordinaria capacità di Bosso di aderire e farsi tutt’uno con il mondo dell’infanzia. Caratteristica, questa, che già presente nel precedente lavoro dell’autore: la superba colonna sonora per Io non ho paura di Gabriele Salvatores. Dell’infanzia Bosso sa raccontare sia il lato fiabesco e sognante che quello più oscuro, dolente, nascosto e sottilmente pauroso. Elementi che ritroviamo tutti in questo ciclo di immagini concertanti per flauto, oboe, clarinetto, fagotto, pianoforte ed orchestra d’archi.
39) In giardino simulano il suono del calabrone
Essendo uno degli elementi centrali della storia, il suono del film non poteva non essere oggetto di una particolare ricerca creativa e tecnica. L’impianto sonoro è stato creato da un gruppo di lavoro di sound design fin dalle prime fasi della realizzazione. Per la prima volta la figura del rumorista non ha fornito un semplice arricchimento del film finito, ma un apporto creativo per tutto il periodo della lavorazione. Durante la revisione della sceneggiatura e nel corso delle riprese i rumoristi hanno ideato le atmosfere sonore che avrebbero guidato Mirco all’interno del suo nuovo mondo di oscurità e hanno creato i rumori che lui e i suoi amici avrebbero raccolto per le loro“favole sonore”. Il passo successivo è stato insegnare ai bambini protagonisti come riprodurre dal vero i rumori. Tutti loro si sono trasformati in piccoli rumoristi in erba, esplorando oggetti, materiali, forme, fino ad arrivare a dare loro stessi consigli ed idee. Per molti di loro la finzione si è trasformata in realtà.
40) Mirco taglia i suoni
41) Mirco dedica il suo lavoro a Francesca. Poi fa ascoltare all’amica la sua storia sonora intitolata: “Finisce la pioggia, esce il sole”
Con uno struggente montaggio alternato il regista associa ai rumori e alla musica le immagini della natura. I movimenti circolari della macchina da presa alternati ai primi piani dei bambini si aprono verso un mondo fantastico e fanno della musica un potente motore di fantasia. Mirco ha imparato la lezione di Don Giulio e non ha bisogno degli occhi per dar corpo alle sue passioni.
42) Il direttore non apprezza il risultato della ricerca
La fluidità visiva e narrativa della sequenza precedente, viene interrotta dal brusco rumore emesso dal tasto stop del registratore. Se in precedenza i rumori sono stati fonte di conoscenza e di scoperta ora sono associati alla repressione. La cecità del direttore non è solo fisica ma è anche mentale e questo non gli permette di capire la qualità del lavoro di Mirco. Per l’uomo tutto scorre lungo i binari di una quotidianità fatta di rituali ormai obsoleti dove la fantasia non riesce ad entrare.
43) La notte Mirco ha un incubo
44) Il giorno dopo non va in classe
45) Si ammala e non mangia
Mirco somatizza il rifiuto e, come in tutti i percorsi fiabeschi, possiamo individuare in queste sequenze (43/44/45) un vero e proprio momento di crisi per il nostro eroe. Mirco si trova di fronte ad altri ostacoli da superare.
46) Il padre legge una lettera. La madre lo vorrebbe riportare a casa, ma non ci sono soldi per pagare un maestro privato
La cucina della casa di Mirco non è più l’ambiente sereno e allegro della sequenza 4 ma è ora trasformato nel luogo del dolore e della disperazione.
47) Don Giulio va a trovare Mirco. Lui si nasconde sotto il letto. Il sacerdote fa un patto con il bambino: gli lascia il registratore ma deve imparare ad usare il sistema Braille
Don Giulio è un sacerdote di ampie vedute e a differenza del direttore sa capire e comprendere Mirco. Non solo riesce ad aiutarlo in un momento di difficoltà ma lo incoraggia ad andare avanti, a coltivare la sua grande passione per i suoni.
48) La madre va a trovarlo
49) Più tardi Mirco annusa gli abiti
La sequenze 48 e 49 rappresentano altri due momenti molto toccanti del film. Mirco ha paura di non essere ricordato dagli amici al paese, potremmo dire di non essere più “visto”: il buio che lo circonda ammanta di incertezza il suo futuro. Un attimo di smarrimento e subito il bambino reagisce. Don Giulio gli ha chiesto di utilizzare tutti i sensi e lui utilizza subito l’olfatto, per riappropriarsi del suo mondo “perduto”.
50) In giardino i bambini giocano
51) Mirco con Francesca comincia a pensare ad una nuova favola sonora
52) Mirco e Francesca iniziano a registrare i rumori
Nuovamente prende corpo la fantasia di Mirco e, come per la precedente ricerca, il regista sottolinea che la fantasia non ha bisogno di occhi, è nel cuore e nella mente di chi sa ascoltare che prendono corpo le immagini.
53) Don Giulio insegna ai bambini a suonare il piano
54) Mirco si esercita al piano
Il suono, i rumori, la musica fanno ormai parte della vita di Mirco e il bambino non perde occasione per coltivare questa sua passione e lo fa alla sua maniera. Non solo sfiora i tasti come qualsiasi pianista ma poi va a toccare le corde, come volessse scoprire la fonte da cui provengono i suoni.
55) Di nuovo registrazione della favola sonora. Mirco non è contento, ci vogliono altre voci
56) Il direttore e le suore cominciano a preparare la recita di fine anno
Ancora una volta emerge la determinazione di Mirco. Escluso dalla recita, non si arrende e coinvolge Felice in una nuova avventura.
57) La ginnastica in giardino con Don Giulio.
Incuriositi da Felice gli altri bambini chiedono a Mirco di partecipare alla realizzazione della sua favola sonora.
58) Nella cantina i ragazzi cominciano una nuova registrazione
59) I bambini, e con loro Mirco, sono al lavoro davanti ai telai
Arrivati oltre la metà del film, possiamo notare come il regista Cristiano Bortone abbia scelto una messa in scena molto classica. La regia è dominata dal campo/controcampo e dal montaggio alternato, che crea simultaneità visiva tra azioni che si svolgono in luoghi differenti. Così la ricchezza delle scelte operate da Mirco, e poi dagli altri ragazzi, vengono messe a confronto con quelle delle istituzioni. Tanto è freddo e regido il rituale della recita di fine anno messo a punto dal direttore e dalle suore, tanto è gioiso, allegro e ricco di scoperte, quello ideato dai ragazzi.
60) Mirco e Francesca vanno all’altoforno. Con la complicità di Ettore registrano altri suoni
L’indomito Mirco non si rassegna ai suoni registrati in collegio e con un’altra fuga arriva fino all’altoforno. La sua passione, la sua voglia di vivere sono sottolineati anche dalle scelte fotografiche: dal buio della cantina siamo ora passati ai colori caldi della fabbrica.
61) Di notte i bambini nella camerata ascoltano la registrazione
L’antagonista di Mirco, Valerio, questa volta rimane solo, gli altri ragazzi non lo ascoltano perché sono entusiasti del lavoro che stanno facendo. E’ questa un’altra “piccola” vittoria di Mirco che riesce a imporsi sul gruppo con le armi della fantasia e non con l’arroganza come ha sempre fatto Valerio.
62) I ragazzi tornano in cantina. Anche Valerio partecipa al progetto
Inizia un altro momento importante del film: la storia diventa corale. Dal duetto Mirco Francesca o Mirco Felice si passa ora ad un numero più cospicuo di ragazzi. Un piccolo gruppo di “clandestini” che in segreto comincia a preparare quella “rivolta” che poi esploderà nel finale.
63) I ragazzi fanno la doccia
64) La sera fuggono dalla camerata
Come in tanti film ambientati in collegio, pensiamo ad un grande classico del passato come Zero in condotta di Jean Vigo (1933) o in anni più recenti Arrivederci ragazzi di Louis Malle (1987), la fuga è un momento importante di ribellione e di riappropriazione della propria vita. Nel caso di Rosso come il cielo assume un valore ancora più forte: cementa lo spirito di gruppo (il segreto condiviso) e sottolinea come dei ragazzi non vedenti siano in grado di comportarsi come dei ragazzi “normali”.
65) I ragazzi incontrano Francesca
66) Con una scusa riescono ad entrare al cinema. Valerio ha pagato per tutti
67) Nella sala dove si proietta Il clan dei due borsalini. Mirco accarezza la mano di Francesca
Il film di Bortone diviene la trasparente evocazione delle qualità musicali che ogni immagine in movimento, reale o immaginata, propone. Ed emblematica risulta questa scena dei ragazzi non vedenti di fronte al grande schermo dove si proietta un celebre film di Franchi e Ingrassia, Il Clan dei due borsalini, capace di farsi vedere oltre le immagini, di provocare ilarità in quel pubblico così sensibile: la comicità, insomma, come pura musica, per questo percepibile come linguaggio universale.
68) I ragazzi ritornano all’istituto
69) Mirco e Francesca rimangono soli e si scambiano un bacio
Riappriopairsi della propria vita passa anche attraverso un abbraccio, un bacio e il tenero sentimento sbocciato tra i due ragazzi ribadisce la voglia di “normalità” del piccolo Mirco. Già nella sequenza 63, quella della doccia, abbiamo sentito i ragazzi parlare di sesso, e ora, seppur nell’innocenza di un abbraccio, la percezione della sessualità, conduce Mirco verso un’altra importante scoperta. In fondo Rosso come il cielo è anche un piccolo romanzo di formazione, che cerca di farci riflettere su come è possibile scoprire il proprio talento e quale strada intraprendere per diventare adulti.
70) I ragazzi sono impegnati nella registrazione
Un breve carrello segue i ragazzi che ironicamente accennano alla loro cecità. La storia a cui stanno lavorando sembra aver liberato non solo la loro mente ma anche il loro corpo. Non camminano più in fila indiana come tanti soldatini imbalzamati ma ora sono liberi di gestire anche i propri movimenti.
71) La suora e il direttore si accorgono che alle prove mancano molti bambini
Alla fluidità della sequenza precedente fa riscontro questa della recita. Due ragazzi immobili su un palco declamano senza troppa convinzione una poesia. Controcampo. Altri ascoltano immobili nell’oscurità. Il freddo rituale orchestrato dal direttore viene sottolineato dal regista con la cupa scelta fotografica e con il campocontracampo, teso ancora una volta a sottolineare come il mondo del direttore sia contrapposto a quello dei ragazzi.
72) In cortile i ragazzi registrano e simulano i suoni di una battaglia. Arriva la suora con il direttore
La macchina da presa si avvicina ai ragazzi, li sfiora, li segue, li porta in primo piano e li avvicina agli spettatori. La musica over sottolinea la gioia del momento.
Il direttore scopre i ragazzi e per loro non c’è scampo, non c’è nessuna possibilità di comprensione. Tutto sembra finito. La scena si chiude con il primo piano di Mirco, è lui il principale accusato
73) Mirco è seduto nel corridoio
Mirco con la testa china aspetta di essere ricevuto dal direttore. Lo spazio grigio e austero connota un ambiente ostile, per il ragazzo sembra finito il momento della coralità ora è solo con se stesso.
74) Il direttore lo riporta in classe
Il direttore informa Don Giulio che Mirco tornerà a casa. I bambini sono esclusi da questa breve consersazione, la macchina da presa non è più alla loro altezza ma inquadra solo gli adulti. Si sovererma sul primo piano del direttore che emette la condanna per Mirco e poi cerca il volto stupito del sacerdote.
75) Don Giulio in sala insegnanti ascolta la storia registrata da Mirco
Don Giulio inizia ad ascoltare la storia e sorride. Ancora una volta viene sottolineata la differenza con il direttore che ha mai accennato ad un sorriso per tutto il film.
76) Le prove dello spettacolo. Don Giulio porta al direttore le bobine registrate da Mirco
Ancora torna la recita con il suo statico rituale. Don Giulio prova a convincere il direttore della qualità del lavoro di Mirco e tra i migliori lavori dei ragazzi inserisce anche le bobine.
77) Il direttore sfiora le bobine
Con un campo stretto, quasi un dettaglio, il regista inquadra la mano del direttore che sfiora le bobine, simbolo della sua incapacità a comprendere (a sfiorare) anche solo lontanamente il lavoro e la personalità di Mirco.
78) Francesca si ricorda di Ettore
79) Francesca va a cercare Ettore all’altoformo
La fuga di Francesca alla ricerca di Ettore segna una svolta importante all’interno del film. Nel momento in cui tutto sembra perduto, la determinazione della ragazzina, da sempre complice di Mirco, porta verso l’inatteso finale.
80) Don Giulio difende i ragazzi e chiede per loro la libertà di esprimersi
Il confronto tra il direttore e Don Giulio, tutto giocato sui loro primi piani, assume quasi il tono drammatico di un duello. Lo scontro tra loro che ha pervaso tutto il film arriva ora alla resa dei conti. L’invito di Don Giulio a stimolare la fantasia dei ragazzi si scontra con l’antiquato senso della disciplina del direttore.
81) Mirco e Don Giulio
Il controluce tagliente, l’aula vuota, Mirco solo, appoggiato ad un banco. La composizione dell’inquadratura fa pensare subito al tristre momento che sta passando il bambino. Don Giulio ancora una volta lo incoraggia a continuare per la sua strada: “Tu sei speciale non farti portare via niente da nessuno”.
82) Don Giulio è in crisi per l’accaduto, ne parla con Concettina
L’anziana inserviente con parole semplici ma efficaci esorta il sacerdote a non avere rimpianti.
83) La manifestazione sotto il collegio, tra i tanti è presente anche Ettore
Nella realtà il direttore e la gestione del Chiossone sono stati decisamente peggiori, rispetto a quello che vediamo sullo schermo. L’occupazione del Chiossone, raccontata dal libro “Lotte da Orbi”, (di Silvia Neonato e Monica Lanfranchi, Erga Editore, 1994) è stata un grosso evento, che a Genova ha investito il movimento studentesco. Tutto è partito dagli studenti che andavano a leggere al Chiossone. La ribellione ha portato alle dimissioni del comitato di gestione dell’istituto; l’indagine che ne è seguita, ha portato alla scoperta di abusi e scandali. Oggi il Chiossone è un grosso istituto gestito, tra gli altri, da alcune delle persone che parteciparono alla ribellione.
84) La protesta dilaga: il direttore viene allonato e Mirco viene riammesso nell’istituto. Don Giulio si occupa della recita
Anche Don Giulio si ribella al direttore e finalmente riesce a pronunciare la frase che abbiamo atteso per tutto il film: “Questi bambini sono normali”.
85) Le nuove prove per lo spettacolo
Il collegio sembra ora invaso da una nuova luce, quella della gioia di vivere e della scoperta quotidiana. La macchina da presa nuovamente si muove fluida e incessante tra i ragazzi, ne coglie il lavoro, lo stupore e le scoperte. Per cui tornano quelle scelte di regia già adottate quando i ragazzi lavoravano in segreto nella cantina o in cortile, ma ora hanno una valore “aggiunto” vengono effettuate “alla luce del sole” e nella legalità.
86) Il giorno della recita. Ai genitori vengono distribuite delle bende per coprirsi gli occhi
Rosso come il cielo narra una parabola di riscatto, e lo fa con intensità e pudore, come in questa scena. Nel momento del grande successo, alla presenza dei genitori bendati, le parole di Don Giulio “La fantasia e il diritto alla normalità sono qualcosa a cui nessuno dovrebbe rinunciare” suonano come un monito preciso nei confronti di tutti coloro che sono emarginati per le loro diverse abilità.
87) La camerata, i corridoi, i telai del collegio
I luoghi che fino a poco tempo prima scandivano le giornate del collegio o ipotizzavano con il lavoro al telaio l’unico possibile futuro di questi ragazzi, sono ora inutilzzati e abbandonati.
88) Alla recita è presente anche Ettore
La regia di Bortone sottolinea la singolarità dello spettacolo attraverso un gioco di ombre, di luci, di musica e parole che esprimono “a livello artistico” il mondo interiore dei ragazzi.
89) L’ingresso del Chiossone (lo stesso spazio della scena 11)
Simbolicamente l’angusto ingresso dell’istituto è ora illuminato da una luce forte e chiara che sembra irradiare di nuova energia il Chiossone.
90) Alla fine dello spettacolo il pubblico di genitori applaude entusiasta
91) Nel 1975, dopo numerose pressioni, lo Stato italiano approvò la legge che aboliva i collegi e permetteva ai non vedenti di studiare nelle scuole pubbliche
92) Mirco sul camion del padre sta tornando a casa
93) Si ferma dagli amici e ricomincia a giocare con loro
La favola di Mirco è arrivata alla fine, finalmente è tornato a casa e con un’immagine speculare a quella dell’apertura del film, (la gru che inquadra il paesaggio toscano) il regista ci ricorda che tutto può ricominciare. Basta avere coraggio e determinazione e nella vita si può uscire anche dalle situazioni più difficili.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Definisci il significato che ha per te la parola diversità. Pensi che Mirco sia un ‘diverso’? Perché? Che cosa pensi dei suoi comportamenti? E di quelli del direttore dell’Istituto?
Quali sono secondo te gli ‘ingredienti’ necessari per superare i propri limiti?
Ci sono persone che conosci che tu consideri ‘diverse’? Perché? Che sentimenti provi nei loro confronti? Come li tratti?
Ti capita di sentirti ‘diverso’? Rispetto a chi? Quando? Perché? Come ti comporti quando ti senti ‘diverso’?
Approfondimenti: handicap e diversità, i pregiudizi nelle relazioni, le scuole ‘speciali’ e l’esclusione, il coraggio come ‘terapia’ del limite, l’handicap nel cinema e nella vita reale.
Torna a schede scuola elementare
11) Mirco si rifiuta di giocare con gli amici. I suoi occhi ormai vedono solo delle ombre
Prodotto con un piccolo budget, Rosso come il cielo è stato realizzato con grande accuratezza dal regista Cristiano Bortone. Le ombre che da ora in poi percepiscono gli occhi di Mirco, sono state ricreate con la consulenza di un esperto e non sono solo un “gioco” ottico ottenuto in montaggio.
12) I genitori portano Mirco all’istituto Chiossone di Genova
L’istituto viene presentato come un ambiente freddo: un grande ingresso con le statue, pavimenti di marmo. Il tutto è sottolineato anche dalla scelte fotografiche. Abbandonati i colori caldi e solari della campagna Toscana, la luce che ora illumina la scena è fredda, metallica, quasi grigia.
13) Il colloquio con il direttore
Nelle parole dell’austero direttore il destino del bambino sembra avviato ad un futuro che non prevede alternative, se non quella di imparare un mestiere adeguato alle sue possibilità, come il tessitore o il centralinista. Lo spettatore è messo subito di fronte alla dura realtà di quegli anni, quando ai non vedenti veniva negato il diritto ad un'esistenza fatta anche di scelte.
14) I genitori se ne vanno
Questo film ha il grande pregio di essere svuotato da ogni retorica e da ogni elemento compassionevole, e quando le sequenze emozionano, lo fanno con grande tatto, senza alcuna gratuità, ascoltando semplicemente il cuore. Come in questa scena quando Mirco dalla finestra vede le ombre dei genitori che si allontanano. Poteva essere un momento straziante di lacrime e abbracci, invece la scelta del regista è andata verso un dolore composto ma altrettanto lacerante. Quello di una famiglia che oltre al dramma della cecità, deve affrontare anche quello della separazione forzata.
15) Durante il pranzo Mirco viene presentato agli altri bambini. Conosce Felice
La vita di Mirco ha subito un brusco cambiamento, anche nei rapporti con i coetanei. Quando Felice lo tocca, Mirco si schernisce e il ragazzino risponde: “Guardavo solo come sei fatto”. Mirco ora deve affrontare un mondo nuovo, dove anche la conoscenza avviene in modo altro rispetto alle convenzioni a cui è stato abituato.
16) La ricreazione nel giardino della scuola. Il litigio con Valerio
E’ questa una scena molto importante perché racconta molto sul personaggio di Mirco, sui rapporti tra coetanei e anticipa, seppur vagamente, gli sviluppi futuri della vicenda.
Per Mirco, vissuto fino ad allora in campagna, l’angusto cortile della scuola sembra una gabbia, per questo si mette ad esplorarlo. Oltretutto non accetta ancora la sua cecità e per questo mente dicendo a Felice di vederci. Però sarà il rumore della scala colpita dall’amico a farlo salire su un albero, un tema questo che poi verrà corposamente sviluppato in seguito. Come in tanti film ambientati all’interno di istituzioni “repressive” o in cui sono presenti un nutrito gruppo di ragazzi, non mancano gli episodi di “bullismo” o “nonnismo”: Felice è terrorizzato da Valerio, uno dei ragazzini più cattivi del collegio. Mirco non ha perso la sua determinazione e subito al sopraggiungere di Valerio si ribella alla sua arroganza, lo affronta nonostante l’altro sia circondato da una corte di amici.
Questa scena presenta uno dei momenti più toccanti del film, quello in cui Mirco spiega a Felice, cieco fin dalla nascita, come sono i colori. Il regista avvolge i due piccoli protagonisti con i movimenti circolari della macchina da presa, come a sottolineare il legame che si va instaurando tra i ragazzi. Un’altra osservazione importante riguarda i piccoli interpreti. Se il bambino che dà il volto a Mirco (Luca Capriotti) finge la sua cecità, gli altri ragazzi che lo circondano sono realmente non vedenti.
17) I ragazzi vengono riportati all’interno
Mirco paga duramente il litigio con Valerio e viene allontanato dal gruppo
18) Mirco viene messo in punizione. Solo nella camerata dà libero sfogo alla sua rabbia
19) Gli altri bambini lavorano al telaio
20) Mirco ascolta il rumore di un carillon
21) Gli altri bambini lavorano al telaio
Queste brevi sequenze (19/20/21) organizzate in montaggio alternato, con una musica over che rafforza il potere evocativo di questa parte del film, e mettono a confronto la rabbia di Mirco con la rassegnazione degli altri bambini. Il protagonista della vicenda ha ancora la voglia di ribellarsi, gli altri accettano passivamente il loro destino. Come abbiamo notato fin dall’inizio del film, Mirko è un ragazzino molto determinato.
22) Mirco in camera apre un armadio e trova il registratore
Nel mondo di ombre di Mirco entra uno spiraglio di luce. Il bambino trova un registratore: una sorta di oggetto magico in grado di cambiargli la vita.
23) La sera nella camerata i bambini devono addormentarsi mentre una suora legge un testo religioso. Mirco impreca contro quella situazione.
Schermo al nero
24) La suora porta Mirco in aula. A riceverlo un giovane sacerdote
Don Giulio, il giovane religioso che insegna geografia, utilizzando il registratore, cerca di insegnare a Mirco l’utilizzo del metodo Braille. Il bambino si rifiuta e getta in terra la tavoletta. Ancora non ha accettato la sua “diversità”: “io ci vedo”, continua a dire. Don Giulio cerca di convincerlo ad affrontare diversamente il suo problema: "Hai cinque sensi Mirco, perché ne vuoi usare solo uno?". Ti insegno un segreto che ho visto quando i grandi musicisti suonano: chiudono gli occhi per sentire la musica più intensamente…". Questa frase riassume perfettamente il tema centrale dell’intero film perchè ci fa capire che a vivere bendati siamo noi “normali”, schiavi di compassionevoli pregiudizi. Il sacerdote chiede ai ragazzi una ricerca sulle stagioni. Sarà questo compito a cambiare la vita di Mirco.
25) Mirco gioca in giardino e sente il suono di un programma radiofonico tratto da Moby Dick di Melville. Conosce Francesca
Il film comincia ad assumere una delle sue caratteristiche principali, quello della fiaba. Abbiamo l’eroe che ha trovato un mezzo magico, e ora compare una principessa o un’aiutante, in grado di cambiare la vita di Mirco. Con lei il protagonista si trasferisce in una sorta di altro regno, la cantina, dove riesce a riparare la bicicletta della ragazzina, scopre l’esistenza di un cinema e di un passaggio segreto.
26) La passeggiata in bicicletta
Mirco avventuroso e indomito si lancia in bicicletta nelle strade di Genova. La sua ritrovata libertà assomiglia alla fuga verso il mare di Jean-Pierre Léaud, nella scena finale de I 400 colpi di François Truffaut (1959). Con i dovuti distinguo possiamo sottolineare come in entrambi i film, due bambini vessati da un sistema sociale e scolastico che reprime tutta la loro voglia di libertà, trovino nella fuga l’unico momento per affermare i loro più profondi desideri.
27) Davanti al cinema dove viene proiettato Il clan dei due borsalini di Giuseppe Orlandini con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (1971)
28) I due bambini si imbattono in una manifestazione. Qui conoscono Ettore, un giovane ragazzo non vedente, a lui confessano di essere fuggiti dal collegi
La fotografia torna ad essere calda e solare, come è stata all’inizio del film, segno evidente anche a livello figurativo del ritrovato entusiasmo di Mirco. Come già accennato nella sequenza 2, gli anni Settanta rappresentano un periodo di grandi cambiamenti sociali e infatti Mirco e Francesca si ritrovano al centro di una manifestazione di protesta. Un tema questo che ritroveremo poi nel finale.
29) Ettore li riporta vicino all’istituto Chiossone
Per la prima volta dall’inzio del film vediamo un non vedente che non lavora al telaio o fa il centralinista come vorrebbe il direttore, Ettore studia all’università e lavora all’altoforno. Insieme a Don Giulio è un altro adulto in grado di fornire a Mirco gli stimoli giusti per affermare il diritto ad una vita fatta di scelte consapevoli.
30) Mirco confessa all’amica di voler fare una registrazione
È l'inizio di una vicenda che si svolge, per così dire, dopo il film: la storia vera di Mirco Mencacci, uno dei più bravi montatori del suono del cinema italiano (ha lavorato con registi quali Ozpetek e Giordana, solo per citarne due) e che ha saputo far coesistere la condizione di non vedente con il lavoro creativo nel cinema.
31) Mirco registra il cinguettare degli uccellini
Mirco ha finalmente trovato il modo di esprimere tutta la sua fantasia e vuole utilizzare il registratore per fare una ricerca sulle stagioni. Per questo ha bisogno di nuove bobine e chiede aiuto a Felice.
32) I bambini rubano le bobine in cui sono incisi testi sacri
Il furto delle bobine viene presentato come fosse la scena di un film giallo. Il regista inquadra in panoramica i due bambini che entrano nella sala dei professori mentre la musica over crea empatia e rafforza la situazione “illegale” nella quale i due si stanno avventurando.
33) I bambini registrano il rumore dell’acqua
34) Mirco batte il pollice nella mano e ascolta il rumore
Comincia l’iniziazione di Mirco al mondo dei suoni e il regista sottolinea questo momento con due scelte molto importanti: la sospensione della musica over e la scelta dei piani di ripresa. Il commento musicale viene abbandonato perchè solo il rumore prodotto dal bambino deve arrivare al cuore degli spettatori mentre dai campi medi utilizzati nei momenti in cui Mirco è in compagnia di Felice, ora vengono alternati primi piani o dettagli del bambino. Mirco e la sua passione sono i protagonisti assoluti della storia e il regista lo sottolinea con questa scelta figurale.
35) Davanti al registratore Mirco taglia il nastro audio
Anche in questa scena non è presente la musica ma sono i rumori prodotti da Mirco a creare il commento sonoro
36) I bambini registrano i rumori della cucina
La musica riprende quando Mirco si trova in compagnia di Felice per registrare i suoni della cucina. La ricerca permette ai bambini di uscire dalle anguste aule del collegio e di scoprire altri spazi, come appunto la cucina, dove tutto è indubbiamente più vitale.
37) Davanti al registratore Mirco taglia il nastro audio
Ancora nei momenti di solitudine, quando Mirco si confronta con la sua grande passione, il regista sospende il commento musicale.
38) I bambini soveriano nelle bottiglie, aprono le finestre e simulano il rumore del vento
Quello che colpisce all’ascolto delle musiche composte per il film è la straordinaria capacità di Bosso di aderire e farsi tutt’uno con il mondo dell’infanzia. Caratteristica, questa, che già presente nel precedente lavoro dell’autore: la superba colonna sonora per Io non ho paura di Gabriele Salvatores. Dell’infanzia Bosso sa raccontare sia il lato fiabesco e sognante che quello più oscuro, dolente, nascosto e sottilmente pauroso. Elementi che ritroviamo tutti in questo ciclo di immagini concertanti per flauto, oboe, clarinetto, fagotto, pianoforte ed orchestra d’archi.
39) In giardino simulano il suono del calabrone
Essendo uno degli elementi centrali della storia, il suono del film non poteva non essere oggetto di una particolare ricerca creativa e tecnica. L’impianto sonoro è stato creato da un gruppo di lavoro di sound design fin dalle prime fasi della realizzazione. Per la prima volta la figura del rumorista non ha fornito un semplice arricchimento del film finito, ma un apporto creativo per tutto il periodo della lavorazione. Durante la revisione della sceneggiatura e nel corso delle riprese i rumoristi hanno ideato le atmosfere sonore che avrebbero guidato Mirco all’interno del suo nuovo mondo di oscurità e hanno creato i rumori che lui e i suoi amici avrebbero raccolto per le loro“favole sonore”. Il passo successivo è stato insegnare ai bambini protagonisti come riprodurre dal vero i rumori. Tutti loro si sono trasformati in piccoli rumoristi in erba, esplorando oggetti, materiali, forme, fino ad arrivare a dare loro stessi consigli ed idee. Per molti di loro la finzione si è trasformata in realtà.
40) Mirco taglia i suoni
41) Mirco dedica il suo lavoro a Francesca. Poi fa ascoltare all’amica la sua storia sonora intitolata: “Finisce la pioggia, esce il sole”
Con uno struggente montaggio alternato il regista associa ai rumori e alla musica le immagini della natura. I movimenti circolari della macchina da presa alternati ai primi piani dei bambini si aprono verso un mondo fantastico e fanno della musica un potente motore di fantasia. Mirco ha imparato la lezione di Don Giulio e non ha bisogno degli occhi per dar corpo alle sue passioni.
42) Il direttore non apprezza il risultato della ricerca
La fluidità visiva e narrativa della sequenza precedente, viene interrotta dal brusco rumore emesso dal tasto stop del registratore. Se in precedenza i rumori sono stati fonte di conoscenza e di scoperta ora sono associati alla repressione. La cecità del direttore non è solo fisica ma è anche mentale e questo non gli permette di capire la qualità del lavoro di Mirco. Per l’uomo tutto scorre lungo i binari di una quotidianità fatta di rituali ormai obsoleti dove la fantasia non riesce ad entrare.
43) La notte Mirco ha un incubo
44) Il giorno dopo non va in classe
45) Si ammala e non mangia
Mirco somatizza il rifiuto e, come in tutti i percorsi fiabeschi, possiamo individuare in queste sequenze (43/44/45) un vero e proprio momento di crisi per il nostro eroe. Mirco si trova di fronte ad altri ostacoli da superare.
46) Il padre legge una lettera. La madre lo vorrebbe riportare a casa, ma non ci sono soldi per pagare un maestro privato
La cucina della casa di Mirco non è più l’ambiente sereno e allegro della sequenza 4 ma è ora trasformato nel luogo del dolore e della disperazione.
47) Don Giulio va a trovare Mirco. Lui si nasconde sotto il letto. Il sacerdote fa un patto con il bambino: gli lascia il registratore ma deve imparare ad usare il sistema Braille
Don Giulio è un sacerdote di ampie vedute e a differenza del direttore sa capire e comprendere Mirco. Non solo riesce ad aiutarlo in un momento di difficoltà ma lo incoraggia ad andare avanti, a coltivare la sua grande passione per i suoni.
48) La madre va a trovarlo
49) Più tardi Mirco annusa gli abiti
La sequenze 48 e 49 rappresentano altri due momenti molto toccanti del film. Mirco ha paura di non essere ricordato dagli amici al paese, potremmo dire di non essere più “visto”: il buio che lo circonda ammanta di incertezza il suo futuro. Un attimo di smarrimento e subito il bambino reagisce. Don Giulio gli ha chiesto di utilizzare tutti i sensi e lui utilizza subito l’olfatto, per riappropriarsi del suo mondo “perduto”.
50) In giardino i bambini giocano
51) Mirco con Francesca comincia a pensare ad una nuova favola sonora
52) Mirco e Francesca iniziano a registrare i rumori
Nuovamente prende corpo la fantasia di Mirco e, come per la precedente ricerca, il regista sottolinea che la fantasia non ha bisogno di occhi, è nel cuore e nella mente di chi sa ascoltare che prendono corpo le immagini.
53) Don Giulio insegna ai bambini a suonare il piano
54) Mirco si esercita al piano
Il suono, i rumori, la musica fanno ormai parte della vita di Mirco e il bambino non perde occasione per coltivare questa sua passione e lo fa alla sua maniera. Non solo sfiora i tasti come qualsiasi pianista ma poi va a toccare le corde, come volessse scoprire la fonte da cui provengono i suoni.
55) Di nuovo registrazione della favola sonora. Mirco non è contento, ci vogliono altre voci
56) Il direttore e le suore cominciano a preparare la recita di fine anno
Ancora una volta emerge la determinazione di Mirco. Escluso dalla recita, non si arrende e coinvolge Felice in una nuova avventura.
57) La ginnastica in giardino con Don Giulio.
Incuriositi da Felice gli altri bambini chiedono a Mirco di partecipare alla realizzazione della sua favola sonora.
58) Nella cantina i ragazzi cominciano una nuova registrazione
59) I bambini, e con loro Mirco, sono al lavoro davanti ai telai
Arrivati oltre la metà del film, possiamo notare come il regista Cristiano Bortone abbia scelto una messa in scena molto classica. La regia è dominata dal campo/controcampo e dal montaggio alternato, che crea simultaneità visiva tra azioni che si svolgono in luoghi differenti. Così la ricchezza delle scelte operate da Mirco, e poi dagli altri ragazzi, vengono messe a confronto con quelle delle istituzioni. Tanto è freddo e regido il rituale della recita di fine anno messo a punto dal direttore e dalle suore, tanto è gioiso, allegro e ricco di scoperte, quello ideato dai ragazzi.
60) Mirco e Francesca vanno all’altoforno. Con la complicità di Ettore registrano altri suoni
L’indomito Mirco non si rassegna ai suoni registrati in collegio e con un’altra fuga arriva fino all’altoforno. La sua passione, la sua voglia di vivere sono sottolineati anche dalle scelte fotografiche: dal buio della cantina siamo ora passati ai colori caldi della fabbrica.
61) Di notte i bambini nella camerata ascoltano la registrazione
L’antagonista di Mirco, Valerio, questa volta rimane solo, gli altri ragazzi non lo ascoltano perché sono entusiasti del lavoro che stanno facendo. E’ questa un’altra “piccola” vittoria di Mirco che riesce a imporsi sul gruppo con le armi della fantasia e non con l’arroganza come ha sempre fatto Valerio.
62) I ragazzi tornano in cantina. Anche Valerio partecipa al progetto
Inizia un altro momento importante del film: la storia diventa corale. Dal duetto Mirco Francesca o Mirco Felice si passa ora ad un numero più cospicuo di ragazzi. Un piccolo gruppo di “clandestini” che in segreto comincia a preparare quella “rivolta” che poi esploderà nel finale.
63) I ragazzi fanno la doccia
64) La sera fuggono dalla camerata
Come in tanti film ambientati in collegio, pensiamo ad un grande classico del passato come Zero in condotta di Jean Vigo (1933) o in anni più recenti Arrivederci ragazzi di Louis Malle (1987), la fuga è un momento importante di ribellione e di riappropriazione della propria vita. Nel caso di Rosso come il cielo assume un valore ancora più forte: cementa lo spirito di gruppo (il segreto condiviso) e sottolinea come dei ragazzi non vedenti siano in grado di comportarsi come dei ragazzi “normali”.
65) I ragazzi incontrano Francesca
66) Con una scusa riescono ad entrare al cinema. Valerio ha pagato per tutti
67) Nella sala dove si proietta Il clan dei due borsalini. Mirco accarezza la mano di Francesca
Il film di Bortone diviene la trasparente evocazione delle qualità musicali che ogni immagine in movimento, reale o immaginata, propone. Ed emblematica risulta questa scena dei ragazzi non vedenti di fronte al grande schermo dove si proietta un celebre film di Franchi e Ingrassia, Il Clan dei due borsalini, capace di farsi vedere oltre le immagini, di provocare ilarità in quel pubblico così sensibile: la comicità, insomma, come pura musica, per questo percepibile come linguaggio universale.
68) I ragazzi ritornano all’istituto
69) Mirco e Francesca rimangono soli e si scambiano un bacio
Riappriopairsi della propria vita passa anche attraverso un abbraccio, un bacio e il tenero sentimento sbocciato tra i due ragazzi ribadisce la voglia di “normalità” del piccolo Mirco. Già nella sequenza 63, quella della doccia, abbiamo sentito i ragazzi parlare di sesso, e ora, seppur nell’innocenza di un abbraccio, la percezione della sessualità, conduce Mirco verso un’altra importante scoperta. In fondo Rosso come il cielo è anche un piccolo romanzo di formazione, che cerca di farci riflettere su come è possibile scoprire il proprio talento e quale strada intraprendere per diventare adulti.
70) I ragazzi sono impegnati nella registrazione
Un breve carrello segue i ragazzi che ironicamente accennano alla loro cecità. La storia a cui stanno lavorando sembra aver liberato non solo la loro mente ma anche il loro corpo. Non camminano più in fila indiana come tanti soldatini imbalzamati ma ora sono liberi di gestire anche i propri movimenti.
71) La suora e il direttore si accorgono che alle prove mancano molti bambini
Alla fluidità della sequenza precedente fa riscontro questa della recita. Due ragazzi immobili su un palco declamano senza troppa convinzione una poesia. Controcampo. Altri ascoltano immobili nell’oscurità. Il freddo rituale orchestrato dal direttore viene sottolineato dal regista con la cupa scelta fotografica e con il campocontracampo, teso ancora una volta a sottolineare come il mondo del direttore sia contrapposto a quello dei ragazzi.
72) In cortile i ragazzi registrano e simulano i suoni di una battaglia. Arriva la suora con il direttore
La macchina da presa si avvicina ai ragazzi, li sfiora, li segue, li porta in primo piano e li avvicina agli spettatori. La musica over sottolinea la gioia del momento.
Il direttore scopre i ragazzi e per loro non c’è scampo, non c’è nessuna possibilità di comprensione. Tutto sembra finito. La scena si chiude con il primo piano di Mirco, è lui il principale accusato
73) Mirco è seduto nel corridoio
Mirco con la testa china aspetta di essere ricevuto dal direttore. Lo spazio grigio e austero connota un ambiente ostile, per il ragazzo sembra finito il momento della coralità ora è solo con se stesso.
74) Il direttore lo riporta in classe
Il direttore informa Don Giulio che Mirco tornerà a casa. I bambini sono esclusi da questa breve consersazione, la macchina da presa non è più alla loro altezza ma inquadra solo gli adulti. Si sovererma sul primo piano del direttore che emette la condanna per Mirco e poi cerca il volto stupito del sacerdote.
75) Don Giulio in sala insegnanti ascolta la storia registrata da Mirco
Don Giulio inizia ad ascoltare la storia e sorride. Ancora una volta viene sottolineata la differenza con il direttore che ha mai accennato ad un sorriso per tutto il film.
76) Le prove dello spettacolo. Don Giulio porta al direttore le bobine registrate da Mirco
Ancora torna la recita con il suo statico rituale. Don Giulio prova a convincere il direttore della qualità del lavoro di Mirco e tra i migliori lavori dei ragazzi inserisce anche le bobine.
77) Il direttore sfiora le bobine
Con un campo stretto, quasi un dettaglio, il regista inquadra la mano del direttore che sfiora le bobine, simbolo della sua incapacità a comprendere (a sfiorare) anche solo lontanamente il lavoro e la personalità di Mirco.
78) Francesca si ricorda di Ettore
79) Francesca va a cercare Ettore all’altoformo
La fuga di Francesca alla ricerca di Ettore segna una svolta importante all’interno del film. Nel momento in cui tutto sembra perduto, la determinazione della ragazzina, da sempre complice di Mirco, porta verso l’inatteso finale.
80) Don Giulio difende i ragazzi e chiede per loro la libertà di esprimersi
Il confronto tra il direttore e Don Giulio, tutto giocato sui loro primi piani, assume quasi il tono drammatico di un duello. Lo scontro tra loro che ha pervaso tutto il film arriva ora alla resa dei conti. L’invito di Don Giulio a stimolare la fantasia dei ragazzi si scontra con l’antiquato senso della disciplina del direttore.
81) Mirco e Don Giulio
Il controluce tagliente, l’aula vuota, Mirco solo, appoggiato ad un banco. La composizione dell’inquadratura fa pensare subito al tristre momento che sta passando il bambino. Don Giulio ancora una volta lo incoraggia a continuare per la sua strada: “Tu sei speciale non farti portare via niente da nessuno”.
82) Don Giulio è in crisi per l’accaduto, ne parla con Concettina
L’anziana inserviente con parole semplici ma efficaci esorta il sacerdote a non avere rimpianti.
83) La manifestazione sotto il collegio, tra i tanti è presente anche Ettore
Nella realtà il direttore e la gestione del Chiossone sono stati decisamente peggiori, rispetto a quello che vediamo sullo schermo. L’occupazione del Chiossone, raccontata dal libro “Lotte da Orbi”, (di Silvia Neonato e Monica Lanfranchi, Erga Editore, 1994) è stata un grosso evento, che a Genova ha investito il movimento studentesco. Tutto è partito dagli studenti che andavano a leggere al Chiossone. La ribellione ha portato alle dimissioni del comitato di gestione dell’istituto; l’indagine che ne è seguita, ha portato alla scoperta di abusi e scandali. Oggi il Chiossone è un grosso istituto gestito, tra gli altri, da alcune delle persone che parteciparono alla ribellione.
84) La protesta dilaga: il direttore viene allonato e Mirco viene riammesso nell’istituto. Don Giulio si occupa della recita
Anche Don Giulio si ribella al direttore e finalmente riesce a pronunciare la frase che abbiamo atteso per tutto il film: “Questi bambini sono normali”.
85) Le nuove prove per lo spettacolo
Il collegio sembra ora invaso da una nuova luce, quella della gioia di vivere e della scoperta quotidiana. La macchina da presa nuovamente si muove fluida e incessante tra i ragazzi, ne coglie il lavoro, lo stupore e le scoperte. Per cui tornano quelle scelte di regia già adottate quando i ragazzi lavoravano in segreto nella cantina o in cortile, ma ora hanno una valore “aggiunto” vengono effettuate “alla luce del sole” e nella legalità.
86) Il giorno della recita. Ai genitori vengono distribuite delle bende per coprirsi gli occhi
Rosso come il cielo narra una parabola di riscatto, e lo fa con intensità e pudore, come in questa scena. Nel momento del grande successo, alla presenza dei genitori bendati, le parole di Don Giulio “La fantasia e il diritto alla normalità sono qualcosa a cui nessuno dovrebbe rinunciare” suonano come un monito preciso nei confronti di tutti coloro che sono emarginati per le loro diverse abilità.
87) La camerata, i corridoi, i telai del collegio
I luoghi che fino a poco tempo prima scandivano le giornate del collegio o ipotizzavano con il lavoro al telaio l’unico possibile futuro di questi ragazzi, sono ora inutilzzati e abbandonati.
88) Alla recita è presente anche Ettore
La regia di Bortone sottolinea la singolarità dello spettacolo attraverso un gioco di ombre, di luci, di musica e parole che esprimono “a livello artistico” il mondo interiore dei ragazzi.
89) L’ingresso del Chiossone (lo stesso spazio della scena 11)
Simbolicamente l’angusto ingresso dell’istituto è ora illuminato da una luce forte e chiara che sembra irradiare di nuova energia il Chiossone.
90) Alla fine dello spettacolo il pubblico di genitori applaude entusiasta
91) Nel 1975, dopo numerose pressioni, lo Stato italiano approvò la legge che aboliva i collegi e permetteva ai non vedenti di studiare nelle scuole pubbliche
92) Mirco sul camion del padre sta tornando a casa
93) Si ferma dagli amici e ricomincia a giocare con loro
La favola di Mirco è arrivata alla fine, finalmente è tornato a casa e con un’immagine speculare a quella dell’apertura del film, (la gru che inquadra il paesaggio toscano) il regista ci ricorda che tutto può ricominciare. Basta avere coraggio e determinazione e nella vita si può uscire anche dalle situazioni più difficili.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Definisci il significato che ha per te la parola diversità. Pensi che Mirco sia un ‘diverso’? Perché? Che cosa pensi dei suoi comportamenti? E di quelli del direttore dell’Istituto?
Quali sono secondo te gli ‘ingredienti’ necessari per superare i propri limiti?
Ci sono persone che conosci che tu consideri ‘diverse’? Perché? Che sentimenti provi nei loro confronti? Come li tratti?
Ti capita di sentirti ‘diverso’? Rispetto a chi? Quando? Perché? Come ti comporti quando ti senti ‘diverso’?
Approfondimenti: handicap e diversità, i pregiudizi nelle relazioni, le scuole ‘speciali’ e l’esclusione, il coraggio come ‘terapia’ del limite, l’handicap nel cinema e nella vita reale.
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