mercoledì 23 settembre 2009

LEGGI LA SCHEDA ANALITICA DI STELLA

Regia: Sylvie Verheyde
Sceneggiatura: S. Verheyde
Fotografia: Nicolas Gaurin
Musiche: Nousdeux The Band
Montaggio: Christel Dewynter
Scenografia: Thomas Grézaud
Costumi: Gigi Lepage
Interpreti: Léora Barbara (Stella), Benjamin Biolay (padre di Stella), Karole Rocher (madre di Stella), Melissa Rodriguès (Gladys), Guillaume Depardieu (Alain Bernard), Laëtitia Guerard (Geneviève), Jeannick Gravelines (Bubu).
Produzione: Les Films du Veyrier
Origine: Francia
Anno di edizione: 2008
Durata: 102'

INVITO ALLA VISIONE

“Io come Stella sono cresciuta in un bar della periferia frequentato dalla classe operaia, vivendo una vita completamente diversa da quella che ho poi trovato sui banchi di scuola. Quel che volevo mettere in evidenza è stato proprio questo. In particolare mi interessava far vedere come, ad un certo punto, la cultura e la letteratura hanno dato una svolta alla sua vita. Perché a me è successo esattamente così. Di qui le letture di Stella: da Balzac a Un barrage contre le Pacifique di Marguerite Duras. In Francia un'autrice come la Duras è sempre stata considerata inaccessibile, alla sola portata di una certa élite. Ho voluto rompere questo cliché e dimostrare che anche una bambina può coglierne il senso e aprirsi a un mondo completamente nuovo".
Sylvie Verheyde

LE LOCATION
Il “romanzo” di formazione di Stella si consuma tra due spazi separati e conflittuali:
1) Il caffè albergo gestito dai genitori; 2) La scuola, un liceo frequentato dai figli dei ricchi. Uno spazio dapprima percepito come un universo straniero, distante e ostile, in cui la protagonista si difende chiudendosi nell’isolamento. In seguito diventerà un luogo di scoperta e di conoscenza (del diverso da sé, delle proprie qualità ed emozioni, e della capacità di esprimerle): sarà qui che scoprirà un mondo nuovo di cui essa ignorava l’esistenza; sarà qui che, attraverso il piacere della lettura, l’eroina della pellicola potrà acquisire quegli elementi del linguaggio che le consentiranno di esprimere i propri sentimenti e desideri: la sua nuova identità di adolescente.

LA COLONNA SONORA
"Le canzonette non ci dicono esclusivamente in che epoca siamo ma definiscono allo stesso tempo una classe sociale. A casa di Gladys nel soggiorno ci sono gli scaffali delle librerie da Stella c'è invece il juxebox. Ho letteralmente usato le musiche perchè i sentimenti e la voce di Stella sono riflessi nelle parole delle canzoni di Sheila, Daniel Guichard e Gerard Lenormand come in quelle di Bernard Lavilliers. La musica segue l'evoluzione di Stella, mentre il film racconta la coscienza che sta prendendo Stella dei suoi sentimenti la musica diventa allo stesso tempo sempre più importante. La canzone dei titoli di coda ha le parole di Stella ma la voce è la mia".
Sylvie Verheyde

CURIOSITÀ
Stella di Sylvie Verheyde ha ricevuto il Premio Lina Mangiacapre alla 65° edizione della Mostra del Cinema di Venezia (2008). Si tratta dell'ultimo film in cui ha recitato prima di morire il figlio di Gerard Depardieu, Guillaume.

ANALISI DEL FILM

TITOLI DI TESTA

I titoli di testa scorrono sulle immagini di una ragazzina che balla al ritmo di una dance music anni Settanta. I suoi gesti sono sensuali, il trucco è vistoso e gli abiti non sono da meno: un paio di pantaloncini corti, luccicanti di strass. Un pubblico di adulti la applaude e la incita nella performance. Queste inquadrature sono alternate in montaggio a quelle della stessa ragazzina che, con un pallone in mano, viaggia dapprima in metropolitana e poi si dirige a piedi verso la scuola Jean de la Fontaine. Il susseguirsi delle inquadrature è interrotto da un mezzo primo piano (al rallenti) della giovane ballerina, su cui compare il titolo del film: Stella.
La regista Sylvie Verheyde riesce, fin dai titoli di testa, a incuriosire il pubblico con una legittima richiesta narrativa: “Chi è questa ragazzina? Perché balla in modo così provacante? Chi sono gli adulti che la circondano? Sicuramente siamo in presenza di un personaggio complesso, dalla “doppia vita”; un personaggio da indagare e esplorare per essere capito a fondo.

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
Questa scena è realizzata ad altezza di bambino: la macchina a mano della regista si insinua tra i ragazzi e coglie i loro volti in primi e primissimi piani, così spontanei e naturali da sembrare “rubati”. Il montaggio procede restringendo gradualmente i piani di ripresa: dalla panoramica iniziale che inquadra e racconta il cortile della scuola, si arriva ai primi piani dei giovani studenti, ripresi essenzialmente di profilo. La scena si chiude con il primo piano di Stella che viene chiamata dai docenti. La ragazzina entra e si siede in fondo all'aula, subito ascoltiamo i suoi pensieri “Sono l'unica di tutta la mia scuola in fondo al 13° ad essere qui … Sono le stranezze dell'ordine alfabetico. Non conosco nessuno”.  Il lavoro sul sonoro fatto dalla regista è una delle caratteristiche principali del film, a partire dalla voce over di Stella, presente per gran parte della storia. Nella sonorizzazione di una scena viene considerato over il suono fuori campo, che possiamo definire genericamente come quello non inquadrato dalla macchina da presa. Nel caso specifico di Stella ci troviamo in presenza di un suono interno soggettivo, situato nel presente dell’azione, che dà voce ai pensieri di Stella. Sono infatti le sue riflessioni a guidarci in questa scena e lo saranno in quasi tutto il film. La voce fuori campo della protagonista struttura il racconto per frammenti, parentesi, digressioni, agendo nel contempo come una sorta di filtro contro le lusinghe del narcisismo autobiografico, i rischi del sentimentalismo di maniera, le smancerie, i patetismi e i ricatti emotivi. Le sue parole raccontano lo smarrimento di una ragazzina arrivata dalla periferia (il 13° è una sorta di acronimo per indicare uno degli arrondissement periferici di Parigi) e danno corpo ai commenti sui nuovi compagni: “Sembrano dei bambini, quelli che vanno a dormire all'otto e mezzo  senza il permesso di guardare la televisione. Sono di un genere protetto, non è il mio caso.” Quest’ultima frase visivamente, è sottolineata dalle soggettive della protagonista che esplora l’ambiente circostante; poi quando il professore distribuisce un questionario a tutti i ragazzi per avere informazioni sulle loro famiglie, le diverse inquadrature sono unite da un montaggio in jump cut, come a sottolineare di nuovo l’incerto stato d’animo della protagonista. Lo squillo della campanella segnala la ricreazione, chiude questa scena e simultaneamente apre la successiva. Nel corridoio, un luogo tipico nella narrazione cinematografica di ambientazione scolastica, la ragazzina che appare più indifesa e spaesata perché silenziosa e sola, ovvero Stella, viene avvicinata da alcune coetanee. L'incontro è raccontato ancora una volta con il ricorso alla macchina a mano. Una delle giovanissime sfiora il colletto del cappotto della protagonista e le chiede: “E' vera?” lei risponde di sì. L’altra insiste: “Che cosa è?” Stella risponde: “Coniglio” e l'altra se ne esce con un: “Che schifo!”. Poi le ragazzine si allontanano seguite dallo sguardo di Stella. In questa scena viene presentata la tematica dello scontro di classe e delle differenze sociali che il film approfondirà in seguito.
Poco dopo Stella gioca in cortile con il suo pallone e pensa: “Se non mi va non parlo con nessuno. Chi se ne frega”. Sopraggiunge un alunno, le ruba il pallone e la maltratta. Stavolta Stella reagisce e sputa al ragazzo. Lui le dà un ceffone. Rispetto alla scena precedente è significativo il comportamento di Stella che reagisce quando viene attaccata su qualcosa che le sta particolarmente a cuore: inerte sulla qualità del vestito, più aggressiva quando le toccano il pallone. 

IL BAR AQUEDUC E I GENITORI DI STELLA
Uscita da scuola Stella arriva a casa nel caffè/albergo gestito dai genitori: un luogo, caloroso e rumoroso; uno spazio ludico e tribale, grande corpo materno, che si rivelerà assai presto un microcosmo insidioso, malato e disperato, attraversato da tensioni irrisolte e oscure pulsioni distruttive. Questo ambiente viene tratteggiato con incisiva semplicità, basta il dialogo con la madre per comprendere subito la carenza di attenzioni che i familiari hanno nei confronti della figlia. La ragazzina ha un livido all’occhio ma la donna non si preoccupa del suo stato di salute, teme “solo” di dover parlare con la direttrice e poi continua: “Che ti ha detto la maestra?” Stella risponde: “Sono prof”. La protagonista in voce over, fornisce altre spiegazioni sulla propria vita: “Abito in un bar, per questo sono piena di amici. E’ anche un albergo, dieci camere, gente che paga ogni mese: ”barboni, alcolizzati, per la maggior parte mandati dall’assistenza. Li conosciamo solo per nome.”  Mentre finisce di cucinarsi da sola la cena, Stella continua: “I clienti sono quasi sempre gli stessi, lasciano quasi tutta la loro paga al bar, muoiono presto, di cirrosi o altro, così c’è un ricambio.” Più tardi la vediamo tra gli avventori del bar. E’ sempre la sua voce a commentare le immagini: “Mio padre li conosce tutti, ha lavorato come facchino per otto anni qua dietro, sul lungosenna, scaricava casse.” Il padre è uno che gioca d’azzardo e scommette, la presenza forte in famiglia è quella della madre, che dà continuamente ordini al marito. La protagonista prima di andare a letto guarda alla tv un film in bianco e nero. Ripresa in un primissimo piano in controluce che la incornicia staccandola dallo sfondo, osserva in estasi la protagonista: Marlene Dietrich (il film citato è “L’imperatrice Caterina” di Josef von Sternberg, 1934). La scena suggerisce il bisogno di evasione di Stella: “Guarda, non parlare” dice lapidaria al giovane garzone che le si avvicina e vorrebbe intavolare una conversazione con lei. Il mondo in cui vive non è certamente adatto ad una bambina di undici anni e l’unica via di fuga è il sogno incarnato da un film che racconta un evoluzione: quella di una giovane principessa prussiana da moglie bistrattata a zarina. Le ultime considerazioni di Stella prima di addormentarsi sono critiche nei confronti della scuola. Dice che non fa per lei.

STELLA E “LA RAGAZZA DELLA CASA DELLA PRATERIA”

Siamo in classe e Stella pensa: “Dalla prima settimana mi sono messa vicina alla ragazza della casa della prateria”. Una ragazzina elegante con i capelli biondissimi che contrastano con quelli più scuri di lei: tra le due c’è una distanza evidente, esaltata dalla diversità fisica. “Forse se sto sempre accanto a lei divento altrettanto bella, altrettanto buona e  profumata”, i pensieri della protagonista confermano  quanto la ragazza sia poco contenta di sé e si senta “diversa” e “inferiore” alle compagne, fisicamente, culturalmente e socialmente.

STELLA CONOSCE GLADYS
Stella sta aspettando la metro e la sua voce ci guida nel racconto: “Non parlo molto con gli altri, non li guardo, così loro non guardano me”. Come succede fin dall’inizio del film il suono “entra” in anticipo sulle immagini. Le prime parole della protagonista le ascoltiamo quando ancora cammina nel corridoio della scuola ma la frase viene finita quando è seduta sulla banchina della metropolitana. Accanto a lei si siede una ragazzina dai capelli castani, quasi rossastri. Le due sono inquadrate di profilo in campo medio, non si guardano, poi la macchina da presa inizia a spostarsi e le va a riprendere frontalmente, senza stacchi. E’ a questo punto che la ragazza che si è seduta a fianco di Stella si volta verso di lei e le dice “Ciao”. Stella risponde senza particolare slancio. Le due parlano del viaggio da fare per tornare a casa. Durante il colloquio sono inquadrate in primo piano come a sottolineare che tutte e due hanno problemi simili. La conversazione si chiude, infatti, con una reciproca confessione, di quelle che siglano la nascita di un’amicizia: i genitori di entrambe se ne “strafregano” di loro, anche se tornano a casa più tardi.

STELLA E GLADYS RIDONO DEI RIMPROVERI DELL’INSEGNANTE

Il professore fa i complimenti A Gladys per i contenuti del suo scritto, ma la critica per il disordine. Alla ragazzina cade un quaderno per terra e Stella, che la sta osservando, sorride. Per tutta risposta l’insegnante, infastidito dal comportamento di quest’ultima, le controlla la cartella e le comunica di averle dato “zero” al compito. La scena sottolinea che la nascente amicizia tra Stella e Gladys è fatta di complicità e di solidarietà, in una scuola dove la distanza tra insegnanti e studenti è accentuata anche dall’uso del “lei”. Le due escono nel corridoio e in ralenti Gladys lancia un’occhiata di intesa a Stella che commenta: “Gladys, mi piacerebbe averla come amica”.

STELLA GUARDA FUORI DALLA FINESTRA
Dall’esterno della finestra viene inquadrato il volto di Stella, piove e la sua immagine appare distorta dal vetro bagnato. In classe seduta nel suo banco la ragazzina appare pensierosa: “In classe non capisco niente. Non ci provo neanche, faccio solo finta.” La scena ci dice ancora una volta quanto si senta aliena in questo mondo, solo a “A casa dimentico la scuola. Domani si vedrà, a dimenticare sono bravissima.”

STELLA NON HA FATTO I COMPITI

La stessa inquadratura e la voce di Stella unisce questa sequenza alla precedente e alterna in montaggio le immagini del bar con Stella e il padre che cercano la cartella e quelle della scuola con la protagonista che copia i compiti prima dell’inizio della lezione dalla “ragazza della casa della prateria”. Le diverse inquadrature non rispettano l’andamento temporale in senso cronologico, ma si ripetono come a sottolineare che il tempo passato a scuola è vissuto da Stella come ripetitivo e noioso. La ragazzina non prova nessun interesse e ha adottato una strategia per essere lasciata in pace: “Non mi faccio notare, non chiacchiero, a parte la prof di inglese”.

LA PROFESSORESSA DI INGLESE SI ARRABBIA

Stella non sa rispondere all’interrogazione di inglese e prende una nota. Mentre è rimproverata pensa: “Nessuno apre bocca, perché certe volte la professoressa impazzisce, diventa terribile”. Il ricordo va al giorno in cui l’insegnante ha gettato fuori dalla finestra i quaderni di un allievo e poi lo ha mandato fuori di classe in modo violento. In questa scena, come nelle altre ambientate a scuola, la regista inquadra i suoi protagonisti e gli ambienti, prevalentemente, con la macchina fissa: è un mondo fatto di regole precise e anche le immagini lo suggeriscono. La situazione è, infatti, aperta dall’insegnante, inquadrata dal basso verso l’alto per sottolineare sia la sua superiorità verso gli alunni, sia il punto di vista che i ragazzi hanno suoi confronti. La protagonista ora siede nel banco accanto a Gladys.

GLADYS CONFESSA A STELLA DI ESSERE EBREA E ARGENTINA

Da un colloquio tra Stella e Gladys scopriamo che la prof. di inglese è una superstite dei campi di sterminio e per questo “E’ mezza matta”. Durante la stessa conversazione l’amica dice alla protagonista di essere anche lei ebrea e originaria dell’Argentina. Stella non sembra sapere niente dei campi di concentramento. Il mercoledì, consueto giorno di pausa nelle scuole francesi, Gladys prende lezioni di danza e pianoforte.
STELLA NON RIESCE A DORMIRE
Stella torna a casa e prova a chiedere notizie dei campi ad un cliente del bar, Alain Bernard (Guillaume Depardieu), l’uomo non le sa rispondere ma le insegna a giocare a flipper. Di lui la protagonista racconta: “Alain Bernard, due nomi invece di un cognome, un altro dall’assistenza. Capo banda a Vitry (…) un po’ delinquente. Alle elementari falsificava la firma dei miei sul libretto. Un vero amico. Io sono un po’ innamorata.”.
A proposito di questa scena la regista ha detto: “Stella non possiede i codici per accedere al mondo della scuola. Per molto tempo ho cercato di capire come mostrare la sua mancanza di cultura. Mi sembra che la riflessione sui campi di sterminio dica tutto ciò che serve. Il caffé, per quanto sia casa sua, non è esattamente il posto adatto ad una ragazzina”.
Alain Bernard manda a dormire Stella ma lei non riesce a prendere sonno: al piano di sotto un amico del padre canta Couleur menthe à l’eau di Eddy Mitchell, in molti ballano, tra questi anche i genitori. I due coniugi danzano con partner diversi, osservati da Stella e Alain. I brani cantati aggiungono un altro tassello alla collocazione temporale della vicenda: gli anni Settanta. La regista ha scelto di girare le immagini del locale, in prevalenza, con la macchina a mano, seguendo gli spostamenti dei personaggi, “pedinandoli” nella loro evoluzione e nel degradarsi dei loro rapporti.

STELLA VA A CASA DI GLADYS
Stella non conosce i libri che legge Gladys e supera l’imbarazzo raccontando una bugia. Le due amiche vanno a casa di Gladys. Stella confessa in voce over: “Mi accorgo sempre di più di una cosa: non so le cose che servono, però so tutto sul campionato di calcio, sul pallone d’oro e sul resto. So tutto sui cocktail, sul flipper, sulle regole del biliardo, sulle carte e sul resto.  So tutto sul varietà, sulle parole delle canzoni, so di chi mi posso fidare e di chi no, so come si fanno i bambini, come si scopa. Sul resto sono una schiappa”.
A casa di Gladys, la macchina da presa segue in soggettiva lo sguardo di Stella che osserva la camera dell’amica. Lo spazio si presenta come un mondo diverso da quello a cui è abituata la protagonista: l’ambiente è dominato da un colore acceso come il rosso, ovunque libri, dischi e un’ampia finestra che offre una veduta dall’alto della periferia di Parigi. Le due amiche guardano il tramonto e questo momento di forte complicità e intimità, è esaltato dall’assenza di parole; il commento è lasciato ad una dolcissima serie di accordi della colonna sonora dove non ci sono canzoni d’epoca ma solo musica. La scena viene interrotta dal montaggio a stacco che introduce alla scena successiva: Stella è a tavola con i parenti di Gladys e ascolta il padre  dell’amica che parla a voce alta di sé, dell’Argentina e dei francesi, finendo con l’intonare  una canzone popolare della sua terra. Altro riferimento temporale: in questi anni nel paese latinoamericano è al potere una sanguinaria dittatura militare che costringe all’esilio tanti oppositori.

STELLA E GLADYS SI CONFESSANO A LETTO
Prima di addormentarsi nel grande letto dalle coperte e i cuscini rosse nella cameretta di Gladys, le due amiche parlano delle loro esperienze sessuali. Il padre di Gladys entra e intima loro di fare silenzio, ma appena se ne va le due tornano a parlare. Stella chiede a Gladys notizie sul lavoro del padre: l’uomo è uno psichiatra, che scrive anche dei saggi sugli adolescenti.

STELLA IN LIBRERIA
La scena si apre con una soggettiva di Stella che osserva i libri disposti sul banco di una libreria. Poi la vediamo che si aggira con circospezione tra gli scaffali ricolmi di volumi. Infine la ragazzina compra un libro e scappa via. La corsa della protagonista è inquadrata in camera car ed è accompagnata da una colonna sonora che sottolinea lo stato d’animo ricco di speranza della ragazza. Sylvie Verheyde ha escluso ogni riferimeno tra il suo film e “I 400 colpi” di François Truffaut, ma guardando questa scena, e più in generale l’evolversi della storia, la memoria torna al capolavoro del regista francese. In particolare il pensiero va alla scena finale quando Jean-Pierre Léaud corre verso “l’oggetto” del suo desiderio: il mare. Identica la tecnica di ripresa, il già citato camera car, simili le motivazioni dei personaggi: la ricerca della propria identità in un mondo di adulti assenti. In entrambe le pellicole è poi presente, con i dovuti distinguo, un’amico/amica che aiuta il/la protagonista nei momenti di difficoltà.

STELLA LEGGE
Stella in camera legge il libro che ha appena comperato. La sua stanza è molto diversa da quella di Gladys: domina il marrone, alle pareti sono appese le foto di Alain Delon e l’ambiente appare angusto e povero. In basso si sentono le urla di voci concitate: la ragazzina apre la finestre e scorge inorridita una persona sanguinante distesa sul marciapiede. Stella la richiude, ormai è assuefatta a simili situazioni.

LA MAMMA COMMENTA LA PAGELLA DI STELLA

ARRIVA LA NONNA DEL NORD

Arriva la nonna e porta un regalo alla nipote: la fotografia incorniciata di Alain Delon, con la dedica dell'amichetta del nord (che vediamo in un brevissimo inserto in flash-back). Altro riferimento temporale: Alain Delon famoso attore del cinema francese, negli anni Settanta è un idolo per tante adolescenti.

E’ NATALE

“Il Natale al bar lo festeggiamo domenica a mezzogiorno”. Il Natale di Stella appare subito come una festa  a cui manca il calore autentico della famiglia.  Invece non mancano gli scherzi stupidi, volgari ma ormai tradizionali, come quello dello zio che mette il pisello nel secchiello.  Ancora una volta intorno a Stella dominano superficialità e volgarità.

STELLA FA ACQUISTI

Stella va a fare acquisti con la madre: “Sono piena di buoni propositi. Ho deciso di adattarmi. Ho deciso di somigliare a loro. Primo: i vestiti.”  Ma al negozio, il giudizio della donna è lapidario quanto sbrigativo: “Vuoi il mio parere? Sembra un sacco per la merda”. Al ritorno a scuola ad alcune compagne dirà che sono jeans nuovi, mentre a Gladys dice che sono vecchi ma era tanto che non li indossava.

L'EPISODIO DELLE FORBICI

L'episodio dell'amica involontariamente ferita da Stella con le forbici viene raccontato in modo estremamente stilizzato. Una sorta di rimozione per un atto che la stessa protagonista riconosce come grave e per cui ha rischiato di finire dallo psicologo.

FINALMENTE LA SCUOLA DIVENTA INTERESSANTE

Mentre in ralenti vediamo la professoressa di storia che spiega i pittogrammi egizi, Stella, affascinata dalla lezione, per la prima volta prova interesse per quello che viene detto: “Altra novità, la prof di storia. Mi piace molto, la trovo bella. Non so come è successo, mi sono messa ad ascoltarla. Quello che dice non è una rottura di scatole. Parla della vita della gente, mi interessa.” L’impiego del ralenti serve proprio a comunicare questo senso di interesse verso l’insegnante, a rimarcare l’attenzione attiva di Stella e il suo essere partecipe. Anche il modo in cui è “guardata” dalla macchina da presa sottolinea la differenza tra la docente e i colleghi, più volte colti mentre commentano cinicamente i comportamenti o i risultati scolastici degli allievi.

GLADYS PRESTA DEI DISCHI A STELLA

STELLA CAMBIA PELLE

Stella è nella sua cameretta. Mette un 45 giri, osserva triste la propria stanza e gli oggetti sulle mensole, quindi inizia a strappare la carta da parati. Poco dopo, in cucina, Stella dice alla mamma di non voler uscire con lei perché sta leggendo un libro di Balzac. Per puro piacere, ci tiene a precisare, non perché consigliato dalla scuola. “Che cambiamento... strano” si limita a dire la mamma. Quando le chiede se è innamorata, lei riponde “Sei matta!”. Andando via, la mamma le dice, con ironia, “Salutami il tuo amico Balzac. Il regalino (quello che le ha promesso se uscirà con lei, n.d.r.) lo farò a me”.

DIALOGO CON L'INQUILINO PITTORE
Stella legge Un barrage contre le Pacifique di Marguerite Duras, vicino a lei è seduto un pensionante, il pitttore che le ha regalato alcuni dipinti. Lui cerca di conquistare la fiducia di Stella con molti complimenti: sei brava, sei buona, sei un angelo. La scena serve ad approfondire questo personaggio, di uomo viscido, meschino, subdolo, il tipico adulto manipolatore, sessuomane, attratto dalla ragazzine e prepara la scena del tentativo di adescamento che si svolgerà più avanti. L'uomo è il tipico rappresentante del mondo in cui è costretta a vivere Stella, un mondo di gente materiale, disperata, deviata, senza valori e senza orizzonte morale o culturale.

STELLA PIANGE LEGGENDO UN LIBRO E TROVA NUOVI “AMICI”
Stella nella sua cameretta legge un libro e piange, tanto si è immedesimata nella protagonista. “Parla a me, parla per me, parla al posto mio” dice in voce over. Come confesserà più tardi a se stessa, adesso ha nuovi amici, gli scrittori di cui divora i libri: “Ma non mi fanno andare meglio a scuola” si lamenta mentre la vediamo, nella scena successiva, criticata aspramente dall'insegnante di francese, che chiude un'interrogazione affermando “E' il nulla assoluto”.

IL PADRE INSEGNA A STELLA A SPARARE
I genitori sono talmente lontani dalla figlia che non capiscono i suoi nuovi interessi e quello che le propongono è ancora la loro visione del mondo. Il padre, uomo violento, le insegna a sparare, la madre (come abbiamo visto in precedenza) ad acquistare abiti ma solo quelli che sono in sintonia con i suoi gusti. La madre accusa il marito di avere un’amante: la loro crisi coniugale comincia a diventare più evidente.

GLADYS VA CASA DI STELLA

Stella è consapevole della differenza tra la sua famiglia e quella dell’amica, ma è contenta perché: “Ho invitato Gladys a casa mia. Ho osato”. Nonostante l’episodio del morso del cane, Gladys apprezza il cibo, la televisione (a casa sua non c’è) e si diverte. Stella è raggiante “Non sono più sola” ammette in voce over, ora nella sua vita c'è una persona con cui condividere tante esperienze.

LE PRIME MESTRUAZIONI
Stella, confusa, confessa all'orecchio alla mamma quanto le è accaduto. La donna lo racconta al marito e agli amici che tributano a Stella un festoso e prolungato applauso. Ancora una volta la mamma non sa relazionarsi con Stella in modo giusto e il mondo del bar prende il sopravvento rivelandosi l'autentica famiglia allargata di Stella.

STELLA SCOPRE LA MAMMA CON L'AMANTE
Mentre il padre guarda la partita con gli amici, Stella scopre casualmente la madre che si scambia inequivocabili effusioni con l'amante. E’ turbata ma non ha reazioni estemporanee. Silenziosa, si siede in collo al padre, alla ricerca di un calore e di un affetto prima d'ora mai richiesti così palesemente. Significativamente, in questa parte della narrazione la voce over della protagonista è assente: le parole sarebbero superflue, inutili. Di notte la vediamo sdraiata per terra vicino al letto dei genitori ma dalla parte del padre.

ESPLODE LA VIOLENZA
Presa in giro per l'ennesima volta dalla solita compagna di classe, Stella prima le si avventa contro durante una partita di basket, quindi, di nuovo provocata, la picchia selvaggiamente in corridoio. E' l'estrema reazione di una ragazzina arrivata al limite della sopportazione che non riesce più a controllare le proprie emozioni e le opprimenti tensioni a cui è sottoposta.

IN VACANZA AL NORD

Nel paese dove vive la nonna, Stella incontra l'amica di sempre, Geneviève, “Un'emarginata. I suoi genitori sono disoccupati e alcolizzati. Ha cinque fratelli e sorelle, una è poliomelitica e l'altra è ritardata mentale.” Anche in questo luogo Stella non riesce a sentirsi integrata: è la "parigina" come dice il padre di Geneviève. Così come a scuola è la ragazza povera, qui al Nord è quella ricca. Significativa è anche la scena dove insieme ad altri amici maschi, vediamo Stella che cerca di accendere, forse, la sua prima sigaretta, poi rifiuta di uscire con uno di loro. Non è questo quello che vuole: non ha bisogno di trasgressioni o di un breve flirt ma di chiarimenti per iniziare a progettare la sua nuova vita.

STELLA CHIEDE SE PUÒ ANDARE A DORMIRE DA GLADYS
La crisi coniugale dei genitori è ormai così profonda che nessuno dei due riesce a dare una risposta precisa alla richiesta della figlia: quella di andare a dormire da Gladys.

ALLA FESTA DI NATALIE
Nonostante non sia stata invitata, Stella va alla festa della compagna di classe Natalie. La protagonista, seduta sul divano, osserva i ragazzi che ballano e si divertono. Poi la regista inquadra in soggettiva il suo sguardo: quello verso i coetanei e quello rivolta alla madre della festeggiata che porta alla figlia la torta di compleanno. Chiusa nel bagno, medita: “Certo che qui non c'entro proprio niente”.  Più che una presa di coscienza, è la conferma di una verità, ma Stella sente sempre più la necessità di dare risposte alla sua voglia di cambiamento. Finalmente torna tra i coetanei e accetta l'invito di un ragazzo a ballare, sulle note di Ti amo di Umberto Tozzi.

IL COMMENTO DEL DIPINTO
A scuola hanno dato a Stella il compito di commentare un celebre dipinto, un autoritratto con cane di Gustave Courbet.  La ragazza, aiutata da Alain Bernard, si lancia in una interpretazione tanto fantasiosa quanto acuta che l'indomani, in classe, suscita l'interesse dell'insegnante. Incoraggiata dal docente, Stella dice che il dipinto le fa venire in mente proprio l'amico Alain Bernard, che è suo amico perché, dice, “è gentile”. “Ma siamo tutti gentili” controbatte l'insegnante. “No. Non sempre” puntualizza la ragazza. Quello della gentilezza e delle dolcezza verso i bambini e i ragazzi è uno dei temi del film.  Stella ha bisogno di parole dolci, di attenzione, di essere ascoltata e non soltanto rimproverata, sia in famiglia che a scuola.

STELLA È INNAMORATA

Stella segue il ragazzo che l'ha fatta ballare alla festa di Natalie, sulle note della canzone Ti amo di Tozzi. Poi la vediamo disegnare dei cuori su un quaderno dove scrive il nome Eric e in voce over confessa: “Per la prima volta in vita mia sono innamorata”. Seduta ad un tavolo del bar fa i compiti e non vuole giocare con Alain Bernard, l’unico che ha intuito l’evoluzione della ragazzina. La scena, infatti, si chiude con la battuta dell’uomo: “Mi mancherai”.

LA PRESA DI COSCIENZA DI STELLA
Stella comincia a ottenere buoni risultati a scuola. Mentre sta percorrendo il corridoio dell'istituto, pensa: “Più vado avanti e più mi rendo conto che non devo farmi bocciare. Anche se dico che me ne frego, so bene che questa scuola è un'occasione da prendere o lasciare”.

STELLA CONSOLA LA MADRE

In cucina la madre piange e si lamenta con Stella della sua vita e del marito, che confessa di non sopportare più. Anziché essere i genitori ad ascoltare ed eventualmente a consolare la figlia, è lei, ancora una bambina, a dover sorreggere le loro fragilità. 

NELLA TANA DEL LUPO
Il pittore ospite della pensione di famiglia invita Stella nella sua camera con la promessa di un regalo. Ne approfitta per sedersi accanto a lei, l’abbraccia ed inizia ad accarezzarla. Quando Stella capisce le vere intenzioni dell'uomo scappa. Più tardi getterà via, con gesto simbolico, tutti i dipinti che  le aveva regalato.

E STELLA PRESE IL FUCILE

Stella afferra il fucile del padre e minaccia, offendendolo, l'amate della madre, poi gli intima di andarsene. L'uomo si allontana. Interviene il padre, che toglie dalle mani della figlia il fucile. A consolare Stella è il giovane barista che lavora con i suoi genitori.

E VENNE IL GIORNO DEGLI SCRUTINI
In montaggio alternato vediamo da una parte le immagini di Stella che si aggira in un centro commerciale, dall'altra gli insegnanti danno inizio al suo scrutinio. Tra i docenti è presente anche Gladys, in veste di rappresentante di classe. Stella cammina lungo una strada all'aperto. Gli insegnanti continuano ad analizzare la sua situazione, parlano delle difficoltà iniziali della ragazza in parte superate, parlano dell'ambiente diverso da cui proviene l'alunna, c'è chi è convinto che debba essere bocciata, altri la difendono sulla base dei progressi ottenuti nel tempo, sul fatto che è tenace e che ha mostrato capacità di adattamento. Alla fine è l'amica Gladys ad urlare che è stata promossa. Gladys apre una finestra e Stella la oltrepassa, entra nella scuola e questo segna simbolicamente il suo passaggio ad una nuova vita. Telefona alla madre e la informa della sua promozione. La donna trattiene a stento le lacrime e si congratula con la figlia, il padre mostra uno scarso entusiasmo.

PAURA DEL BUIO
La sera  Stella fa una confessione all'amica, premettendo che quello che sta per dirle è una cosa molto stupida: “Io ho paura del buio”. Allorché l'amica le chiede  se vuole che riaccenda la luce, Stella risponde con un emblematico: “No, mi devo abituare. In realtà ho paura di tutto”. “Ma di che?” domanda l'amica. Stella: “Di tutto sempre, preferisco non parlarne. D'accordo?”. “D'accordo” risponde Gladys.
Questo dialogo sottolinea come la vera amicizia è basata sul rispetto dell'altro e non necessariamente sulla condivisione totale di tutto. Gladys rispetta la decisione dell'amica di non dirle le motivazioni delle sue paure.  Nello stesso tempo, il film circoscrive un altro tema importante, quello della paura, di come i bambini all'inizio dell'adolescenza provino un senso indefinito di paura. Legittimo e naturale, ovviamente accresciuto in Stella dalla particolarità della sua storia e situazione. Poco dopo le due amiche si prendono teneramente per mano in un gesto di grande vicinanza, solidarietà ed affetto: in altre parole di vera amicizia. Lo schermo  (a stacco) val nero e torna la voce over di Stella: “Grazie Gladys. E se questa scuola è la mia occasione, credo che la coglierò”.

I TITOLI DI CODA
Anche i titoli di coda ricoprono un interessante risvolto narrativo. Le immagini di Stella e Geneviève che giocano in giardino, sulle note di una canzone cantata dalla stessa regista, pongono alcuni interrogativi e lasciano “aperto” il finale. Le due ragazzine sono in costume da bagno per cui la scena si svolge durante l’estate, Stella ha superato una prova importante ma Geneviève? Che ne sarà di lei? Avrà una chance come è successo all’amica? Riuscirà a cambiare un futuro che sembra già scritto? E come lei tanti altri adolescenti hanno questa possibilità?
Il tono della ripresa ricorda quello dei filmati amatoriali e l’illusione cinematografica viene “interrotta” con le gocce d’acqua che vanno a finire sull’obbiettivo della macchina da presa.

SPUNTI DI RIFLESSIONE

La graduale trasformazione di un adolescente attraverso un personale percorso di crescita e di ricerca di identità; la capacità di mettersi in discussione anche da giovanissimi; i riflessi e le conseguenze sui figli dei problemi di coppia del genitori; la lettura e la scuola come mezzi di emancipazione e  strumenti per comprendere meglio il mondo che ci circonda, i nostri desideri, le nostre  possibilità; la gentilezza e la dolcezza come modalità comunicative fondamentale per rivolgersi ai più piccoli; l'amicizia come valore umano e formativo imprescindibile; la capacità di “uscire” e liberarsi da situazioni educativamente pericolose.


SYLVIE VERHEYDE
Già nota in patria per i suoi cortometraggi - “Entre chiens et loups” (Prix Canal + al Festival di Clermont- Ferrand 1992) e “La Maison verte” (Gran Premio della giuria a Nancy nel 1993) - Sylvie Verheyde ha poi scritto e diretto il suo primo lungometraggio, “Un frère”, presentato al 50° Festival di Cannes nella sezione “Cinémas en France”, vincitore del Premio Cyril Collard nel 1998 e del César per la Migliore Promessa Femminile ad Emma de Caunes. Nel 2000, realizza il suo secondo lungometraggio, “Princesses”, con Emma de Caunes e Jean- Hugues Anglade. Nel 2001 per la televisione scrive e dirige “Un amour de femme”, per il ciclo “Combat de femmes”, per M6 e nel 2007 “Sang froid”, una fiction per ARTE con Benjamin Biolay e Laura Smet (premio per la Miglior Regia al Festival de la Rochelle 2007). “Stella” è il suo terzo lungometraggio per il cinema.
Dal pressbook del film

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